Antonio Palmiero

IN QUESTO MONDO LIQUIDO…

IN QUESTO MONDO LIQUIDO_AntonioPalmiero

PREMESSA

Quanto seguirà è tratto dalla mia Newsletter del 1° maggio 2025 inviata a coloro i quali sono iscritti (per chi fosse interessato a riceverla, occorre compilare il modulo, estremamente semplice, che trovate nel mio sito Internet antoniopalmiero.it in fondo ad ogni pagina) e che ogni primo del mese invio loro su temi di attualità. Questo tema, però, reputo non sia il solito argomento che, come spesso capita, ha la durata e l’interesse pari alla notizia quotidiana che dura il tempo di quel giorno e poi si getta assieme al giornale cartaceo o digitale che la riporta.

Credo che questa tematica, per l’impatto che potrebbe avere sul tessuto sociale, valga la pena di venir conservata per valutarne gli effetti nel tempo e a distanza di tempo, appunto. Riporto, quindi, integralmente l’articolo da me redatto, chiedendo venia ai miei affezionati lettori che avranno già avuto modo di leggerlo nella Newsletter citata.

Per gli altri, buona lettura.

DALLA MIA NEWSLETTER DEL 1° MAGGIO 2025

<<Carissimi Lettori,

                             è di questi giorni la sentenza della Suprema Corte di Cassazione relativa alla diatriba sulla dicitura “genitori” o “padre” e “madre” sul documento di identità, ossia la Carta d’identità elettronica. Ma leggiamo quanto riportato sul quotidiano “Domani”, di area centro-sinistra, fondato da Carlo De Benedetti:

“La Suprema Corte rigetta il ricorso del Governo Meloni e conferma la dicitura “genitori”, al posto di “padre” e “madre” sulla Carta d’identità elettronica. La decisione dopo la richiesta di una coppia di donne ai giudici di ottenere sui documenti del figlio la corretta indicazione e non “padre” per una delle due madri. L’atto voluto da Matteo Salvini nel 2019 e difeso da Giorgia Meloni risulta: «Irragionevole e discriminatorio». «Questa la seconda sentenza che smentisce il governo nel giro di pochi giorni», fanno sapere le associazioni Lgbt a Domani”

Questa la sentenza:

«La dicitura “padre” / “madre” sulla carta d’identità elettronica è discriminatoria», si legge nella sentenza n. 9216 che respinge il ricorso presentato dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e conferma la decisione della Corte d’Appello, secondo cui la dicitura “padre” / “madre” «non rappresenta tutti i nuclei familiari e i loro legittimi rapporti di filiazione. L’indicazione corretta è dunque «genitore».

A noi/voi il commento: il mio, scritto e pubblico; il vostro, personale e riservato, ma del quale mi farebbe piacere poter leggere, a mia volta, la relativa opinione, almeno da alcuni di coloro che ricevono regolarmente la mia Newsletter mensile. Sempre nella massima libertà di volerlo fare o meno.

Comprendo di voler affrontare un tema piuttosto “scivoloso” (se no non avrei titolato il presente articolo “liquido”…) e che tocca non solo aspetti prettamente giuridici, ma soprattutto sociali, morali e religiosi, oltre che politici. Premesso che non sono prevenuto aprioristicamente circa i legami affettivi di natura omosessuale, che quindi non giudico e men che meno condanno, benché esulino dalla mia forma mentis in relazione alla famiglia tradizionale e alla mia cultura cristianamente intesa, in Matteo19,4-5 si legge:

“4 Ed egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: 5 Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola?”

dove mi sembra inequivocabile ed esplicito il riferimento ad una unione costituita tra due persone di sesso differente – li creò maschio e femmina – quindi parla di una unione eterosessuale e inoltre il versetto evangelico prosegue senza dubbi interpretativi: “…Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre…” e non i loro “genitori” (magari “1 e 2” o “A e B”…) anche se un padre e una madre sono genitori in quanto, etimologicamente, la parola “genitore” significa: <<dal latino genĭtor, derivazione di genĭtus participio passato di gignĕre ossia “generare“>> come riportato dal Wikidizionario che, come “sinonimi” di genitore, utilizza i termini di “padre e madre”, quindi coloro i quali hanno generato i propri figli, maschio o femmina, che si uniranno rispettivamente con una femmina e un maschio per la perpetuazione della specie umana (tralasciando le modalità e le tecniche di concepimento assistito, che comunque prevedono sempre la presenza di due gameti: uno spermatozoo maschile e un ovulo o ovocita femminile).

Aggiungo che nei Dieci Comandamenti e più precisamente il 4°, così recita: ”Onora il padre e la madre” e non “Onora i genitori”, giusto per onestà documentale anche se ciò, per chi non è di fede cristiano-cattolica, poco importa. A loro.

Dunque? Abbiamo risolto l’arcano etimologico e potremmo chiudere qui la diatriba. O no?

Il punto diventa invece motivo di scontro ideologico dove una minoranza – mi riferisco all’area LGBTQIA+ e a quella dell’associazione Famiglie Arcobaleno – pretende il rispetto dei propri diritti travalicando il concetto che una maggioranza eterosessuale debba rinunciare ai propri…

Quindi per non “offendere” o “discriminare” una minoranza, nel rispetto del “politically correct” (altra ipocrisia ideologica… mi torna alla mente il non festeggiare il S. Natale cristiano nella scuola perchè c’è 1 mussulmano in 1 classe…), la maggioranza si deve inchinare a questo nuovo volere e potere in barba ai propri diritti che vanno tacitati perché se espressi si poteva rischiare (se fosse passato il ddl Zan (https://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg18/attachments/documento_evento_procedura_commissione/files/000/394/401/Alessandro_FIORE_-_Pro_Vita_Famiglia_2_.pdf) anche qualche denuncia penale, ma grazie a Dio, almeno per me, il ddl Zan, non è diventato legge.

Forte, però, questa cosa…

In generale, in una democrazia, la maggioranza ha sempre ragione, ma in questi casi vale il contrario…

Poi ognuno può e deve avere la propria opinione sacra e inviolabile, ma permettetemi di riportare un estratto del link qui indicato che specificherebbe i vari “generi” classificati secondo l’attuale andazzo e che, sinceramente, mi genera un po’ di confusione su un qualcosa che sino a ieri, era praticamente una delle poche certezze: l’essere maschio o femmina.

Ma leggiamo:

La lista dei generi possibili (e, conseguentemente, delle identità di genere) è, peraltro, estremamente variegata, anche secondo fonti “autorevoli”: l’Istituto Superiore di Sanità e l’UNAR ci informano – attraverso il portale istituzionale Infotrans.it – che esistono gli Agender, i Cisgender, i Demigender, i Desister, i Genderquestioning, i Genderfluid («persone la cui identità di genere fluttua tra i generi variando a seconda del momento o di altre circostanze»), i Genderqueer, i Two Spirit, i GNC (genere non conforme) e i TGNC, i Pangender (che vivono «in una molteplicità di generi simultanea»). Ci sono anche i “Bigender”, a proposito dei quali apprendiamo che «Il genere può essere stabile e la persona sente di appartenere a due generi contemporaneamente oppure il genere può essere fluido e la persona può sentirsi, per esempio, in alternanza, a volte donna e a volte uomo». Non mancano nemmeno i “Trigender” (come i Bigender, ma «le identità di genere con cui la persona si identifica in tal caso sono tre»)”.

Ecco, forse sono un po’ all’antica, un “boomer”, ma confesso che se oggi incontrassi uno/a di queste “variabili” la prima domanda sarebbe non: “Come ti chiami?” ma: “Sei maschio – perdonatemi la “volgarità” – cioè hai il “pisello” o sei femmina, cioè hai la “patatina”?” non per nulla, ma non volendo discriminare l’altro – geneticamente “XY” – o l’altra – geneticamente “XX” – vorrei tutelare il mio geneticamente “XY” prima di tentare qualsiasi approccio di natura sessuale…

Perdonatemi la provocazione in chiave ironica – non si offendano tutta quella serie di lettere maiuscole o minuscole e segni matematici assemblati tra loro oltre alle associazioni multicolori (“arcobaleno”, segno anche di unione tra Cielo e terra di biblica memoria post-diluvio universale e con un bellissimo significato di riappacificazione) – ma faccio veramente fatica a concepire quanto sopra virgolettato.

Ripeto: se due uomini o due donne sentono prevalere in loro un orientamento omosessuale, non sarò certo io, e nemmeno il Papa – ora ex… – (si legga a tal proposito a pag. 316 – 317 e 318 del libro LIFE la storia di Papa Francesco Ed. HarperCollinsItalia ciò che scriveva e pensava in merito Sua Santità), ad additarli ed escluderli dal consesso sociale, ma la questione relativa alla genitorialità e al fatto di dover togliere il termine “padre” e “madre” per non “discriminare” le coppie gay, mi sembra una questione di ideologica lana caprina.

Non per ribadire il concetto, ma che ora si voglia far passare, implicitamente, per naturale una realtà omosessuale e “diversa” la natura eterosessuale, ecco mi sembra che, se riesce a creare qualche perplessità in un adulto, immaginiamoci gli effetti su un bimbo che cresca in una cultura così “fluida” con il rischio reale di una crisi di identità sessuale al suo albore e del suo successivo orientamento.

Che poi sia solo una questione giuridica e politica da dissertare attorno ad un tavolo, ben venga, ma, paradossalmente e volendo esagerare, mi immagino lo “sconcerto” e la “vergogna” di un genitore, padre o madre che esso sia, sentirsi chiamare dal proprio figlio “papà” o “mamma” in pubblico e non “genitore” (per le critiche che potrebbero nascere da qualcuno lì vicino, seduto accanto e di quelle aree su indicate…).

Come il potere delle parole riesca a far degenerare i principi inviolabili della natura e non solo! Mah…

Mi torna alla mente un uso politico particolare delle parole e del significato strumentalizzato delle stesse: “Operazione Speciale” non “guerra”… ma questo è un altro argomento (per chi ne avesse voglia e tempo, veda il mio Blog https://www.antoniopalmiero.it/operazione-speciale/).

Credo che per questa Newsletter, possa bastare così.

Auguri futuri giovani papà e mamma, ehm… “genitori”! >>.

CONCLUSIONE

Ognuno tiri, poi, le proprie conclusioni. Personalmente penso di averle espresse chiaramente, seppur nel rispetto delle diverse opinioni in merito su questo tema. Nessun moralismo e preconcetto aprioristico, nessun insulto o aggressione né verbale e men che meno fisica, ma chiedo altrettanto rispetto per chi la pensi differentemente e si dissoci dalle opinioni/convinzioni di questa area variegata e “colorata”.

Con affetto, Vostro Antonio.

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