Antonio Palmiero

La Speranza è l’ultima a morire…

LA SPERANZA è l'ultima a morire...

PREMESSA

Normalmente quando scrivo un articolo, una Newsletter, un blog parto da un titolo e ne elaboro la tematica, un po’ come quando si andava a scuola e veniva assegnato il componimento da svolgere. Ebbene, questa volta partirò al contrario: scriverò ciò che sento il desiderio di comunicare e solo al termine troverò il titolo che più rappresenterà ciò che ho redatto. Siete d’accordo con questa differente impostazione? A voi, come sempre, la possibilità di esprimere la vostra opinione ad una scontata condizione: prima, però, leggete il blog…

N.d.A.: ovviamente voi leggerete immediatamente il titolo che, per motivi editoriali, non potrei non scrivere.

ANALISI

È da qualche tempo che osservando i fatti che avvengono nella nostra società, a livello di talk show, di dibattiti televisivi di natura politica, o pseudo tali, o la situazione economica a livello globale tra guerre e crisi ambientali, ed ascoltando o leggendo anche quanto detto e scritto sui social, rimango sempre più sconcertato di come la realtà, a diverso titolo e ai differenti livelli di comando, venga strumentalizzata e la “verità” tirata di qui e di là a seconda della propria ed esclusiva convenienza, indipendentemente da ciò che un comportamento di questo genere possa comportare per la collettività globalmente intesa.

Un profondo senso di sconforto sembra voler prendere il sopravvento a tante buone intenzioni animate dal più grande ottimismo possibile relativamente alle tante e non conosciute, quando non tacitate, belle iniziative che ogni giorno cercano di portare un filo di speranza anche nelle situazioni oggettivamente più difficili.

CONSIDERAZIONI

Partiamo dalla politica, si fa per dire, perché di questa nobile parola che, in semplice, dovrebbe essere quell’arte tramite la quale interessarsi del bene comune, vediamo come diventi il campo primo di ogni battaglia sociale, di scontro, ma non nell’interesse del bene comune, ripeto, ma del proprio ed esclusivo tornaconto.

Non voglio entrare nel merito di ogni singola situazione perché il rischio di diventare logorroici sarebbe troppo alto, ma mi limito ad una considerazione di fondo che penso possa dare la misura di quanto sto dicendo: il rapporto Governo/opposizione che, base di ogni democrazia, dovrebbe generare un equilibrio sociale limitando disparità e sperequazioni che l’Oxford Languages definisce come: “Mancanza di uniformità ed equità nella ripartizione, spec. in senso economico, finanziario e sindacale”… appunto, come non detto.

Una sana opposizione, non quella accozzaglia che vediamo ogni giorno nei telegiornali, dovrebbe monitorare l’azione del Governo e laddove rilevasse comportamenti e/o azioni ritenute lesive per l’interesse della nazione, intervenire proponendo soluzioni alternative migliorative e, giustamente, lottare democraticamente per contrastare ciò che ritiene possa essere sbagliato, non ben funzionante (vedi la sanità pubblica…), ma anche approvare e sostenere quelle scelte che oggettivamente vanno nel verso giusto, sempre nel superiore interesse del progresso comune.

E invece cosa succede? Una aggressione verbale continua nel tentativo di screditare chi governa (non certo infallibile, ma pur sempre eletto dai cittadini a fronte di una opposizione precedentemente al governo, mai votata… e non votata quando ci sono state le elezioni politiche) anche a fronte di dati ufficiali ISTAT positivi per livelli occupazionali o altro, o di altri istituti di rating internazionali (Moody’s, Standard & Poor’s (S&P) e Fitch Ratings) che una volta tanto danno una valutazione positiva sotto il profilo economico del nostro Paese, e sappiamo che questi istituti non ci hanno mai regalato nulla né ci hanno mai trattati con i guanti gialli…

E sappiamo anche quale riflesso economico-finanziario, in termini di fiducia e sostegno del debito pubblico nazionale, significhi questo tipo di riconoscimento internazionale: l’acquisto dei nostri Titoli di Stato da parte di investitori esteri che danno credito alla solvibilità del nostro Paese.

Lo Spread – detto anche “differenziale”, senza voler entrare in una dissertazione in materia finanziaria, sappiamo essere la differenza tra i rendimenti fra due Titoli di Stato, normalmente quelli dell’Italia e della Germania a dieci anni, di solito i BTP (Buoni Tesoro Poliennali) – non è mai stato così basso, con benefici effetti sugli interessi che lo Stato deve pagare sul debito pubblico, ma anche questo deve essere criticato negativamente dall’opposizione.

Vorrei fare una precisazione: qui non si tratta di essere di centro destra/destra o centrosinistra/sinistra ma, da cittadini, di avere un minimo di oggettività nel riconoscere una cosa giusta/positiva da una sbagliata/negativa.

Detto questo, il tentativo di contrastare ogni singola iniziativa governativa, l’andare contro per principio ad ogni cosa che viene proposta da chi governa, mi sembra lesionista per la nostra nazione. Per chi deve far fronte alle mille problematiche che la complessità di uno Stato civile presenta, non è cosa né semplice né immediata soprattutto non avendo le disponibilità economiche degli Emirati arabi e l’aver a che fare ogni giorno con una opposizione che rema contro tutto e contro tutti, di certo non aiuta.

A distruggere ci vuole un attimo, a costruire o, peggio, a ricostruire sulle “macerie” è ancor più difficile, lungo ed oneroso. Lo vediamo nelle nostre famiglie… immaginiamoci in una società dove ogni progetto pianificato e programmato può saltare da un momento all’altro a causa, per esempio, di una calamità naturale che non solo paralizza quell’attività implementata, ma distoglie risorse umane ed economiche da quel progetto iniziale per far fronte ad una emergenza. E nonostante tutto si procede per realizzare ciò che dai banchi dell’opposizione si tifa perché fallisca, qualsiasi essa sia.

Speculare anche su questi aspetti è quanto mai squallido e, tra le altre, controproducente anche per chi attua tale strategia politica di discredito: nella quasi totalità dei casi si ha un effetto boomerang e le prossime elezioni, al termine naturale di questo Governo, con buona pace dell’opposizione, sarà la cartina di tornasole.

Quando in una società si semina odio ideologico, lotta verso il nemico, non l’avversario, politico, i risultati di tale operazione li si possono poi riscontrare nel quotidiano disagio e violenza che si materializzano, violenza utilizzata in modo strumentale per far cadere chi sta governando col solo fine di andare al potere per “risolvere”, con potente demagogia, i problemi che la precedente maggioranza, appena fatta cadere, non è stata in grado di affrontare o risolvere grazie anche alla loro opposizione su tutto e contro tutti, lamentandosi sin da subito che un loro successivo fallimento, una volta insidiatisi al potere, dipenderebbe da chi li ha preceduti, mentre i risultati positivi sarebbero frutto solo della loro capacità, non già del lavoro fatto da c’era prima…

Capite che in un clima di questa natura non si va da nessuna parte.

Che ci siano più problemi che soluzioni o mezzi per risolverli è un dato di fatto, ma che nessuno abbia la bacchetta magica è un altro assioma.

Leggevo da qualche parte, riferendosi alla sinistra del PD, del Movimento 5 Stelle e compagnia cantando, che questa “coalizione” è veramente sfortunata: ora che sono all’opposizione hanno tutte le soluzioni pronte all’uso ma che, sfortunatamente, quando erano loro al governo, non le avevano…  Praticamente una barzelletta.

Mi rendo conto che l’argomento che ho approcciato mi porterebbe a scrivere più un trattato, almeno per la sua vastità, che un semplice articolo di costume (spesso “malcostume”…). Ma su questo specifico tema vorrei concludere, si fa per dire, con una considerazione: se a fronte di ogni azione di governo, invece di fare il “gioco della torre” e cioè cercare di buttar giù chi vi è sopra per sostituirvisi,  si facesse “gioco di squadra” cioè si cercasse di collaborare per il bene dei cittadini, loro compresi, vincendo quell’insano e deleterio morbo del potere, del comando per il comando, mentre le persone che sono sotto quella torre guardano e soffrono, non si starebbe meglio tutti e molti conflitti si risolverebbero sul nascere?

So che qualcuno mi taccerà di ingenuità, ma non è questo il punto. Sono abbastanza cresciuto per non comprendere le logiche malsane del potere, ma visto che siamo tutti sulla stessa barca, non possiamo autolesionisticamente fregarcene di questa imbarcazione lasciandola andare alla deriva, adducendo che tanto non è la propria, singolarmente intesi. Se va a fondo, affoghiamo tutti!

Dicevo, in esordio, qual senso di sconforto ci assale guardando come sta andando il mondo e senza voler scadere nella solita retorica, forse che quello di cui si parlava negli anni passati in senso di timori per il futuro circa la tenuta del sistema collettivo, della pace, della giustizia sociale, della perdita dei diritti sindacali, ecc. non si sta forse materializzando se non lo è già materializzato?

La carenza di personale sanitario, e non solo; la denatalità; il degrado sociale e la maleducazione imperante; una giustizia spesso ingiusta e non applicata che genera insicurezza e violenza per “autodifesa” – visto il depotenziamento della Forza pubblica intimorita ad intervenire per non vedersi poi sul banco degli imputati laddove generasse delle lesioni a qualche delinquente (che poi chiederebbe anche il rimborso dei danni: “oltre al danno, la beffa”, appunto!) – ecc. sono segni visibili e palpabili che creano anche allarme sociale e sfiducia nelle istituzioni.

E non esiste governo che tenga se i valori su cui è stata costituita questa società vengono sistematicamente minati alla base, screditandoli, distruggendoli senza proporre qualcosa di meglio in loro sostituzione. Vediamo sui social quanta porcheria distraente viene scientificamente veicolata verso i più giovani, sia sotto il profilo morale, non moralistico, sia culturale (oggi vanno tutti a scuola, e ci sono sempre più ignoranti diplomati e – ahimè! – laureati!) dove i giovani crescono nell’illusione indotta che tutto sia dovuto senza una loro partecipazione e/o un loro impegno personale.

La fatica da doversi sobbarcare per apprendere (sapere e saper fare) sembra una bestemmia! Giovani che né studiano né lavorano, ma soprattutto non cercano nemmeno una occupazione, sulle spalle di chi vivono? Sulla “paghetta” (a 25/30 anni?) del papà o sulla pensione dei nonni, sin che vivono? Giovani che cercano lavoro ma che la prima cosa che chiedono sono quando possono fare le ferie, a che ora termina la giornata lavorativa, a quanti “metri” di distanza da casa devono andare a lavorare…

Un tempo, almeno, si chiedeva per prima cosa – forse sbagliato anche questo – qual era lo stipendio, non se si doveva lavorare anche il sabato!

Emerge un senso di precarietà, anche sotto il profilo dell’informazione, di tutte queste fake news che circolano e che senza un filtro culturale idoneo a comprendere e discriminare ciò che è vero da ciò che non lo è, genera un disorientamento soprattutto nei giovani che risultano più esposti e meno capaci di difendersi. Che società liquida ed evanescente stiamo costruendo? Invece di criticare aprioristicamente questo ministro o quel dicastero e promuovere una scuola “liberi tutti”, perché non ci impegniamo sì per una scuola, ad esempio, accessibile a tutti, ma dove si pretenda impegno e buona volontà di apprendimento, con la fatica che lo studio inevitabilmente comporta, non il semplice frequentare per essere promossi, alla faccia del merito…

I lavori faticosi, “manuali” vengono considerati meno nobili di quelli di concetto – e questo è un retaggio della vecchia cultura – motivo per cui mancano gli artigiani nei diversi ambiti e per farti riparare un rubinetto che perde devi chiedere un intervento al tuo Santo Protettore, anche perché la stragrande maggioranza della gioventù ha come modelli cantanti, calciatori, influenzer che guadagnano cifre stratosferiche senza doversi poi impegnare troppo… Un disco fortunato, una stagione di concerti e, probabilmente, a venti-venticinque anni possono vivere di rendita con quello che hanno guadagnato e che un normale lavoratore non accumulerà in tutta la sua vita lavorativa! Pur al lordo dei contributi…

Ma possiamo pensare di migliorare la nostra società su queste basi? Poi ovviamente e grazie a Dio esiste una minoranza valida che ci permette di guardare al futuro con un minimo di speranza in più, ma non sarà un caso se raggiunto un grado di istruzione e/o professionalità maggiore, costoro lasciano la nostra povera Italia e cercano all’estero ciò che una politica ottusa e di solo contrasto impedisce loro di realizzarsi in patria, rallentando ogni sviluppo economico e progresso sociale. E i migliori portano all’estero le proprie capacità (la famosa “fuga dei cervelli”…) facendo crescere quel paese estero che ben volentieri fa loro ponti d’oro. Per poi richiamarli in patria a caro prezzo…

COMCLUSIONE

Mi devo far violenza e fermarmi qui, ma molti altri sarebbero i temi che mi farebbe piacere sviluppare ed approfondire con voi lettori e mi farebbe altresì piacere trovare i vostri commenti, le vostre opinioni scritte in fondo a questo od altri blog che potete trovare al termine di ogni articolo che redigo su questa pagina.

Ah, dimenticavo, ma allora che titolo ho deciso di dare a questo blog? Sincerità per sincerità? Sarei contento se me lo proponeste voi, ma per necessità redazionali, come anticipato nella N.d.A., uno lo devo pur scegliere. Quale? Questo: “La speranza è l’ultima a morire…” visto che siamo, casualmente, nell’Anno Santo, nel Giubileo della… Speranza.

Con affetto, Vostro Antonio.

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