Antonio Palmiero

Ma Gesù è realmente presente nella nostra vita?

Ma Gesù è realmente presente nella nostra vita

PREMESSA

In una società sempre più scristianizzata, sempre più laicizzata nel senso di orientata non verso, ma contro ogni forma di religiosità, di sacralità, in una realtà dove non ci si vergogna più di bestemmiare o di mostrarsi nudi in pubblico (vedi gay pride…) mentre ci si vergogna a farsi un segno di croce davanti ad una chiesa, in prossimità di un cimitero, a recitare un S. Rosario o semplicemente a tenere in mano una corona del Rosario, non per esibizionismo controcorrente, ma come segno devozionale; in una società in cui, ripeto, ci si vergogna a farsi un segno di croce in un ristorante prima di un pranzo o di una cena, mentre non si esiterebbe ad usare una gergalità da “scaricatori di porto” – come si diceva una volta – sempre in un pubblico ambiente o dove il “gentil” sesso fa a gara nell’imbarbarirsi e volgarizzarsi per competere col sesso “forte”, per raggiungere la parità…

…mi domando: ma per chi è di fede cristiano-cattolica, di fronte a quanto appena citato e di fronte a quel degrado morale a cui stiamo assistendo e verso cui stiamo continuamente procedendo, come una sfera posta su un piano inclinato, senza più freni inibitori, non è lecito si sollevi il dubbio se il Signore sia realmente presente nella nostra vita e, per estensione, in questo mondo?

In che senso? mi starete chiedendo… Seguitemi.

ANALISI

Consentitemi una semplice nota prima di introdurci in questo tema: circa la “scristianizzazione” e la “laicizzazione” della nostra società, un segno, anche piccolo se volete e forse pure poco significativo, è rappresentato, per esempio, dalle agende e dai calendari “laici”: il nome dei Santi è… scomparso. Ohps! Ma questo sarebbe il meno, se non scomnparissero anche dai nostri cuori… così come è sempre meno frequente scambiarsi gli auguri di “buon onomastico” e qui si rischia anche di dimenticarsi della persona che porta quel nome…

Vorrei subito sgombrare il campo da una impostazione moralistica o “bacchettona” della realtà in cui vivo e viviamo tutti, ma, al tempo stesso, nemmeno nascondere la testa sotto la sabbia a mo’ di struzzo, uniformando la mia forma mentis, omologandola a questo modus vivendi che son convinto non accettato dai più, ma che appare, invece, come il nuovo “mood”, lo stato d’animo comune e condiviso di questo andazzo.

Sono pienamente convinto che la quasi totale maggioranza della popolazione, numericamente intesa, non condivida questi pseudo-valori che vengono propugnati a gran voce, urlando nelle piazze questo vento di “libertà”, come se mostrare le natiche in una piazza o lungo una via percorsa stando sopra il rimorchio di un cammion o di un carro allegorico (e che “umane decorazioni”!) sia segno di detta libertà…

Ma come sempre capita, fa più rumore un albero che nella foresta amazzonica cade, che non tutta la crescita silenziosa della vegetazione attorno. Così accade anche ai nostri giorni dove una minoranza (benché rappresentante il 9% della popolazione italiana che si definisce  LGBT+ rispetto al 91% della restante popolazione) urlante e sbraitante sembra voler esprimere e rappresentare la totalità della comunità!

Presunzione delle presunzioni, ma anche colpevolezza della maggioranza silente che, non dico dovrebbe fare analoghe contromanifestazioni mostrando altrettante natiche o i genitali, ma dovrebbe anche farsi vedere/sentire manifestando e chiarendo che non è come vogliono farci credere, e cioè che tutti condividano le loro opinioni, i loro cosiddetti “valori”, ma che siamo un popolo di cristiani e cattolici, purtroppo tiepidi…

Sull’essere “tiepidi” anche il Signore ha una posizione chiara: nell’Apocalisse 3, 14-16 così dice:

 “14 All’angelo della Chiesa di Laodicèa scrivi: Così parla l’Amen, il Testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio: 15 Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! 16 Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca”. 

Da Internet, traggo la seguente considerazione:

“Papa Leone XIV, nei suoi discorsi e riflessioni, ha più volte affrontato il tema della tiepidezza spirituale, invitando i fedeli a non accontentarsi di una fede superficiale o abitudinaria, ma a vivere una fede viva e impegnata. Egli ha sottolineato che la tiepidezza è un pericolo per la Chiesa e per la vita spirituale dei singoli, poiché porta a una mancanza di entusiasmo, di passione e di autentico impegno nel seguire Cristo.”

E ancora:

“Papa Leone XIV, dunque, invita a superare la tiepidezza con un rinnovato entusiasmo spirituale, con una fede autentica e profonda, e con un impegno concreto nel seguire Cristo e testimoniare il Vangelo nel mondo. Egli sottolinea l’importanza di essere “caldi” e non “tiepidi” nella fede, come raccomanda l’Apocalisse (Ap 3,16)”.  

Appunto…

Si dice anche che “chi tace acconsente” e, estendendo questo concetto al C.C.C. (Catechismo della Chiesa Cattolica), circa il peccare in “pensieri, parole, opere ed omissioni” (n° 1853 C.C.C.: “…si possono distinguere in peccati spirituali e carnali, o ancora in peccati di pensiero, di parola, di azione e di omissione”.) vediamo che anche il non agire è peccato, religiosamente parlando, e talvolta anche colpevolmente perseguibile, sotto il profilo laico. Pensiamo, ad esempio nel Codice della Strada, al reato di “Omissione di soccorso”…

Quindi anche chi è cristiano, anzi a maggior ragione, non può passivamente accettare questo degrado morale verso cui, con tesi puramente ideologiche e farlocche (vedi la filosofia del gender – Dio ce ne scampi e liberi!) sostenuta da una sinistra che non sa più dove girarsi per rifarsi una verginità politica, ormai compromessa e destinata a fallire più passano gli anni, con parlamentari che sostengono questa ed altre congetture senza capo né coda, ma con la chiara intenzione anticristica e anticlericale, Papa compreso.

Scusate, ma quando entro in conflitto con queste tematiche, rischio di perdere il controllo, perché tale e tanta è la mia ripugnanza verso queste teorie dissacranti e amorali, anzi immorali. Giusto per chiarezza (a voi, poi, scegliere il termine più confacente):

“La principale differenza tra “immorale” e “amorale” risiede nel loro rapporto con la morale. Immorale implica una violazione attiva di norme e principi morali, mentre amorale indica una mancanza di consapevolezza o interesse verso la morale stessa, ovvero un’assenza di giudizio morale, secondo la Treccani:

Immorale

  • Si riferisce a comportamenti, azioni o persone che sono apertamente contrari alla morale accettata. 
  • Implica una consapevolezza del bene e del male, ma una scelta attiva di agire in modo scorretto. 

Amorale

  • Indica una mancanza di senso morale, una neutralità rispetto alle questioni etiche.
  • Non implica una scelta attiva contro la morale, ma piuttosto una mancanza di considerazione di essa.

In sintesi, l’immorale sceglie attivamente di violare la morale, mentre l’amorale non la considera affatto.” 

RIFLESSIONI

Andando oltre le questioni di natura linguistica e semantica, per tornare al titolo di questo Blog, spesso ci chiediamo: “Ma Signore Gesù, dove sei andato a finire?”.

La domanda è lecita, anche per altre situazioni di ulteriore gravità materiale (guerre recenti e mai finite… dall’Ucraina al conflitto israeliano-palestinese, e a tutte le altre mediaticamente ignorate) ma la risposta è meno scontata e interroga ognuno di noi, almeno di coloro che si professano “credenti”: ma quanto e quando ci/vi ricordiamo/ate del Signore?

Perché a lamentarci quando le cose non vanno nel verso giusto o, soprattutto, quando le cose storte ci toccano in prima persona, allora sentiamo bruciarci la pelle e reagiamo, il più delle volte accusando l’inerzia, la “omissione” da parte del Signore, un Gesù un po’ assente, un po’ troppo lassù e poco presente quaggiù…

E dentro di noi quanto spazio gli diamo nella quotidianità? Sin che le cose vanno bene beh, tutto sommato, non sentiamo questa esigenza così prioritaria: quattro preghiere in croce (non la Sua…) rapide e concise, un segno della croce altrettanto rapido e fatto anche male, sotto le coperte – d’inverno – o il lenzuolo – d’estate – e… buonanotte!

Ma appena le cose iniziano a non andare secondo le nostre aspettative, ecco che la prima reazione è quella non di chiedere, magari, perdono al Signore per essere stati così lontani (noi da Lui, non Lui da noi…) e chiedergli di aiutarci impegnandoci, da parte nostra, a cambiare modo di porci nei Suoi confronti, ma Lo accusiamo “tout court” di ogni colpa e responsabilità!

Domandiamoci: ma noi oggettivamente, quanto sentiamo, se la sentiamo, la Sua vicinanza nella nostra vita? O siamo diventati così superficiali, indolenti spiritualmente che manco ci poniamo nella condizione di interrogarci in merito?

Perché, vedete, se non ricominciamo a prendere coscienza che questo mondo sta andando a rotoli sempre più velocemente, anche sotto il profilo ambientale, vedi il cambiamento climatico in primis, ma anche l’inquinamento generalizzato e globale, grazie alla voracità di pochi “signori” di questa terra e non ci affidiamo al vero Signore di questa Terra, Cristo il Re dell’Universo, le cose non potranno che andare sempre peggio.

Ora, non è che dobbiamo stare solo fermi con le mani giunte ma, come dice il proverbio, “Aiutati che il Ciel ti aiuta”! Tradotto: datti una mossa, fai la tua parte con impegno e fede e affida il risultato a Lui!

Nella mia vita sia personale che professionale, non potete immaginare quante volte ho potuto sentire la Sua presenza concreta in situazioni che per me, quale essere umano, erano impossibili da risolvere, casi in cui la loro non soluzione avrebbe potuto comportarmi delle conseguenze estremamente gravi!

Per chi lo vorrà, suggerisco di leggere il libro da me redatto e pubblicato su Amazon. Qui di seguito il testo:

Ma fate mente locale alla vostra singola realtà e provate a pensare a quando, in situazioni particolari, magari disperate, vi siete rivolti al Signore con quella umiltà, forse unita a disperazione, ma con altrettanta sincerità, chiedendogli di essere aiutati confidando in Lui (qui la parola “magica” è: Fede!) e avete visto verificarsi ciò che desideravate ma che vi sembrava ormai impossibile ottenere!

Permettetemi una parentesi. A proposito del libro da me redatto <<Solo casualità o “Progetto” – Accadimenti particolari di una comune esistenza>> nella sua stesura, oltre a riportare quei fatti “strani” accadutimi personalmente o a membri della mia famiglia, ho raccolto una serie di testimonianze da parte di conoscenti in tal numero che, giocoforza, li ho dovuti poi necessariamente limitare nel riportarli nero su bianco perché, credetemi, il rischio di scrivere una “trilogia” sarebbe stata sin riduttiva come espressione!

Infatti, più rendevo partecipi le persone di quanto accadutomi e quanto ottenuto – normalmente dopo una preghiera costante e continua, una novena, una supplica, ecc. – nonché l’intenzione di scrivere un libro che raccogliesse questi “fatti” e più costoro si aprivano con me, certi di non essere presi per “contaballe” o per visionari “fuori di testa”, narrandomi ciò che di “strano” era successo loro!

Perché, vedete, ancora una volta, viviamo nella contraddizione più bieca: se alcune persone devono raccontare un fatto esoterico frutto di una seduta spiritica, magari realizzata con una setta satanica (poi qualcuno mi dovrebbe spiegare perché questi “atei” non credono in Dio, ma nel diavolo sì… misteri!), allora quasi si fanno belli a parlare di occultismo e satanismo e, costoro, si esaltano dimostrando conoscenze approfondite in materia.

Differentemente, chi deve dare testimonianza di una grazia ricevuta dopo essersi rivolto ad un Santo, alla intercessione di Maria, Madre di Dio – la “Onnipotente per grazia”, cioè per concessione di Dio – con una preghiera o un rito devozionale, ecco che se ne vergogna, sfoderando una timidezza imbarazzante, o, peggio, attribuisce al “caso” l’ottenimento di ciò per cui ha pregato ed è stato esaudito (chissà se, poi, di fronte a questo atteggiamento, il Padre eterno non si sia pentito di averlo fatto…).

CONCLUSIONE

Come spesso mi capita, al termine dei miei blog, mi pongo una domanda: sarò riuscito a sviluppare il tema con chiarezza comprensibile e, soprattutto, sarò riuscito a rispondere al quesito riportato nel titolo?

La domanda sorge spontanea” (come avrebbe detto il buon Lubrano nella sua trasmissione televisiva “Mi manda Lubrano”, poi diventata “Mi manda RAI 3” – per chi ha i capelli bianchi ricorderà sia il personaggio televisivo che la sua celebre frase) perché la complessità e delicatezza, al tempo stesso, dell’argomento si presta a innumerevoli considerazioni e successivi sviluppi che rischierebbero di far perdere il filo del discorso facendo disperdere anche il più attento lettore.

Del resto, lo scopo di questi blog non è quello di essere esaustivi (e su tematiche di questa natura, senza peccare di presunzione, chi lo potrebbe mai essere?) ma piuttosto di stimolare una riflessione interiore, introspettiva e/o – sarebbe bellissimo – aprire un “forum”, un dialogo, un dibattito, in cui ognuno potrebbe portare la propria opinione e/o esperienza vissuta.

Ringraziandovi per l’attenzione, con affetto vi saluto.

Vostro Antonio

P.S.: Quest’ultima riflessione mi ha stimolato un’idea: sarei felice di poter annoverare, a piè di questo articolo, le vostre testimonianze (magari usando o chiedendomi di usare uno pseudonimo per motivi di privacy) circa eventuali situazioni in cui avete sentito l’intervento del Signore in una specifica circostanza con la sola preghiera di essere sinceri e onesti nel raccontarmi quanto accadutovi, per evitare di riportare storie inventate, per il rispetto del lettore, non avendo la possibilità di verificarle e non conoscendovi personalmente, nel qual caso non ci sarebbe bisogno di alcuna verifica. Mi rivolgo ai lettori credenti: facciamo sentire la nostra voce, ringraziando il Cielo di vivere in una Nazione che ancora ce lo consente… Grazie.

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3 risposte

  1. Mi piace leggere parole di tanta fede, raramente professata con tanta franchezza oggi giorno.
    Grazie Antonio..

  2. Cara Shara, grazie a te per l’apprezzamento. Mi auguro che anche altri lettori possano trarre dalla lettura di questo articolo altrettanta piacevolezza. Credo faccia bene poter riscontrare che non si sia gli unici a condividere analoghi sentimenti e convinzioni in questa virtù teologale. Il coraggio della fede richiede testimonianza… testimoniata. Con affetto, Antonio.

  3. Riporto un commento che una conoscente, non più giovanissima e fermamente “analogica”, mi ha inviato per WhatsApp – il massimo per lei in ambito “digitale” – con queste parole che scrivo testualmente:
    “Per me, per noi, Gesù è un familiare costantemente presente, e non solo per il gran bel quadro per cui si fa ricordare ogni volta che lo “incrociamo” in casa, ma perchè la nostra è una fede sentita e vissuta con preghiere quotidiane”. Angelina.

    Grazie Angelina per la tua bellissima (e forse unica, oggi come oggi…) testimonianza: fede antica e radicata in un mondo in cui si sono smarrite fede, devozione e pratica orante… Con affetto, Antonio.

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