Antonio Palmiero

2024: Anno Nuovo… Vita Vecchia?

15 DIC 2023 - POST PER BLOG_AntonioPalmiero

Innanzitutto… Auguri!

Sì, desidero iniziare questo articolo con l’auspicio per un nuovo anno – il 2024 – che possa essere migliore di quello appena trascorso, un augurio rivolto a tutti ma, in particolare, consentitemelo, ai miei affezionati lettori e, nello specifico, a chi ha anche la pazienza di leggermi e qualche volta di scrivere le proprie opinioni in merito a ciò che redigo nella speranza di incontrare sempre il vostro interesse nei temi che propongo.

PARENTESI

Apro e chiudo una brevissima parentesi: cerco, come detto, di trovare sempre argomenti che possano coinvolgere un più largo pubblico di lettori, ma non è così facile e/o scontato il riuscirci. L’invito che col nuovo anno vi rivolgo è quello di propormi voi delle tematiche di vostro interesse affinché ciò che vado redigendo possa soddisfare le vostre aspettative.  Ovviamente non essendo un “tuttologo” selezionerò quegli argomenti dei quali ho una minima competenza per non correre il rischio di scrivere banalità…

Che ve ne pare? Se siete d’accordo, in fondo ad ogni articolo che pubblico nel mio blog due volte al mese – normalmente a metà e fine mese – troverete uno spazio dove potermi scrivere. Sarò lieto di rispondervi pubblicamente o, laddove riteneste opportuno, anche privatamente se mi lascerete la vostra e-mail (a tutela della privacy, se mi specificherete che quell’indirizzo di posta elettronica dovrà essere tenuto riservato, prima di pubblicare l’eventuale proposta, lo toglierò e di conseguenza non verrà reso pubblico. Ok?).

PREMESSA: MA COS’È UN “BLOG”?

Permettetemi una precisazione di natura semantica. Nel parlare comune, alcune parole hanno assunto un significato diverso dal loro originale in quanto l’uso ne ha, in un certo senso, modificato il senso proprio, iniziale. Dico questo perché anch’io, talvolta, utilizzo il termine “blog” nel senso di “articolo scritto” mentre la sua corretta definizione – dal dizionario online Oxford Language – è: “Sito web personale concepito principalmente come contenitore di testo (per es. come diario o come organo di informazione indipendente), aggiornabile dal singolo utente in tempo reale grazie ad apposito software”.

Perdonate la divagazione, ma penso sia importante, quando si scrive, essere il più precisi possibile e come “blogger” ne sento la responsabilità. È per questo motivo che, in esordio, ho fatto una precisazione circa il dover selezionare eventuali proposte su cui argomentare onde evitare il rischio di scrivere cose scontate.

INTRODUZIONE: “2024: Anno Nuovo… Vita Vecchia?

Ed ora proviamo ad entrare nel merito del nostro titolo – nel tema di questo “blog”- che, forse, è una di quelle affermazioni, nella sua versione originale (“Anno nuovo, vita nuova!”), tra le  più “scontate” in assoluto quando termina un anno solare e ne inizia uno nuovo. Che gli auguri e i migliori auspici siano d’obbligo nella nostra cultura, ma direi in tutto il mondo, aldilà di festeggiarlo tutti nella stessa data a seconda del calendario che la tradizione di quel popolo segue, non possiamo non affermarlo, ma circa questa espressione, quanto risulta vera o meglio ancora, quanti di noi possono sostenere il contrario?

Mi domando: quanto dura l’euforia o la convinzione, il buon proposito, di dare una svolta alla nostra vita con lo scoccare della mezzanotte che chiude il trascorso anno per dare il via a quello appena nato?

Se facessimo un bilancio di ciò che ci eravamo prefissi all’inizio dell’anno scorso, al suo principiare, e facessimo un consuntivo di quanti di quei propositi siamo riusciti a portare a termine o semplicemente a implementare, almeno per buona parte dell’anno, penso che dovremmo ridurre in maggiore o minore misura percentuale quegli obiettivi che volevamo perseguire… È o non è così? Siate sinceri…

RIFLESSIONE

Ma perché trattare un argomento che per certi aspetti potrebbe suonare sin retorico? La frase da me modificata volutamente e un po’ provocatoriamente, mira a far riflettere su come la natura umana parta con tanto entusiasmo il che, se analizziamo l’etimologia della parola “entusiasmo” (che dal greco significa “En” <<in>> e “Theos” <<Dio>>) non sarebbe nulla male, ma poi di fronte alle prime difficoltà tende a frenare, a diminuire le pretese, ad accontentarsi: è sempre difficile uscire dalla propria area di comfort – la cosiddetta “comfort zone”… –

Ricordo come, da ragazzo, mi prefiggevo una serie di obiettivi da raggiungere nel nuovo anno in ambito scolastico (magari un voto più alto in una determinata materia di studio, vedi per es. la matematica) o nello sport (migliorare una performance in una tra le varie discipline praticate, come quella di sollevare un bilanciere più pesante o effettuare un numero maggiore di piegamenti sulle braccia, ecc.) e via così.

La verità? In modo inversamente proporzionale, più crescevo in età e più diminuivano i “buoni propositi”…  Perché? Perché mi rendevo conto di come le oggettive difficoltà aumentavano, e qui in modo direttamente proporzionale, alla pretesa sempre più alta di raggiungere mete sempre più ambiziose. Qualcuno potrà sorridere e giustificare nella giovane età questi desideri un po’ infantili, ma se ci pensiamo un attimo, analoga situazione si ripropone ad ognuno di noi nell’arco della nostra vita, probabilmente in campi e situazioni differenti, ma con analogo risultato: o quello di riuscire a perseguire il nostro obiettivo o rinunciarci.

Questo accade nella maggior parte degli esseri umani dove la fatica al miglioramento anche e “semplicemente” dei nostri limiti caratteriali ci pone in chiaro affanno: vorremmo, pur in buona fede, modificare un nostro modo di porci verso il proprio coniuge, dedicandogli più attenzione; evitare di reagire in modo eccessivo con i figli, perdendo la pazienza che avremmo voluto controllare; dimostrare maggiore impegno in ambito professionale, ricadendo subito dopo nella nostra tranquilla routine, ecc. ecc.

Era tradizione, tuttora conservata in molte parti del sud Italia, l’ultimo giorno dell’anno, buttare fuori dalla finestra degli oggetti vecchi (piatti spaiati di un servizio di piatti trentennale; un vaso di terracotta sbeccato sino, addirittura, ad elettrodomestici quali frigoriferi, lavatrici… con evidenti rischi per chi poteva – imprudentemente – passare sotto quella finestra…!) come a voler simboleggiare un cambio di marcia, un gettar via l’anno in fase di chiusura con tutti gli insuccessi, i problemi che l’hanno accompagnato.

Forse l’unica cosa che veniva veramente buttata via era la buona educazione e il senso civico… Ma così era e, spero, sia sempre meno.

Penso, però, che il vero cambiamento, il vero eliminare dovrebbe essere l’uomo “vecchio” (oh, non intendo il nonno o la nonna ancora vivi!) che è dentro di noi, a tutte le età, cioè il nostro modo sbagliato e quanto mai radicato di pensare e di agire conseguentemente.

E se già l’evoluzione tecnologica e digitale ce lo impone, volenti o nolenti – riusciamo ad immaginare oggi una famiglia in cui non ci sia un PC o un indirizzo di posta elettronica? –  il cambiamento a cui faccio riferimento è, ripeto, dentro di noi.

Facciamo mente locale a come la nostra società si sia evoluta dal punto di vista materiale – per es. come infrastrutture e servizi, in senso lato – ma come noi uomini siamo ancora radicati a vecchi retaggi della nostra cultura e del nostro modo di pensare e siamo condizionati dalle stesse convinzioni valide nel secolo scorso ma che segnano il tempo.

Vorrei precisare che non tutto quello che fa parte del passato sia sbagliato e, per contro, tutto il nuovo sia giusto, ma dobbiamo avere la capacità di discriminare tra ciò che val la pena di conservare e ciò che dobbiamo eliminare. Mi viene in mente quando si procede ad un trasloco o ad uno sgombero di un appartamento: la quantità di cose inutili conservate in armadi e cassetti, mai più utilizzate o guardate eppure dure a morire: “Guai a buttarle, perché potrebbero servire!” mi sembra di sentire i miei genitori che, a volte un po’ in modo maniacale, conservavano di tutto di più…

Certo, rispetto ai giovani che non conservano nulla, nemmeno qualche ricordo loro o, divenuti genitori, dei propri figli di quando erano piccoli (un disegno di quando andavano alla scuola materna, un quaderno di scuola delle elementari o un giocattolo di quando erano bambini…) men che meno dei loro genitori, beh un po’ ci lascia amareggiati perché in quegli oggetti c’è la nostra vita, almeno quella trascorsa.

Dall’altra, però, anche il rimanere legati indissolubilmente a quelle cose, non solo simbolicamente rappresentate, ma proprio materialmente intese e non solo a qualche oggetto, ma a tutto ciò che era di proprietà, indica una incapacità a guardare avanti, a staccarsi dalle cose materiali, come se fossero e fossimo eterni…

Ciò che invece dovremmo pensare di modificare, se vogliamo veramente parlare di “Anno nuovo, vita nuova!”, è la nostra forma mentis in quelle parti negative – leggi “difetti” – che la nostra umana natura ben difficilmente riesce a correggere.

Pensiamo solo, per un attimo, come migliorerebbe la qualità di vita nostra e degli altri – familiari, amici, conoscenti, colleghi di lavoro, ecc., in una parola, la società stessa – se ognuno di noi apportasse anche solo parzialmente un cambiamento al modo di relazionarci con la comunità in cui viviamo.

Un pubblico dipendente che dietro lo sportello, invece di “rimbalzarti” da un ufficio all’altro, ti assiste nello svolgimento di una pratica; un autista di un mezzo pubblico che attende il passo di una persona anziana che è in ritardo di qualche metro dalla fermata del bus prima di ripartire; un uomo che perde qualche minuto a indicare una via a chi glielo chiede; un giovane che non si spazientisce a spiegare come utilizzare quella applicazione ad un “over 60” che si “imbrana” col cellulare… e potremmo continuare così con mille altri esempi.

CONCLUSIONE

Dunque? Una “botta” di buonismo pre-natalizio? No, non è nel mio stile, ma un ripensamento sul nostro modo di agire, spesso prima di pensare…, non sarebbe anacronistico e di quell’anno “vecchio”, ripensandoci, imparare a trattenere ciò che ha/è di buono per migliorarlo e ciò che di negativo ha/è, eliminarlo.

Ne trarremmo tutti un beneficio enorme perché, talvolta, la felicità sta nelle piccole cose, in un sorriso, in un gesto caritatevole, tutte cose che probabilmente non ci costerebbero molto, ma avrebbero un grande valore per chi ne fosse oggetto.

Forse che un “grazie!” non sarebbe sufficiente a farci aprire ad un sorriso? Uno “scusa” sufficiente a disinnescare una reazione impulsiva? Un “per favore” ad aprirci ad una disponibilità che potrebbe sorprendere noi stessi?

Vedete come non occorrano grandi cose per proclamare con gioia l’arrivo del “nuovo anno” e di come questo nuovo inizio, questo rispetto per l’altro, potrebbe portare nel mondo un mutamento globale dei rapporti, tra uomini e donne, tra famiglie e famiglie, tra nazioni e nazioni…

Potrebbe sembrare utopistico, ma pensiamo a come un Uomo e 12 Apostoli abbiano cambiato l’esistenza degli esseri umani del loro tempo e come continuino a farlo per il tramite di coloro che hanno aderito al messaggio evangelico della seconda parte del comandamento dell’Amore: “Ama il prossimo tuo come te stesso” che, purtroppo, non sono la totalità degli uomini, ma di quelli che hanno accettato di essere testimoni di questo messaggio di pace.

Cerchiamo di essere anche noi “seminatori di pace” e allora potremo dire senza retorica che “Anno nuovo, vita nuova” non è una frase fatta, ma un proposito da perseguire con tutte le nostre forze!

E allora tanti Auguri per il 2024 & Buona “Vita Nuova”!

Con affetto, vostro Antonio.

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2 risposte

  1. Caro Antonio, le frasi finali del tuo post , mi portano ad una riflessione di fine anno !
    Domani è la prima pagina bianca di un libro di 365 pagine…..(Brad Paisley) !!
    Scriviamola bene tutti, con amore , continueremo così, come ci ha insegnato quell’Uomo con i suoi 12 Apostoli, a migliorare l’esistenza di noi umani, soprattutto se guardiamo oggi a quei paesi dove guerra e barbarie hanno preso il sopravvento.
    La speranza è che questo 2024 ci porti veri “seminatori di pace” per una nuova vita di ogni bene e serenità.
    Con affetto,
    Ty

    1. Carissimo Tony, condivido appieno la tua riflessione e la colgo quale auspicio per il nuovo anno. La lotta tra il bene e il male cesserà il giorno in cui quell’Uomo ricondurrà tutto a sé, ma sino a quel giorno dovremo sempre lottare perché il bene prevalga e i seminatori di zizzania vengano scoperti e i loro piani svelati: a suo tempo saranno giudicati secondo il Suo volere.
      Nel Vangelo di Marco (13,24-30) si legge:
      “24 Un’altra parabola espose loro così: «Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25 Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26 Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania… 30 Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio»”.
      Cerchiamo, da parte nostra, di essere “seminatori di pace” e di essere grano per il mondo: la ricompensa sarà di gran lunga superiore alla lotta che quotidianamente dobbiamo sostenere.
      Con sincero affetto, Antonio.

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