Antonio Palmiero

A proposito di COVID: 2° Parte

DISOMOGENEITA’ INFORMATIVA SUL COVID

Quello che andava sottolineato, in quel periodo, era l’eccessiva e disomogenea informazione scientifica divulgata dai mass media i quali, soprattutto all’inizio, hanno affermato tutto e il contrario di tutto ingenerando non poca confusione e relativa perplessità se non sfiducia (vedi poi il successivo fenomeno dei “no-vax”…) nella gente. Sarebbe stato meglio partire da due affermazioni di fondo relative al Covid e cioè: la prima, che è una forma virale che si presenta in modo differente da quelle sino ad ora conosciute; la seconda, che proprio per questo non si conosce quale potrebbe essere la relativa patogenicità e che quindi si dovrà osservare nel tempo quale sviluppo potrà avere e quali terapie attuare.

Per informazione, dal sito www.inrca.it: “I coronavirus (CoV) sono un’ampia famiglia di virus respiratori che possono causare malattie da lievi a moderate, dal comune raffreddore a sindromi respiratorie come la MERS (sindrome respiratoria mediorientale, Middle East respiratory syndrome) e la SARS (sindrome respiratoria acuta grave, Severe acute respiratory syndrome). Sono chiamati così per le punte a forma di corona che sono presenti sulla loro superficie. I coronavirus sono comuni in molte specie animali (come i cammelli e i pipistrelli) ma in alcuni casi, se pur raramente, possono evolversi e infettare l’uomo per poi diffondersi nella popolazione. Un nuovo coronavirus è un nuovo ceppo di coronavirus che non è stato precedentemente mai identificato nell’uomo. I coronavirus umani conosciuti ad oggi, comuni in tutto il mondo, sono sette, alcuni identificati diversi anni fa (i primi a metà degli anni Sessanta) e alcuni identificati nel nuovo millennio”.

Polmonite

Detto questo, circa la reale origine del virus (“artificiale”? Frutto di manipolazioni genetiche sfuggite dal controllo di un laboratorio di analisi militare? Virus proveniente da un pipistrello poi modificato e nuovamente inoculato e quindi sfuggito al controllo umano? Zoonosi? ecc.) in attesa di scoprirlo – se mai si riuscirà realmente, vista l’omertà del paese illiberale e totalitario da cui è partito – il mondo è corso ai ripari sintetizzando un vaccino a tempi di record.

Infatti, in meno di un anno, è stato messo a punto il vaccino Pfizer e Moderna (a m-Rna) e quello AstraZeneca e J&J (ad Adenovirus) oltre ad altri 200 in via di sperimentazione e validazione. Come è stato possibile? “Semplicemente” unendo lo sforzo della ricerca a livello mondiale da parte dei ricercatori (non “fattucchieri”…) e dei grandi investimenti finanziari messi a disposizione come non mai, prima. Da qui, però, i dubbi, anche leciti, di chi non opera nel settore del farmaco circa la loro sicurezza, oltre che efficacia.

Grazie all’esperienza scientifica acquisita nel campo della biogenetica, bioingegneria, in quella della produzione farmaceutica industriale si è potuto non solo seguire e rispettare le tre fasi (I, II, III) previste dai protocolli internazionali, dalla FDA (statunitense), dall’EMA (europea) e nazionali (AIFA, per l’Italia) ma anche accelerare le prassi burocratiche e i criteri in parallelo (e non seriali) della sperimentazione delle e nelle tre fasi.

Circa poi gli effetti collaterali e i casi di morte attribuibili certamente e senza ombra di dubbio ai vari vaccini (ricordate la polemica su AstraZeneca?) ci sarebbe molto da dire perché la complessità di riuscire ad attribuire una relazione causa-effetto non è così semplice e scontata. Molti sono i fattori che possono intervenire e, tra gli altri, sembrerebbe che alcuni adiuvanti (sostanze utili a potenziare l’efficacia del vaccino e della relativa risposta del nostro sistema immunitario) possano essere stati alla base di alcune trombosi in determinati soggetti, tra l’altro, predisposti…

Tra le tante obiezioni sollevate ai vari vaccini, la più comune e frequente ascoltata nei vari talk show è stata: “Ma cosa ne sappiamo di cosa ci sia dentro a questi vaccini?”. Consentitemi, a questo punto, una parentesi: ne ho sentite di tutti i colori. Dal grafene che ci inietterebbero per “telecomandarci” alla somministrazione di micro/nano chips della tecnologia 5G… Stiamo passando dal pensiero scientifico a quello “magico”…

Perdonate la parentesi…

DOMANDE LECITE E CONGETTURE

Riprendiamo. Se è giusto conoscere ciò che assumiamo, sia farmacologicamente parlando che alimentarmente, mi domando se ogni volta che abbiamo assunto una Tachipirina o un antibiotico o un mix di principi presenti negli integratori alimentari, ci siamo mai posti analoga domanda o, in campo alimentare, se mai abbiamo letto quali porcherie ingeriamo assieme a patatine fritte (chissà che olio hanno utilizzato per friggerle e quante volte l’abbiano riutilizzato nel tempo prima di cambiarlo…) e/o quali effetti avranno nel tempo i conservanti, gli additivi e i coloranti che arricchiscono le varie cibarie confezionate nelle variegate e colorate buste e/o lattine.

Ma sappiamo esattamente cosa contiene e cosa beviamo?

Ma sul vaccino, ah quello no, non ce la danno a bere! Chissà cosa c’è dentro che vogliono iniettarci (vedi sopra…)! Se pensassimo solo come i vaccini e le relative vaccinazioni abbiano contribuito in modo determinante e definitivo a debellare alcune tra le più pericolose patologie infettive, una per tutte quella del vaiolo, non dovremmo avere dubbi sull’efficacia che hanno avuto nella storia del mondo! Ma potremmo parlare della poliomielite, difterite, ecc. Son convinto che se si trovasse il vaccino contro l’HIV, ah beh, quello se lo farebbero inoculare (attenzione a non dimenticare la “o”…) senza problemi.

Non vorrei ricordare male, ma le statistiche parlano di 1 morto su 2,5 milioni di pazienti sottoposti ad AstraZeneca e di 1 su 1 milione per Pfizer: provate ad andare a leggere quanti morti all’anno ha generato e genera tuttora l’uso dell’Aspirina… Tra le altre, adesso, non si parla più di AstraZeneca e dei “tanti” morti che avrebbe mietuto… L’unico addebito che a questa azienda farmaceutica si può attribuire è di non aver mantenuto fede alla produzione dei quantitativi promessi. E’ da dirsi anche, però, che la tecnica produttiva con adenovirus è più lenta che non quella bioingegneristica dei vaccini a m-Rna.

Ma tralasciamo questioni che diventerebbero troppo tecnicistiche.

Torniamo invece a quanto si diceva circa la sicurezza e la minor sperimentazione: credo che se all’esordio, per ovvi motivi, il numero di pazienti volontari su cui si è testato il vaccino era più contenuto, ma sempre un campione valido per gli Enti regolatori internazionali, con l’uso diffuso che ne è stato fatto e ne è seguito, direi che è diventato un “test” su larghissima scala (milioni di persone…) oltretutto in un tempo così breve e contenuto: due anni contro i sei, sette mediamente richiesti normalmente per gli altri farmaci e su numeri inimmaginabili per testare e registrare un qualsiasi farmaco etico.

Adesso che la popolazione italiana è stata maggiormente vaccinata, nelle differenti fasce di età, così come nel resto dei paesi più emancipati dell’Unione Europea, degli Stati Uniti, ecc., ci si domanda come mai questa pandemia non sia ancora stata debellata e quindi che, forse, le tesi “no-vax” non siano del tutto sbagliate, in special modo la tesi che siano i vaccinati stessi a trasmettere e causare le varianti del Covid.

Val la pena ricordare che un virus come questo (forse potenziato per esperimenti militari?) abbia una grande capacità di mutare, probabilmente maggiore rispetto agli altri virus di questa stessa specie. C’è anche da dire che un virus, per sua natura biologica, non può sopravvivere autonomamente, a differenza dei batteri, ma ha bisogno di una cellula ospite dove replicarsi.

In altri termini è come un parassita che necessita di un altro organismo, essere vivente, da parassitare, cioè un “animale” al quale attaccarsi per nutrirsi. Morto l’animale, se il parassita non trova un ulteriore animale da attaccare e a cui attaccarsi, muore di fame. Così per il virus.

Si pensi al virus dell’Ebola che per la velocità con cui porta a morte chi ne è colpito (mediamente il 50% degli infettati!) non riuscendo a trasmettersi ad altri soggetti si autoelimina e le relative epidemie vengono rapidamente a cessare per contenimento/eliminazione dei soggetti contagiati da questo virus tremendo, per mancanza di altri soggetti vivi da infettare.

Quindi, tornando al Covid, maggiore è il numero di persone vaccinate, che rendono meno ospitale il proprio organismo per la sopravvivenza del virus, meno facile sarà per il virus medesimo riuscire a sopravvivere. La famosa protezione di gregge consiste infatti sul concetto che se su dieci persone una non può vaccinarsi per motivi clinici, gli altri nove gli faranno da “scudo” in quanto sarà meno probabile (anche se non in assoluto) che il virus possa infettare efficacemente (avendo il virus stesso una minore carica virale, una concentrazione inferiore) il soggetto vaccinato e che questi possa a sua volta trasmetterlo al non vaccinato.

Sia chiaro che la medicina non è la “matematica”: 1+1 può far 3… E’ questo il caso delle “varianti” cioè di quei virus che trovando nel soggetto vaccinato un sistema anticorpale efficiente, nella stragrande maggioranza dei casi, viene neutralizzato (anticorpi neutralizzanti…), ma qualcuno di questi virus riesce a replicarsi modificandosi per sopravvivere, esprimendo le sue capacità di autodifesa.

Del resto anche i batteri si modificano diventando resistenti agli antibiotici, producendo sostanze (enzimi) che neutralizzano il farmaco antibatterico. E allora cosa facciamo? Ci infettiamo tutti così chi sopravvive vince e gli altri perdono, cioè muoiono? Non è la varicella… Se vogliamo adottare il Covid contro la sovrappopolazione nel mondo, potrebbe essere un’idea, ma attenzione perché potrebbe toccare anche a noi di essere contati tra quelli che non la racconteranno…

IMPLICAZIONI E COSTI SOCIALI

Laddove il soggetto vaccinato dovesse comunque infettarsi e manifestare la patologia, gli studi clinici e la casistica evidenziano che difficilmente arrivano ad essere ricoverati in terapia intensiva. E questo non è poco sia per la salute del paziente, in primis, che potrebbe rischiare la propria vita, sia per la società.

In che senso? Nel senso sia di occupazione dei posti in ospedale nei reparti di rianimazione (che sono indispensabili anche per alcune situazioni post-operatorie o per ricoverare pazienti gravi traumatizzati per incidenti stradali, per disastri ambientali, o per patologie croniche gravi riacutizzate, ecc.) che di costi sociali, sia in termini di spesa sanitaria oltre che del tessuto economico e produttivo ivi compresi quelli dei servizi pubblici.

Costi per ricovero

I dati raccolti e pubblicati su “Quotidianosanità.it” – Quotidiano online di informazione sanitaria -pubblicato l’11 novembre 2021, testimoniano che: “Ogni ricovero Covid in terapia intensiva costa in media 25 mila euro. Vaccinarsi fa anche bene alle casse della sanità pubblica”. Lascio ai matematici i calcoli in ragione del numero di pazienti Covid ricoverati in questi reparti, da quando sono fruibili i vaccini, e di tirare le somme, appunto, o andare a leggere l’articolo citato, troppo lungo da poter essere qui riportato interamente.

E domando: perché dovrebbero essere curati gratuitamente coloro che si ammalano di Covid se non vogliono vaccinarsi? Perché sottrarre posti letti (e denaro pubblico) in questi reparti alle persone “normali” che vi finiscono per altre cause e che magari rischiano la propria vita non trovando posti liberi, ma occupati dai cosiddetti “no-vax”? Si badi bene, nulla di personale, ma una semplice considerazione in termini di principio. Poi la vita umana va sempre tutelata, ma…

Se anche qualche vaccinato anziano con co-morbilità vi dovesse finire dentro, beh lo si dovrà senz’altro curare con spesa a carico del SSN, ma un “no-vax” che per sua convinzione, spesso solo ideologica, dovesse venir lì ricoverato, non reputo giusto che venga curato a spese della collettività. Mi verrebbe da dire: “Chi è causa del proprio male, pianga sé stesso”. E se un automobilista, dopo un incidente stradale, dovesse morire perché quel posto letto è occupato da un “no-vax” e per lui non si trova posto nell’emergenza, cosa fa? Crepa?

Tralasciando le idiozie del nuovo “medioevo” (del tipo già accennato: “ti iniettano i micro-chip – che in questo periodo non si trovano manco per le auto – per controllarti” come se con tutti i dispositivi digitali – cellulari, Alexa, ecc. – già non lo facciano…) possibile che l’essere umano sia così idiota e contradditorio contemporaneamente?

Chi non ha il vaccino (Africa, America Latina, India, ecc.) lo vorrebbe e non ricevendolo muoiono migliaia di persone. Chi ne dispone lo rifiuta (grazie a Dio una minoranza), si ammala e mette in crisi il sistema Paese.

Capisco che l’imbecillità non abbia limiti e confini, ma mi sembra che se i nostri politici avessero un po’ più di “palle”, lo renderebbero obbligatorio (fatti salvi i soggetti che non possono vaccinarsi per motivi clinici conclamati): del resto il Green Pass non era una forma “subliminale” di obbligo alla vaccinazione? Poi si dovrebbero studiare i modi e i controlli necessari per renderlo attualizzabile, ma credo che volere sia potere. Sia chiaro: nessuno vuol obbligare nessuno per il gusto di imporre una volontà superiore… ma nel rispetto della libertà di tutti, anch’io pretendo di godere della maggior sicurezza e tutela sanitaria possibile. Pretendo troppo?

L’ideale sarebbe la consapevolezza che l’unica arma a disposizione attualmente, farmacologicamente parlando, è il vaccino e che può aiutare non solo a prevenire l’infezione ma anche a stroncare più velocemente possibile la pandemia stessa. Ma quando la salute pubblica è messa a repentaglio da persone ignoranti (e mi spiace se ne annoverino anche tra il personale sanitario…) allora il bene collettivo assume carattere di priorità e si deve agire per tutelarlo in tutti i modi.

Circa detto personale, medici, infermieri, operatori del settore in senso lato, se non d’accordo, a mio giudizio andrebbero non solo rimossi dall’incarico ricoperto, ma, a mio personale parere, ripeto, anche radiati dall’albo di appartenenza, se esistente, perché sono potenzialmente nella condizione di poter contagiare, con il loro ruolo, i pazienti che dovrebbero curare, oltre a dare il pessimo esempio all’intera popolazione e insinuare dubbi sulla validità delle scoperte scientifiche e della ricerca ufficiale in tal senso. E spesso è una minoranza ma che fa più rumore di tutta la restante maggioranza. Poi comprendo che a fronte di una carenza di personale sanitario in senso lato , dai medici agli infermieri, ecc. si debba far “Buon riso a cattiva sorte” o, se preferite, “Di necessità, virtù”, ma questo è un altro capitolo delle storture del nostro Paese che meriterebbe un approfondimento tutto suo circa la capacità di pianificazione avuta, o meglio, non avuta a suo tempo.

Se la scienza ufficiale viene accettata per mille altre questioni legate alla salute e alla miglior qualità di vita, come mai su questo vaccino si trova tanta opposizione? Tra l’altro, tutti gli altri tipi, antiinfluenzale stagionale compreso, vengono eseguiti senza motivo di opposizione… Forse varrebbe la pena a questi medici far loro ripetere il corso di studi e far sostenere nuovamente i relativi esami: che si fossero persi qualche spiegazione in merito o fossero latori di qualche specifica lacuna, almeno in campo immunologico?

CONCLUSIONE

In conclusione, oltre a stigmatizzare questa forma mentis nonchè i comportamenti violenti assunti nelle manifestazioni, non accetto l’aggressività e l’arroganza dei “no-vax” che vorrebbero attribuire a coloro che son favorevoli alla vaccinazione anti-Covid, paradossale, anche la responsabilità della diffusione del virus e delle sue varianti. A questo punto i vaccinati sarebbero anche “untori”…

Virus

Un’ultima considerazione.

Ognuno può avere le proprie convinzioni, ma il negare l’evidenza è veramente drammatico, ancor più della malattia stessa. “No-vax”, o meglio, “ex no-vax”, leader di questa corrente, ricoverati in terapia intensiva, usciti totalmente cambiati da quella esperienza tra la vita e la morte, che testimoniano la loro errata precedente posizione, non vengono ascoltati dai loro “adepti”, ma esclusi da questa corrente di pensiero.

Valga il detto: “Non c’è bisogno di alcun miracolo per chi crede, così come non c’è miracolo che serva per chi non vuol credere” che tradotto e adattato suona così: “Non c’è testimonianza o prova che serva per convincere chi vuol rimanere ostinatamente ancorato alla propria posizione” e allora c’è l’inferno (come testimoniato al TG da un “ex no-vax” piacentino, Marco Marchesin – con la testa dentro il “casco” – con le sue testuali parole: “Vaccinatevi… è un inferno!”).

Poche parole a buon intenditore.

Con affetto, Antonio

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