Definizione
In matematica “un’equazione è una uguaglianza tra due espressioni soddisfatta solo per particolari valori delle variabili (o incognite) che compaiono in essa”: chiarissimo, soprattutto per chi ama la materia come il diavolo e l’acqua santa…
Semplifichiamo: per essere una uguaglianza (vedi il segno di =) ciò che sta alla sinistra dell’uguale, alla fine dei conteggi, deve essere uguale a ciò che sta a destra. Già meglio…
Ma non è mia intenzione tenere una lezione di matematica anche perché, confesso, pur riuscendo, a scuola, a cavarmela anche in questa disciplina, devo ammettere che non l’ho mai amata. Infatti preferisco scrivere che fare i conti, anche se questi, per vivere, bisogna sempre farli quadrare.
Detto ciò, questa breve ed apparente divagazione dal tema del presente articolo, in realtà pone a confronto due valori e una domanda che, in questa dissertazione, vorrebbe trovar risposta.
Che dite, riusciremo a trovare la soluzione “giusta”, “corretta”?
Sì, “giusta”, intesa non solo come “esatta”, e “corretta”, intesa però anche nella sua accezione di “correzione”.
Uhm… forse era meglio, veramente, risolvere un’equazione con i numeri, perché qui mi sembra che il discorso si vada complicando: spesso le medesime parole, con i loro diversi significati che nel contesto di una frase o di un pensiero vanno assumendo, risultano più complesse da comprendere che non l’applicazione di regole fisse che la matematica ci insegna.
Amore=Libertà?
Vediamo allora di analizzare i due termini messi a confronto e vedere se effettivamente siano tra loro analoghi o antitetici risultando parte di una soluzione impossibile. Ciò perché, aldilà delle battute, del giro di parole per rendere l’argomento più piacevole, il problema non è di secondaria importanza nel rapporto tra due persone che si dichiarano il proprio amore, né semplice da risolvere in quanto occorre equilibrio e sensibilità da parte di entrambi i “termini” in gioco.

Spesso la passione che accende il sentimento tra due innamorati, tanto forte quanto fragile allo stesso tempo, è il desiderio di “possedere” l’altro, fisicamente, almeno all’inizio, quando ancora è predominante l’attrazione reciproca, per poi trasformarsi in una forma di possessione meno “nobile”: quella del dominare l’altro limitandone la libertà, sia fisica che psicologica.
E qui saremmo già arrivati all’epilogo della discussione, ma noi vogliamo cercare di capire se ciò è una conclusione inevitabile o piuttosto e in che misura l’amore e la libertà reciproca possano convivere in una relazione di coppia.
Oh, vorrei chiarire subito che per “amore = libertà” non intendo “amore libero”, cioè che ognuno dei due faccia quello che vuole in tutti i sensi indipendentemente dal desiderio dell’altro, e non solo in quello prettamente sessuale. Esperienze e modelli di amore libero ne abbiamo già avuti in passato – per chi ha i capelli bianchi o li ha persi, mi riferisco all’epoca della rivoluzione sociale, politica e sessuale del ’68 – con l’istituzione delle “Comuni”, ecc.
No, qui intendo quel rispetto della libertà individuale che deve essere sempre alla base dei rapporti umani, siano essi di semplice amicizia che di natura più intima. Questo perché concedere, riconoscere il diritto ad esercitare la propria libertà nelle scelte della vita equivale ad aver fiducia del e nell’altro partner: in difetto, subentrerebbe un rapporto alterato basato sul sospetto, sulla diffidenza e, Dio ce ne scampi e liberi, sulla gelosia, ma una gelosia non naturale, fisiologica, diciamo così, dettata dal timore di perdere la persona amata, ma quella fobica che diventa irrazionalità e che può sfociare in violenza fisica e morale.
La cronaca nera riporta, con sempre maggior frequenza, casi di omicidi, soprattutto al femminile (gli ormai tristemente noti femminicidi), da parte di uomini, ex-mariti, compagni, fidanzati che non accettando la fine di una relazione, passano a vie di fatto sino ad uccidere colei che dichiaravano di amare e, talvolta, togliendosi poi loro stessi la propria vita: un omicidio-suicidio… Paradossale e, al tempo stesso, drammatico!
E vediamo cosa accade in quei paesi e in quelle culture dove l’assoluta mancanza di libertà sia verso la propria popolazione e, in particolare, verso la donna sia livello sociale che familiare, porti ad atti di violenza estrema: l’imposizione di regole legate a ideologie religiose integraliste, mentalità ataviche, degenerano sino agli efferati delitti perpetrati addirittura sui propri figli e, ancora una volta, soprattutto se non esclusivamente, figlie.
L’equazione tra “incognite” e “costanti”
Il tema che stiamo trattando si presta a tante interpretazioni e sviluppi. Qui, nel nostro caso, non si tratta però di una questione relativa alla parità uomo-donna, di emancipazione sociale o di diritti rispettati o negati, quanto piuttosto di valutare come l’“equazione” possa reggere ed essere soddisfatta dalla comunione tra i due valori o se le “incognite” risultino maggiori delle “costanti” rendendo irrisolvibile l’operazione.
Sì, a volte, il linguaggio matematico si presta all’italiano o, forse, è vero il contrario. Di fatto non si può prescindere dalla considerazione che dove non c’è il rispetto della libertà, l’amore diventa costrizione, negazione, impedimento, possessività tutti elementi che mal si coniugano col suo significato più autentico.
A mio avviso la relazione tra due coniugi, fidanzati, conviventi, ecc. diventerebbe una situazione asfissiante laddove l’amore fosse l’espressione di un puro egoismo che mal si addice al rapporto affettivo, spesso basato anche sul sacrificio per l’altro, ma volontario, sentito per il bene superiore del proprio uomo, della propria donna, non un obbligo imposto.
Libertà, ripeto, non vuol dire fare ciò che si vuole indipendentemente dalla volontà dell’altro, ma condivisione di uno stesso sentire, il trovare il giusto compromesso laddove le posizioni o i timori possono inficiare una certezza o innescare un dubbio.
La poesia dell’autore libanese Kahlil Gibran “Il matrimonio” nell’ultima sua strofa così recita:
“Datevi il cuore, ma l’uno non sia in custodia dell’altro.
Poiché solo la mano della Vita può contenere entrambi i cuori.
E restate uniti, benché non troppo vicini insieme,
poiché le colonne del tempio restano tra loro distanti,
e la quercia e il cipresso non crescono l’una all’ombra dell’altro”.
Penso che esprima al meglio quanto la libertà, all’interno di una relazione, sia una delle due colonne che caratterizza il rapporto di amore in una coppia. E l’altra colonna? Per la “proprietà riflessiva” se A=B, anche B=A, quindi se accettiamo l’uguaglianza che Libertà=Amore e viceversa, la seconda colonna è proprio l’Amore.
Siamo dunque pervenuti alla soluzione?
Beh credo, per una volta, pur senza voler assolutizzare, di poter affermare in modo positivo e senza il timore di essere smentito che se tra questi due termini sussiste equilibrio, senza dubbio l’equazione, l’uguaglianza, può dirsi soddisfatta ma, come appena detto, la condizione necessaria e sufficiente è che sussista equilibrio e, lasciatemelo aggiungere, anche maturità nella coppia.
Perché aggiungo il termine “maturità” all’“equilibrio”? Perché come in tutte le equazioni che si rispettino, esistono le incognite (altrimenti, matematicamente parlando, non sarebbe più un’equazione…) e nel rapporto a due, esiste sempre l’“incognita” di una terza o di una quarta persona che potrebbe far sì che quella libertà reciprocamente concessa possa diventare un’occasione per approfittarne… allora i conti non tornano più e 1+1 potrebbe fare 3 o 4…

Quante “x” o “y” sussistono nel rapporto di coppia e quante volte situazioni e fattori esterni fanno sì che esse, nella lunga vita matrimoniale e/o comunque di convivenza, non coincidano creando “dis-equazioni”!
“Drin… Drin…” la campanella è suonata, la “lezione di matematica” finisce qui, ma mi auguro che questa breve riflessione su detto tema possa far riflettere sull’opportunità di correggere per tempo i comportamenti reciproci affinchè, prima di consegnare l’esercizio, il risultato sia “corretto” (il comportamento…) e la “maestra” (la vita…) non ci dia un brutto voto col rischio di una bocciatura (rottura del rapporto affettivo…) senza appello, a parte quello in… tribunale!
Riflettete bene, quindi, prima di consegnare…
Con affetto, Antonio
2 risposte
Anche se ho il diploma in Ragioneria, mi servirebbe rispolverare un po’ gli argomenti/regole circa equazioni, incognite, radici quadrate etc.etc.
Amore= Libertà sarebbe l’equazione perfetta, sovente però tra 2 persone si fa strada con prepotenza il diritto di “proprietà”/”possesso” dell’altro, che manda in frantumi i principi fondamentali che legano un rapporto di coppia, con tristi ed imprevedibili conseguenze.
Auguriamoci che almeno le nuove generazioni sappiano affrontare e, scavalcare, disequazioni o incognite varie che dovessero presentarsi nel loro cammino.
Il rispetto reciproco delle proprie scelte , qualunque sia la causa , deve essere un “ingrediente” indispensabile , come il lievito nella torta.
Mariagrazia
Cara Mariagrazia, quanto affermi è sacrosanto! Purtroppo quel “lievito” non sempre è presente all’interno delle coppie o, quantomeno, occorre il giusto tempo perchè possa fermentare e far sviluppare armoniosamente l'”impasto”. Fuor di metafora, penso che il rispetto per le scelte, l’uno dell’altra, reciprocamente inteso, sia alla base di ogni relazione che si intende portare avanti pur necessitando anche di altri ingredienti: spirito di adattamento, pazienza, complicità, condivisione di obiettivi comuni, capacità di ascolto… Sì, per rimanere in tema culinario, quella torta è un bel mix di ingredienti, ognuno calibrato nella giusta dose, nè di più nè di meno e cioè, come si usa dire e scrivere al termine delle ricette, Q.B. (Quanto Basta)…
Antonio