PREMESSA
La domanda è rivolta al lettore, ma in realtà è una domanda che io rivolgo personalmente non solo ad ognuno di voi – ai quali invito a dare una propria risposta interiormente e, se desiderato, anche pubblicamente lasciando un commento nello spazio a ciò dedicato, in fondo al blog – ma anche e soprattutto a me stesso esprimendo la mia opinione che qui desidero condividere con chi avrà il piacere di leggermi.
Scopo di questo articolo non è certo il racconto della nascita vita e morte di quell’Uomo che i testi sacri ci presentano nei quattro Vangeli, i tre sinottici – degli evangelisti Matteo, Marco e Luca – e in quello di Giovanni, quanto piuttosto di ciò che ha rappresentato e rappresenta per me, nella mia esistenza, e cosa sento in me soffermandomi a pensare a Lui,
guardando la riproduzione della sua Sua immagine, leggendo una pagina di Vangelo o ascoltandone un commento in chiesa nella S. Messa al momento dell’omelia o in una catechesi, oggi fruibile anche sui social in senso lato.
QUOTIDIANITÀ ED ESPERIENZE
Sin da bambino sono stato educato ai valori della religione cristiano-cattolica alla quale devo la mia formazione di uomo adulto. È chiaro che il racconto e la descrizione della seconda persona della Trinità, Gesù Cristo, ha assunto per me, in rapporto all’età e allo sviluppo intellettivo durante la mia crescita, un differente spessore derivante da una più approfondita conoscenza storica e spirituale.
Come anticipato nella premessa non è mio scopo descrivere Gesù dal punto di vista storico e teologico, compito che lascio volentieri a figure professionali ben più competenti, titolate e preparate per un compito di tale portata – uno per tutti fu il Papa emerito Benedetto XVI, uno tra i massimi teologi della Chiesa di Roma, con i suoi libri sulla figura di Gesù – ma esprimere cosa sento, cosa provo per Lui.
Spesso, nell’età infantile, l’immagine che avevo di Gesù era quella di un personaggio – più che una “persona” – dai “poteri speciali”, quasi un “super eroe” che non definivo così solo per rispetto nei Suoi riguardi e per timore di offenderlo o, meglio, di essere “castigato” per questa mancanza di rispetto.
Del resto, da bambino, ciò che colpisce l’immaginario è “l’effetto speciale” – leggi il “miracolo” – che Gesù faceva guarendo i malati più difficili – i lebbrosi, il cieco nato, i sordomuti, gli storpi, i paralitici, ecc. – liberando gli indemoniati dalla presenza del demonio nei loro corpi e resuscitando i morti (Lazzaro per antonomasia, ma anche altri quali, per esempio, la figlia di Giairo, uno dei capi della sinagoga, ecc.) motivo per cui la fantasia ne viene impressionata con il desiderio di “essere” come Lui o, in alternativa, poterlo avere a disposizione come amico a cui rivolgersi per ottenere tali “vantaggi” in caso di necessità.
Tutto sommato, benché con una differente maturità, oggi come oggi, ma al vero sin da adolescente, ho sempre visto Gesù come quella figura alla quale rivolgermi in caso di bisogno, sia spirituale che materiale, ovviamente non inteso come il “mago” che con la sua bacchetta magica risolveva i miei problemi, ma la persona a cui rivolgersi con fede per risolvere le umane situazioni e vicende che mi vedevano protagonista attivo o passivo.
In pratica, vuoi per superare una prova scolastica o, in seguito, un colloquio di lavoro; vuoi per il raggiungimento di un obiettivo professionale; vuoi per uno stato di malattia o per una intercessione a favore di qualche amico o conoscente in uno stato di difficoltà, comunque fosse, il rivolgermi con la preghiera a Gesù, con tutta la mia fede – anche se poca e imperfetta – mi ha sempre dato un riscontro positivo in toto o in parte ma comunque utile per il mio bene materiale e/o spirituale (anche dal punto di vista psicologico).
APPROFONDIMENTO INTROSPETTIVO
A proposito di queste tematiche, mi sono ritrovato a redigere testi che ho poi pubblicato, non ultimo quello intitolato “Storia di un uomo – Ma potrà mai interessare a qualcuno la sua autobiografia professionale?” nel quale oltre a descrivere la mia esperienza lavorativa nelle diverse realtà e figure professionali, descrivo come l’intervento del Divino nella mia quotidianità abbia fatto sentire in modo determinante e concreto la Sua azione. Ma non voglio in questa sede “spoilerare” il libro, tra l’altro appena uscito, lasciando al lettore la possibilità di consultare sinossi e alcune parti pubblicate su Amazon.
Ciò che tengo ad evidenziare è come la presenza di Gesù nella mia vita sia stata costante e fondamentale in tante situazioni specifiche, episodi che ho raccolto in un altro dei miei primi libri pubblicati – sempre su Amazon – dal titolo: “Solo “casualità” o Progetto? – Accadimenti particolari di una comune esistenza –” in cui il mio rivolgermi a Lui è stato ascoltato ed esaudito.
Ora, perdonatemi se mi sono permesso di citare e riportarne la copertina di questi libri da me scritti, senza finalità autoreferenziali, ma i contenuti lì riportati credo rispondano egregiamente a ciò che per me è stato ed è Gesù nella mia quotidianità, senza voler essere frainteso considerando e riducendo Gesù ad un dispensatore di grazie a buon mercato…
No, assolutamente, ma Gesù stesso disse ai Suoi discepoli:
“7 Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; 8 perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 9 Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra? 10 O se gli chiede un pesce, darà una serpe? 11 Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!” (Mt 7, 7-11).
E in Giovanni 16, 23-24:
“In verità, in verità vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. 24 Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena”.
Ora, se è Gesù stesso che ci invita a rivolgerci al Padre per il Suo tramite, perché non dovremmo farlo? Circa poi l’ottenere ciò che domandiamo è un altro discorso che ho trattato in altre occasioni e scritti, ma consentitemi, a tal proposito, di riportare quanto segue dalla lettera di San Giacomo apostolo:
“2Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; 3chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni” (Gc 4, 2-3).
Forse dovremmo riflettere su queste parole dell’apostolo, ma quello che qui desidero esprimere è il rapporto tra me e Lui, tra ciò che provo in me, quel senso di serenità e/o turbamento che vivo nella mia relazione con Lui.
Serenità, quando il mio pensare ed agire è conforme alla mia coscienza (alito di Dio in noi sin dalla nostra nascita e codice morale inscritto in noi stessi) e quindi sono in pace con me stesso e di conseguenza con Lui; turbamento, quando agisco secondo l’umana natura e fragilità seguendo la tentazione, la concupiscenza, che “l’amico Friz” (il diavolo…) mi propone, cioè il peccato, vincendo la voce della mia coscienza – e di quel codice morale – che soccombe ai desideri della carne, in senso lato.
Ma, entrando più in profondità nell’esame della mia relazione intima con Gesù, parola che significa “Colui che salva”, il “Salvatore”, cosa posso dire? Forse che a volte provo un certo disagio tra ciò che vorrei essere e ciò che sono e rispetto a quello che Gesù desidererebbe fossi, non tanto per far un piacere ossequioso nei Suoi confronti, ma per la mia felicità.
Quando pecchiamo, per debolezza, per mille motivi connessi alla nostra umana natura, il Signore non è lì pronto a condannarci e punirci per l’errore commesso, ma ci tende una mano per aiutarci a rialzarci, sempre che con umiltà accettiamo il Suo aiuto e glielo chiediamo. Lui non obbliga nessuno, ma è lì pronto ad accogliere la nostra richiesta. Ecco il “…Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena” di evangelica memoria.
Noi purtroppo siamo spesso molto orgogliosi e vogliamo fare tutto da noi, senza l’aiuto di nessuno. Ma Gesù non è “nessuno”… Il Suo aiuto è totalmente gratuito e non ce lo fa né pesare né tantomeno pagare… Sta a noi chiederglielo nel giusto modo e attendere la Sua risposta che, alla luce della Sua volontà, si manifesterà nei modi e nei tempi da Lui stabiliti, se per il bene nostro.
Ed io ho sempre profondamente creduto in questa relazione non viziata, però, dal detto latino: “Do ut des” – che significa esattamente «do [a te] perché tu dia [a me]» – quasi una “conditio sine qua non” – locuzione latina così tradotta: «condizione senza la quale non» – cioè una specie di “ricatto”…
No, il mio amore per Lui, per quanto imperfetto se confrontato al Suo per me, non mi ha mai impedito di pregarlo, di ringraziarlo, di essergli riconoscente anche nelle circostanze in cui, magari, non sono stato “esaudito” in qualche mia richiesta – cosa che poi si è rivelata una salvezza per me, come scritto in uno dei capitoli, nel libro “Storia di un uomo” – , ma il bene che sento dentro di me per avermi creato, fatto cristiano e cresciuto nella famiglia in cui ha voluto nascessi, con due genitori meravigliosi, nonché per avermi donato i miei due splendidi figli che mi ha concesso di avere, non possono che farmi esprimere la mia gratitudine in Lui!
Anche nei momenti di maggior difficoltà (e se qualcuno avrà modo di leggere uno dei testi qui richiamati, se ne renderà conto) non mi sono mai sentito abbandonato a me stesso, nel dolore, nella sofferenza fisica o morale, ma guardando a Lui ho sempre ritrovato la forza per andare avanti e superare quel contrattempo, quella situazione che senza il Suo aiuto, umanamente, non sarei riuscito ad averne ragione!
NOTA DELL’AUTORE
Permettetemi una parentesi: quando riporto o segnalo un mio libro, credetemi, non ho mire di lucro o, peggio, speculative… anche per due motivi estremamente razionali e condivisibili: se vendessi migliaia di copie e fossi uno scrittore “famoso e affermato”, non avrei bisogno di questo invito all’acquisto; se, viceversa, fossi/sono un appassionato della scrittura che vende qualche decina di copie, non diventerei ricco sollecitandovi ad acquistarne qualcuna in più… D’accordo? Il mio riferimento o suggerimento ad un libro piuttosto che ad un altro è solo finalizzato a dare la possibilità per un maggior approfondimento relativamente a ciò che può riguardare quel determinato argomento di cui si sta parlando se/e nell’interesse del lettore. Precisato questo, procediamo.
CHI È GESÙ PER TE?
È chiaro che mi sto rivolgendo a chi crede in questo Uomo, nella Sua esistenza e nella Sua presenza in noi. In difetto, come spesso mi capita di dire/scrivere quando tocco questi argomenti, suggerisco di non andare oltre nella lettura, ma penso anche che chi si trovasse in questa condizione, molto probabilmente non avrà nemmeno iniziato a leggere il presente blog…
Un invito: se mai qualche ateo, o dichiaratosi tale, volesse mettersi in discussione e, incuriosito, è giunto a leggere sin qui, suggerisco il seguente libro:<<“Ma io non credo in Dio!” …ma Lui crede in te>>, da me redatto, non vogliatemene, dove potrà valutare i motivi che gli impediscono di credere in Lui e, se lo riterrà, potrà anche scrivermi sulla mail che troverà lì riportata, mail alla quale avrò il piacere di rispondere.
Se invece credi in Lui, poniti questa domanda – leitmotiv di questo blog – e cerca di rispondere non tanto consultando il testo del Catechismo della Chiesa Cattolica (utile per conoscere anche la nozione di chi sia Gesù Cristo – il Messia, “l’unto” di Dio di Padre – teologicamente parlando), ma interrogando te stesso, la tua coscienza per capire se è solo una nozione imparata ai tempi della “dottrina”, cioè della preparazione ai sacramenti della iniziazione cristiana (Battesimo, Comunione e Cresima), magari col “vecchio”, ma sempre valido, catechismo di Papa Pio X (quello del 1889 a “domandine”), oppure è qualcosa/Qualcuno di più tangibile presente nella tua vita.
Perché se rimane una “nozione” imparata a memoria, a poco ci serve per crescere nella nostra spiritualità e modificare in meglio la nostra esistenza. Se invece è Qualcuno che ci sollecita a cambiare vita smuovendoci da quel torpore in cui ci siamo assopiti o sprofondati, magari alla ricerca solo di un benessere semplicemente terreno, allora forse siamo sulla giusta via.
Perché, ancora una volta, se non riusciamo a sentire dentro di noi la Sua voce che ci chiama, che ci invita a trascorrere qualche minuto della nostra giornata/vita in Sua compagnia, che è pronto a curare le nostre ferite, a porgerci quella mano misericordiosa che ora lenisce, ora sollecita e corregge, ora accoglie e perdona, allora ci stiamo trascinando lungo il sentiero della nostra vita, non la stiamo vivendo, ma sprecando in vani tentativi di ricerca della nostra felicità destinati a fallire miseramente.
Forse che viviamo in un mondo di pace e di gioia, felici di appartenervi? Mi sembra, piuttosto, che il nostro affannarci per cercare di stare meglio, sia invece assimilabile ad un uomo che, caduto nelle sabbie mobili, in una palude, continua a sprofondare e quanto più si agita, più velocemente ne viene inghiottito…
Pur fuori di metafora, non è forse così? Tu, uomo, che tanto ti agiti, da solo cosa puoi fare? Cambiare il mondo? Sì, in un inferno… e mi sembra ci stia riuscendo molto bene! A fronte delle violenze, sin domestiche, e delle guerre pressoché mondiali, o meglio, diffuse nel mondo; tra povertà e malattie; tra fame e disastri ambientali causati anche dalla condotta scellerata dell’essere umano, credo non ci voglia un veggente per comprendere che di disastri, in senso lato, ne abbiamo già realizzati un bel campionario e che lo scenario futuro non sia così roseo. O sbaglio?
Ma se alla base dei rapporti umani ci fosse la solidarietà invece dell’egoismo esasperato ed edonistico? Se, in una parola, si lasciasse più spazio all’amore vicendevole, al bene del nostro simile, ma non semplicemente per un atteggiamento filantropico, ma “egoisticamente” anche per il nostro bene che ne deriverebbe per reazione, come conseguenza di uno star meglio tutti, forse non ne gioverebbe l’intera umanità? Ma questi principi morali di convivenza, da dove potranno mai scaturire se non prima seminati nel cuore dell’uomo da Chi dell’Amore, quello con la “A” maiuscola, e per quell’Amore dell’uomo è morto e risorto?
Differentemente, Satana semina nel cuore degli uomini la divisione, l’interesse particolaristico contro quello comune, l’arrivismo, l’odio dell’uno contro l’altro, del rancore e tutti i vizi capitali annessi e connessi. Se la mattina, svegliandoci, pensassimo anche ai bisogni del nostro simile, e non solo ai nostri, se ci mettessimo a disposizione dell’altro, del nostro vicino di casa, di pianerottolo, e così facessimo tutti, non vivremmo in un paradiso “terreno” ancor prima che “terrestre”?
Lascio, evidentemente, a chi mi sta leggendo l’onere della risposta, non a me ma a sé stessi. A me, come dicevo in esordio, se lo vorrete, potrete esprimere la vostra opinione, anche come arricchimento per gli altri lettori, riflessioni alle quali cercherò di dare il mio contributo, rispondendo a mia volta, col desiderio di poter diffondere una parola di speranza, di vicinanza e di incoraggiamento per non lasciarci vincere dallo sconforto, ma di lottare confidando in quel Gesù, in quel “Dio salva”, senza il quale non avremo né futuro né via di salvezza. Il verbo che Gesù ci ha lasciato è: “Amare”! Non “arrivare primi”…
E PER ME, CHI È GESÙ?
Non eludo la domanda e, completando quanto sin qui detto, personalmente vedo in Gesù la mia àncora di salvezza, Colui il quale può conferirmi quella forza interiore capace di farmi superare ogni prova, non di evitarmela, ogni ostacolo che la vita mi presenta e si infrappone tra me e la mia felicità, ma non solo questo. Per me Gesù è ciò che afferma, nel suo Vangelo, Giovanni: “Gesù gli disse: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv14,6). Quindi è quel faro che illumina il mio cammino terreno nel peregrinare dei giorni sino all’incontro con Lui, è la grazia che mi concede per vivere nella Sua Grazia senza la quale non c’è via, verità e vita.
Delusi dalla mia risposta? Spero di no, perché questa, al termine della nostra esistenza, sarà la meta finale da raggiungere e perderla di vista potrebbe essere pericoloso per la nostra vita… eterna!
Nell’augurarmi ed augurarvi ogni bene, con la certezza di fede che Dio, per il tramite di Suo Figlio Gesù Cristo, ci ama, ama ciascuno di noi singolarmente e che non ci abbandonerà mai, vi saluto con affetto.
Vostro Antonio.