Antonio Palmiero

Cosa ha ispirato il mio primo romanzo spirituale

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Per chi ha letto il mio romanzo giallo / thriller, di natura metafisica, Anche i morti hanno bisogno dei vivi, sono certo si sarà domandato quanto del racconto sia frutto di fantasia e quanto reale.

Domanda più che lecita, anche perché ogni storia, per quanto possa essere frutto di fantasia, nasce o nasconde in sé sempre una parte veritiera. Dove termina la prima per iniziare la seconda? Quale di queste mi ha ispirato a redigere il presente testo?

La risposta la troverete in una prossima pubblicazione che sto redigendo ma qui, senza anticipare troppo su quanto descriverò dettagliatamente nel mio 2° libro in via di realizzazione, desidero darvi qualche indicazione.

L’idea nasce da una esperienza onirica, pre e post-mortem dei miei genitori, o meglio del decesso di mio padre, dopo una sua lunga e invalidante malattia, e di due sogni che feci dopo il suo funerale.

Uomo di fede cattolica, praticante ed osservante, mi ha cresciuto educandomi ai valori cristiani e tra questi alla caducità della vita, alla sua aleatorietà, alla sua brevità… con uno sguardo verso quella eterna.

Muore, infatti, a 69 anni dopo sette di malattia che lo condusse progressivamente a paralizzarsi nei movimenti, nelle sue funzioni fisiologiche sino ad allettarsi nell’ultimo anno e mezzo di vita.

La sua crescente inabilità lo portò sempre più a dover dipendere da mia madre e da me, vivendo assieme, quotidianamente, sino alla sua dipartita. Ma fu circa un anno e mezzo prima della sua morte che, una sera, in presenza anche di mio fratello, che periodicamente veniva ad aiutarmi per potergli fare una doccia, ci raccontò un sogno che ci sorprese.

Dovendolo trasportare praticamente a peso morto dal letto al bagno, mi facevo aiutare in questa manovra da mio fratello maggiore: movimentare un uomo sugli ottanta chilogrammi che, in quelle condizioni, diventavano il doppio, da solo sarebbe stato praticamente impossibile col rischio, pure, di farlo cadere e procurargli degli ulteriori traumi. Quella sera, dicevo, dopo averlo lavato e rivestito, ci trasferimmo in cucina per fargli compagnia e distrarlo per qualche ora da quella vita diventata, per lui, di una monotonia asfissiante.

Fu in quella circostanza che ci raccontò il sogno che fece, con una fatica impressionante anche da parte nostra per riuscire sia a sentire la sua voce (la malattia aveva colpito anche le corde vocali) che a capire il senso delle parole così frammentariamente esternate.

Ci descrisse di questa esperienza onirica avuta circa una settimana prima di quella sera che, come anticipatovi, non presenterò in questo momento, ma del quale dirò solo che riguardava l’esito della sua permanenza su questa terra.

La cosa che ci lasciò di stucco, a mio fratello e a me, non fu tanto questo bensì il successivo racconto di un altro sogno, quello di mia madre, la quale, messa al corrente di quanto appena narratoci da parte di nostro padre, esordì rimanendo chiaramente colpita: lei aveva, di fatto, ricevuto risposta a quella richiesta fatta da mio papà, nel proprio sogno!

Mi fermo qui circa l’episodio in sé ma, allora, vi domanderete, cosa mi spinse a scrivere questo libro dal titolo un po’ particolare “Anche i morti hanno bisogno dei vivi” ?

Furono i due sogni che feci, a mia volta, successivamente: il primo, nella mattina dello stesso giorno in cui ricevetti da mia madre la notizia della sua morte, il 4 settembre del 1994, alle ore 3.15; il secondo poco tempo dopo. Anche di questo avrete modo di venire a conoscenza nella mia prossima pubblicazione, per chi lo vorrà…

Proprio grazie a quei sogni si innescò in me, qualche anno dopo, il desiderio di scrivere il mio primo romanzo giallo/thriller per parlare del valore della vita oltre la vita, valore cristiano in cui credevo anche prima, ovviamente, ma che l’esperienza paterna e quei sogni hanno ulteriormente contribuito a rafforzare.

Non che se non fossero accaduti avrei avuto qualche dubbio in merito, ma come i miracoli aiutano a rafforzare la propria fede, se già abbiamo questo dono, così queste esperienze oniriche dei miei genitori e personali hanno contribuito a consolidare ulteriormente le mie convinzioni in tema di sovrannaturale.
Vedete, quindi, come in questa storia frutto della mia fantasia, sia partito, però, da fatti realmente accaduti anche se nell’inconscio di un sogno.

Del resto, tramite i sogni, nella storia sacra – Bibbia, Antico Testamento in particolare, ma non solo – con questo mezzo “telepatico”, il Soprannaturale sia venuto a contatto con gli esseri umani ed abbia con loro dialogato. Nel Nuovo Testamento, ad esempio – in Mt 2,13 – si legge: “Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse:

<< Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo >>”.

Il ricorrere, poi, alla tecnica del “mistero” e di costruire attorno tutta la vicenda verosimile, fa parte del mio modo di scrivere avendo, però, sempre posto attenzione a quel sentimento verso le situazioni di sofferenza del prossimo.

In che senso?

Nel senso che l’istinto di aiutare chi si dovesse trovare in difficoltà, anche semplicemente psicologica, anche solo con un consiglio, una parola di conforto, mi ha sempre posto l’interrogativo su cosa e come si possa fare per chi è deceduto e, spiritualmente parlando, avesse bisogno di un aiuto per la salvezza della propria anima. Forse è emerso quello spirito filantropico nascosto in me.

Ecco quindi l’importanza che per me ha assunto, ed ha tuttora, la pratica popolare dell’iscrizione dei defunti alle SS. Messe di suffragio per l’espiazione dei peccati commessi dalle anime che, temporaneamente, permangono in Purgatorio in attesa di varcare la soglia del Paradiso, ovviamente per chi crede in queste realtà.

Nella Sacra Scrittura, in Giuda Maccabeo (2Mac 12,45) si dice:

<< Perciò fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato >>.

A tal fine, la Chiesa, sin dai primi tempi in cui fu costituita, ha sempre onorato la memoria dei defunti offrendo loro suffragi, in particolare il sacrificio eucaristico – cioè la S. Messa – affinché le anime dei peccatori potessero venir purificate, per essere ammessi alla visione beatifica di Dio, nel Paradiso e per l’eternità! Anche il Catechismo della Chiesa Cattolica al n° 1030 – 1032, raccomanda le elemosine, le indulgenze e le opere di penitenza per i defunti.

Si pensi, inoltre, che il culto dei morti risale al periodo del Paleolitico medio (100.000 a.C.): credo, quindi, che l’essere umano abbia da sempre pensato all’esistenza di un qualcosa al termine della propria vita. Forse che anche gli Egizi, civiltà a noi più vicina e nota, non praticasse detto culto in onore dei propri morti?

Ma per tornare al nostro racconto, sappiate che, ambienti, situazioni, circostanze e riferimenti sono, come sempre, puramente casuali…

Buona lettura, dunque, per chi non l’avesse già fatto, o rilettura per chi ne avesse ancora… voglia.

Con affetto, Antonio

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Il mio romanzo spirituale

Anche i morti hanno bisogno dei vivi

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