Antonio Palmiero

Ma il diavolo esiste davvero?

diavolo-esiste-davvero-Antonio-Palmiero-scrittore-indipendente

“Stamattina mi son svegliato con un diavolo per capello!!!”. “E che diavolo! Non ci si comporta così!”. “Ma va’ al diavolo!” …

Espressioni, queste, tra le più comuni e sfido chiunque a negare che nella propria vita non gli sia mai capitato di pronunziarle oltre ad altre espressioni comuni del tipo: “Fare un patto col diavolo” “Vendere l’anima al diavolo”, “Il diavolo ci ha messo la coda”, “Parli del diavolo e spuntano le corna”, ecc. ecc.

Il diavolo esiste davvero?

Ma la domanda è un’altra: il diavolo, comunemente inteso, esiste davvero o è solo una “favoletta” da raccontare ai bambini per farli stare buoni? È per caso quel soggetto che la iconografia classica ci rappresenta con la coda, le corna e il tridente (anche presente nel simbolo sportivo della squadra di calcio del Milan…) e a volte anche con le ali?

il-diavolo-esiste-davvero-iconografia demonio-Antonio-Palmiero-scrittore-indipendente

Comprendo che in una realtà sociale in cui sta diventando sempre più preminente il problema di riuscire a combinare il pranzo con la cena, risolvere la precarietà del lavoro, contrastare i cambiamenti climatici con le relative disastrose conseguenze oltre che naturali anche economiche (vedi il caro-bollette) e, per non farci mancare nulla, pure con la guerra alle nostre porte, con relativa minaccia di impiegare armi nucleari, parlare del diavolo, beh mi sembra un tema fuori… tema.

La domanda, però, è conseguente al fatto che le esclamazioni in esordio al presente articolo, così come i modi di dire, non si può negarlo, richiamano questo personaggio, per alcuni “mitologico”, per altri di “fantasia”, per altri ancora di “medievale superstizione”, ecc.

Capisco anche che per chi non abbia il dono della fede possa essere un argomento di poco o nessun interesse: ne rispetto la posizione e lo invito a terminare qui la lettura, ma se dovesse decidere di procedere, credo che qualche spunto di riflessione potrebbe trarlo e sarei felice di conoscere cosa ne pensi, magari scrivendolo nel riquadro in fondo al presente blog.

Il diavolo: un argomento ancestrale

Questo tema, in ogni tempo e in forme diverse, è sempre stato sentito molto più attuale di quello che si pensi.

Ad esempio, già alla sua epoca, Charles Baudelaire (1821 – 1867) nel XIX secolo (non nel Medioevo…) scriveva la seguente affermazione: “Il capolavoro di Satana è di aver fatto perdere le sue tracce e di aver convinto gli uomini che egli non esiste”. Appunto.

il-diavolo-esiste-davvero-citazione-charles-baudelaire-Antonio-Palmiero-scrittore-indipendente

Qualcuno potrà pensare che l’essere umano possa vivere benissimo sia senza Dio che il suo antagonista, Satana, e che il bene e il male o la loro contrapposizione esista sin dagli albori della comparsa dell’uomo (magari evocando, per l’occasione, la Bibbia e la Genesi e i nostri “fratelli” Caino e Abele…).

Mi domando, però, perché dentro di noi ci sentiamo portati talvolta verso il bene e altrettante volte – se non in misura maggiore – verso il male. Detto diversamente, perché agiamo, in determinate occasioni, come mossi da un impulso a compiere azioni riprovevoli ed in altre ci sentiamo invece più benevoli?

Chi immette nei nostri pensieri l’idea di commettere un furto o un omicidio, una violenza carnale o, a livello di governanti, scatenare una guerra tra popoli, nazioni, continenti al fine di ottenere un maggior potere, un più alto prestigio mondiale, una maggior ricchezza?

Si dice che noi uomini siamo esseri raziocinanti e che prima di agire, pensiamo… almeno dovremmo. Ma il pensiero da chi è governato? Siamo completamente liberi nel formularlo o non piuttosto condizionati dal nostro vissuto, dai valori che abbiamo acquisito e ai quali, scusate il gioco di parole, diamo valore?

il-diavolo-esiste-davvero-rappresentazione medievale-Antonio-Palmiero-scrittore-indipendente

Del resto è esperienza comune come, di fronte ad una situazione, ad un problema sia di carattere materiale che spirituale, le posizioni delle persone comuni, dei politici, dei religiosi in senso lato e ad ogni livello anche nella gerarchia ecclesiastica, possano tra loro differire, talvolta anche in maniera sostanziale se non addirittura opposta.

Quindi?

Verrebbe spontaneo chiederci chi abbia ragione nelle varie questioni, oggetto del contendere ma, ancor prima, quali possano essere gli interessi che animano le tesi a sostegno delle decisioni che verranno successivamente prese.

Saranno tutte mosse da sentimenti di fraterna solidarietà o da interessi particolaristici che potranno essere di nocumento per la collettività e/o per il mio amico/collega di lavoro/conoscente, ecc.? Il nostro agire risente o no di quegli stati d’animo che si alimentano con la bramosia di possesso, di potere nelle sue differenti forme di espressione oppure è spinto dal desiderio di “amare il nostro prossimo come noi stessi”?

Credo che potremmo andare avanti all’infinito a porci interrogativi tra loro antitetici, ma la questione non solo non cambia, ma ci riporta al quesito iniziale o, quantomeno, ci riconduce alla influenza che questo essere spirituale negativo può avere sulle nostre azioni e relative scelte, sempre che esista… altrimenti dovremmo concludere che siamo completamente liberi di agire e che siamo naturalmente, intrinsecamente buoni e/o cattivi ad “orologeria”, con un temperamento “sereno/variabile” come il tempo atmosferico (o, forse, un po’ schizofrenici…).

Nella Lettera di S. Paolo ai Romani (7, 18-23), l’Apostolo scrive:

18Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c’è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; 19infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. 20Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. 21Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. 22Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio23ma nelle mie membra vedo un’altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra.”

Penso che qui sia sintetizzato il pensiero che anima il nostro interrogativo e quella tendenza al male conosciuta come “concupiscenza”, cioè quella nostra volontà indebolita di resistere alla tentazione di commettere un peccato. Infatti San Paolo scrive: “20Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me.”.

E chi è il padre del peccato? Nel Vangelo di Giovanni (8, 43-44) Gesù dice:

43 Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alle mie parole, 44 voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna.


Leggi i miei libri!

Li trovi su questa pagina dedicata


Ma chi è il diavolo?

Secondo una definizione tratta dal sito “una parola al giorno”, al termine “diavolo” viene attribuito il significato di “Agente maligno soprannaturale, spirito del male” ed etimologicamente, sempre dalla stessa fonte: “attraverso il latino ecclesiastico diabolus, dal greco diàbolos propriamente ‘ingannatore, accusatore, separatore’, derivato di diaballein ‘condurre attraverso, accusare, ingannare, seminare inimicizia’, composto di dia ‘attraverso’ e ballo ‘metto, lancio’.

e dall’enciclopedia online Treccani:

diàvolo s. m. [dal lat. tardo, eccles., diabŏlus, gr. διάβολος, propr. «calunniatore» (der. di διαβάλλω «gettare attraverso, calunniare»), adoperato nel gr. crist. per tradurre l’ebr. śāṭān «contraddittore, oppositore»]. – 1. Spirito del male, nemico di Dio e degli uomini, che egli tenta per indurli a peccare; considerato come il capo degli angeli ribelli (detto anche Satana o demonio), è stato variamente rappresentato in figura umana deforme, con corna, coda, e talvolta ali.

Come intuibile, quindi, si può affermare che questa entità spirituale maligna ha lo scopo ultimo di indurre l’essere umano a peccare al fine di allontanare, “separare” l’uomo da Dio per carpirne l’anima in sfregio al Creatore stesso.

È l’eterna lotta tra il bene (Dio, il Benevolo) e il male (Satana, il Maligno) che vede noi uomini soggetti/ “oggetti” di questa guerra, di questa battaglia spirituale dall’esito sempre incerto sino al termine della vita, con capovolgimenti di fronte sino all’ultimo respiro, col nostro continuo processo di avvicinamento a Dio (conversione) e di allontanamento da Lui (rinnegamento/tradimento) in una perpetua oscillazione tra i due poli estremi.

il-diavolo-esiste-davvero-film avvocato del diavolo-Antonio-Palmiero-scrittore-indipendente
La figura del diavolo nel film L’avvocato del diavolo

In che modo il diavolo ci può “dominare”?

Da un articolo del 14 giugno del 2018 sul sito Internet di Papaboys riporto un breve ma illuminante estratto che ben disegna il profilo di chi sia il demonio e di come riesca a dominarci attraverso il pensiero:

“Ogni guaio, ogni tragedia, ogni guerra, ogni omicidio, ogni furto è un suo frutto. Ogni adulterio, ogni falsa testimonianza, ogni calunnia, ogni mormorazione, ogni giudizio è generato dal pensiero. Il pensiero è l’oggetto perenne del contendere. Di esso si serve Satana per conquistare un uomo al male. Satana non ha bisogno di guerre, di spade, di lance, di bombe, di aerei invisibili, per conquistare una nazione. A lui serve che conquisti il pensiero di un uomo, che a sua volta conquista i pensieri di altri uomini. Il suo gioco è sottile. Ti presenta un pensiero di immane disordine morale per l’intera umanità come verità assoluta, verità vitale…

 Satana cosa fa? Si insinua nel pensiero, lo trasforma in desiderio. Una volta che questa trasformazione è avvenuta, per l’uomo non c’è più scampo. Miseramente cade nel male. Si consegna al peccato. Una volta che il male si è insinuato nel suo cuore, si precipita di male in male, di male più piccolo in male più grande, fino a giungere al punto del non ritorno…”

Credenti o non credenti, forse si può negare quanto sopra? Non siamo forse soggetti ai pensieri/desideri che se coltivati e non prontamente allontanati, si trasformano da pensieri in ossessioni? Mi riferisco chiaramente a pensieri non leciti secondo la morale cristiana – ovviamente per chi ritiene di riconoscersi in essa – ma penso che anche un ateo sia d’accordo che uccidere un’altra persona per risolvere una disputa, stuprare una donna per trarne piacere, non siano né opere buone, né buone azioni…

Ricordo un sacerdote al quale rivolsi, in confessionale, una domanda molto diretta su come resistere alla tentazione a cui un uomo sposato è normalmente esposto circa il desiderare la “donna altrui” (leggi “adulterio”) … ma vale anche il contrario.

La risposta mi spiazzò: “Non devi resistere alla tentazione demoniaca: falliresti miseramente. Devi fuggirla. Come? Per esempio distogliendo lo sguardo da ciò che ti sta attirando, distraendo la tua mente con un altro pensiero più nobile. Una preghiera, in quel momento, una invocazione di aiuto al Signore, può senz’altro aiutarti a superare l’incertezza, la fragilità della circostanza. Se lo vuoi… Poi vedrai che, superato quell’istante, anche la tentazione si attenuerà. Il Signore permette la tentazione, ma dà anche la possibilità di superarla, con la Sua Grazia e la tua volontà, e non consente che detta tentazione possa essere più protratta e difficile della capacità di sopportazione dell’uomo”.

Ma bisogna volerlo… ed è qui che la natura umana così fragile e sensibile al piacere, in senso lato, traballa perché, come i bambini, non vuole rinunciare al “dolce” pur sapendo che poi gli verrà “mal di pancia” e scontare, poi, dolorosamente, le conseguenze.

il-diavolo-esiste-davvero-angeli caduti-Antonio-Palmiero-scrittore-indipendente

La tentazione e la mistificazione della realtà

L’abilità demoniaca nell’indurci in tentazione mistificando la realtà, attenuando il nostro senso di colpa, prima, per restituircelo con gli interessi, dopo, è il suo mestiere che svolge indomitamente H. 24… Non sarà un caso che nel “Padre nostro” si reciti al termine la frase: “…e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male” dove per “male” si intende il “male del maligno”.

Nella lettera di Giacomo si dice: <<Nessuno, quando è tentato, dica: “Sono tentato da Dio”; perché Dio non può essere tentato al male ed egli non tenta nessuno. Ciascuno piuttosto è tentato dalle proprie passioni, che lo attraggono e lo seducono>> (Gc 1,13-14) e “qualcun altro” ci sguazza dentro… Il mostrarci il male come se fosse bene, il porci la mela avvelenata, bella ed invitante fuori, mortale dentro, è per lui routine quotidiana.

Ah, dimenticavo, facendosi negare, quindi impedendo una nostra difesa: se lui “non esiste” contro chi combatto, da chi mi devo difendere?

Concetto assimilabile al proverbio: “Dai nemici mi difendo io, dagli amici mi difenda Iddio”, nel senso che individuando in una persona il “nemico”, prendo le mie precauzioni per non farmi sopraffare. Ma di certo non mi preoccupo di quello che ritengo essere mio “amico”, cioè sono più “disarmato” nei suoi confronti in quanto non mi aspetto un atto ostile verso di me (che lo trasformerebbe in un “traditore” …).

Bene, il diavolo è proprio quel falso amico che – non riconoscendolo e identificandolo come tale – non me ne preoccupo e rimango più esposto lasciandomi sorprendere alle spalle. Non so se questo esempio abbia reso il concetto, ma vale il principio che se non vedo un pericolo, non mi preparo per superarlo in modo vincente e rischio la vita fisica e… spirituale.

Tutto qui e non mi sembra poco.

Provocazioni, stati d’animo ansiosi, alternati a momenti acuti di depressione; senso di sconforto e visione pessimistica della vita; nichilismo all’ennesima potenza sino al desiderio di sopprimere la propria esistenza, sono tutti ingredienti del menù che il diavolo ci propone ma camuffati sotto le forme più ingannevoli e invitanti possibili. Credo che dello sterco ricoperto di cioccolato, che ne nasconda l’aspetto e l’odore, pur se proposto in modo accattivante, sempre sterco rimane… o no? Sorvolo sul retrogusto che lascerebbe in bocca…

Un esempio pratico di quanto sopra?

L’induzione nel nostro cuore del desiderio di diventare ricchi, chimera di moltissima gente, a tutti i costi, costi quel che costi, appunto. Ed ecco allora che la nostra vita si trasforma in una corsa all’accaparramento di beni materiali che per poter essere acquisiti necessitano di un semplice fattore: la ricchezza, cioè avere la disponibilità economica per acquistarli.

Ma se i soldi ci mancano?

Due strade ci vengono proposte dal “cornuto”: quella lecita del duro ma onesto lavoro con tutte le sue fatiche, frustrazioni, sofferenze – ingigantite oltremisura e ad arte per farcele sentire ancor più pesanti da accettare, se non addirittura impossibili – e la strada più facile, quella del “tutto e subito”, del “goditi la vita”, del “prenditi il meglio e la fatica falla fare agli altri”, ecc.

Ma come si percorre questa seconda e più allettante strada, questa “scorciatoia” per il successo?

Oh beh! C’è solo l’imbarazzo della scelta, che diavolo! Ops, mi è sfuggito…

Non è poi così difficile arrivarci… basta farsi crescere un po’ (tanto) pelo sullo stomaco e se lavori in un ambiente dove per far carriera devi arruffianarti il “capo” sparando addosso ad un collega in difficoltà, “leccando” il proprio superiore, adulandolo, essendo pronto ad ogni compromesso, anche illecito, pur di scalare la vetta nonché, se donna, magari compiacendo i desideri sessuali di chi potrà garantirti quel posto, e il gioco è fatto.

Far rinnegare all’uomo quei valori sani per ottenere quegli pseudo valori venduti come oro è la strategia satanica. Peccato rivelarsi poi, quell’oro, essere ottone, dal colore simile ma di ben altro ed inferiore valore. A quel punto, però, la fregatura è compiuta. L’ambìto posto a cui si mirava, ci si accorge che era un bluff e che si è stati usati per altri fini da persone con un pelo ancor più folto… Chi di “pelo” ferisce, di “pelo” perisce!

E quando si è persa la propria dignità, venduta per un piatto di lenticchie… ormai è fatta: giocata la propria credibilità, onestà deontologica e professionale, sarà ben difficile ricostruirsi una “verginità” e non mi riferisco solo a quella anatomica…

A tal proposito, consentitemi una deroga.

Ricordo che, nella mia lunga esperienza di “venditore” (definito con i “titoli” più fantasiosi, ma sempre vendere dovevi…), una cosa ho sempre cercato di tutelare, al di là delle vendite o del risultato finale di una trattativa commerciale: la mia immagine, dove per tale intendo la mia “faccia”, cioè la credibilità della mia persona.

Perché? Perché persa la quale, avrei anche potuto cambiare azienda, ma di fronte a quello stesso interlocutore, mi sarei sempre presentato io con quella stessa “faccia” e se me la fossi giocata, non sarei più stato credibile, indipendentemente dalla azienda rappresentata e/o dall’ottimo prodotto/servizio proposto.

Siete d’accordo?

Un altro esempio più concreto ed immediato? L’allettante facilità di guadagno col malaffare: una “semplice” consegna di droga o una rapina “facile”, un colpo “sicuro” e, magari, quell’illusione di sistemarsi rapidamente per la vita si trasforma in una sistemazione per la vita sì, ma in carcere!

Potremmo fare migliaia di esempi, ma penso che il concetto sia chiaro: l’inganno, l’illusione che il demonio riesce a creare prima nella mente – cioè nel pensiero – poi nel cuore e quindi nei fatti, presto o tardi, presentano il conto. Peccato, è proprio il caso di dirlo, che quando ci si rende conto dell’imbroglio, sia troppo tardi. Credo sia esperienza comune che avendo maturato e coltivato in noi un pensiero sbagliato, nel momento in cui si creano le condizioni, le circostanze, sarà quasi automatico metterlo in atto.

Potere, sesso, ricchezza sono i soliti ingredienti, le solite esche che ci vengono proposte, sin monotonamente, ma rivestite e confezionate in situazioni sempre diverse, per chi non le aveva mai vissute, sempre uguali se poi raccontate a coloro che ci sono già passati.

Tentazione demoniaca e volontà umana

L‘azione satanica consiste nel preparare lo scenario, le circostanze, le condizioni, esterne ed interne (il desiderio edonistico…). Poi lascia a noi la responsabilità di completare il suo piano dopo aver tessuto la ragnatela nella quale andremo ad invischiarci rimanendoci intrappolati.

Perché questo modo di agire che normalmente richiede tempo? Perché il diavolo non agisce obbligandoci a fare quello che lui vuole vista la potenza superiore che come essere spirituale possiede?

Per due motivi: il primo è che Dio non glielo permette. Il secondo è che se ci obbligasse, contro la nostra volontà – ammesso che il Signore glielo permettesse – quale colpa avremmo noi per aver commesso quel peccato?

Il Padre eterno consente la tentazione, ma non la usurpazione violenta della volontà dell’uomo, altrimenti non ci sarebbe partita. Mi torna alla mente quella pubblicità di un “gratta e vinci” in cui il filmato mostrava una partita di calcio dove una squadra era composta dagli undici calciatori e l’altra da una tale quantità di avversari da non riuscire nemmeno a contarli e una voce fuori campo che diceva: “Ti piace vincere facile?”.

Il Creatore per attribuire una responsabilità – il peccato, la trasgressione – all’essere da Lui creato deve constatare la sua volontà a trasgredire, altrimenti che colpa ne avrebbe il “peccatore”? Sarebbe come far ammettere una qualsiasi colpa ad un prigioniero sotto tortura.

È per questo che Satana e i suoi angeli decaduti difficilmente prendono possesso “materialmente” di un uomo, cioè di quello che viene classificato come un “indemoniato”, un “posseduto”, perché ogni azione che poi quell’uomo produrrebbe sarebbe opera demoniaca e non più sua responsabilità.

Semmai la sua responsabilità potrà essere stata in precedenza nell’allontanarsi da Dio e abbracciare, qui sì, volontariamente la decisione di seguire il demonio. Nel Vangelo di Giovanni 13,2 si dice:

2 Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo…

Ad ulteriore approfondimento di questo concetto, riporto un estratto da “Il giardino interiore” Ed. Piemme, Milano del 2014 – di C.M. Martini – con le seguenti riflessioni, dell’allora Arcivescovo di Milano (1979 – 2002) – teologo gesuita e biblista – che così commenta il tradimento di Giuda:

“Gesù ha insegnato che:<<dal cuore escono i propositi del male>> (Mc 7,22 ss), come dal cuore nasce l’amore, la bontà, la dedizione. Satana ha di mira il cuore e nessun cuore umano è esente dal suo attacco. … L’espressione di Pietro:<<ha riempito Satana il tuo cuore>> [At 5,3] ricorda da vicino la descrizione del tradimento di Giuda:<<Durante la cena, quando il diavolo aveva messo già in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo>> (Gv 13,2). […] Come poteva Giuda tradire Gesù se non vi fosse stata una forza dell’avversario?”

Mi fermo qui, perché l’approfondimento – che vi invito a leggere nel testo su indicato – ci porterebbe oltre, ma penso sia sufficiente a sottolineare e sostenere la tesi circa l’esistenza condizionante del diavolo nella nostra realtà umana e terrena.

Il diavolo: possessione demoniaca o nostra adesione?

A completamento di questa riflessione, poniamoci anche una domanda: come è possibile che il demonio entri, in forma spirituale, ovviamente, nell’essere umano o che da quest’ultimo sia desiderato?

Credo di non dire nulla di nuovo se richiamo al lettore l’esistenza delle sette sataniche, delle messe nere e dei riti che invocano Satana per avere il suo potere e adorarlo. E di casi di possessione ne esistono, seppur pochi, e, talvolta, gli esorcisti ne riferiscono sebbene siano concordi che le persone realmente possedute siano in numero contenuto, costituendo pur sempre un fenomeno drammatico.

Non vorrei essere scambiato per un esaltato o, peggio, un invasato, ma fatti di cronaca nera ci raccontano di omicidi efferati perpetrati da delinquenti, è il caso di dirlo, “assatanati”, a carico anche di bambini e di donne, il più delle volte stuprate da più adepti di queste sette e uccise dopo aver eseguito riti satanici.

il-diavolo-esiste-davvero-evocazione-Antonio-Palmiero-scrittore-indipendente

Ma come si fa ad invocare un demonio? Non l’ho mai fatto e non desidero nemmeno suggerirlo, ovviamente, ma aprite bene occhi ed orecchi, soprattutto quando vi invitano a sedute spiritiche evocative di anime trapassate e/o esplicitamente di Satana e la sua banda… Ma tanto è per gioco, per riderci su… voi, lui no!

Lui non scherza e non ride proprio, o meglio, se la ride pensando alla stupidità e alla presunzione dell’uomo di poter giocare con forze spirituali incommensurabili per potenza ed intelligenza superiore rispetto a noi. Si pensi solo che sono esseri immortali… e noi no, almeno sino a quando saremo su questa terra.

Poi, dopo la morte, lo diventeremo anche noi (faccio salvo a chi crede nella reincarnazione: io no) per essere destinati al premio eterno – leggi Paradiso, magari con una “fermata” per un po’ di tempo in Purgatorio – o alla pena eterna – leggasi Inferno – posticino molto “caldo” dal quale proviene Satana e le sue schiere dannate e dove vorrebbe rinchiuderci in sua compagnia… per sempre!

No grazie!

Non diciamo, a volte, quando siamo stanchi, sfiduciati, ecc. che questa vita è un inferno? Ma allora anche questo “luogo”, o meglio, “stato dell’essere”, esiste o non esiste? È anche lui frutto di fantasia dantesca o triste realtà esperienziale che già viviamo anche ora quando agiamo in modo difforme alla nostra coscienza?

Perché il punto è qui: la coscienza!

E che cos’è quest’ultima? È quel “grillo parlante” di collodiana memoria, amico di Pinocchio ma da quest’ultimo sempre inascoltato, “schiacciato”, sino a pagarne le conseguenze, che ci richiama a quel codice morale inscritto in noi sin dalla nascita, quell’alito di Dio che ci fa sentire la Sua voce quando sbagliamo, richiamandoci all’ordine, e ci fa star bene quando agiamo bene…

E se Dio, come ogni padre terreno, ci rimprovera per correggerci, per non farci trovare a mal partito, Satana invece, non ci rimprovera mai, anzi plaude alle nostre trasgressioni, ci esorta in tal senso e ci allontana dalla voce del Padre che ci lascia liberi di agire, attendendoci – come il Padre misericordioso della nota parabola detta del “figliol prodigo” – quando, ritornati in noi, resici conto del nostro errore, del nostro peccato, pentiti, ritorniamo a Lui, il Quale non sta fermo sulla porta con le braccia conserte in attesa di farci la “ramanzina”, ma ci corre incontro e ci abbraccia perché: “Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.”(Lc 15,7).

Da una parte il demonio pronto ad “inforcarci” godendo della nostra perdizione e dall’altra il Padre eterno con le braccia aperte che con la Sua misericordia ci attende, anzi, ci viene incontro per donarci la Sua salvezza chiedendoci solo di prendere coscienza del nostro peccato e di essere sinceramente pentiti per gli errori commessi e di abbandonarci alla Sua capacità di perdono e Amore salvifico!

E il demonio ci fa apparire esattamente il contrario: Dio “cattivo” che ci impone delle regole (i Dieci Comandamenti…) e lui, invece, “buono” che ci lascia fare tutto quello che vogliamo, o meglio, che ci suggerisce lui per la nostra perdizione eterna…

Vedi un po’ se non è veramente un bel “cornuto”!

Ora a voi/noi la scelta da che parte stare…

Per concludere e, se possibile, scherzare su un tema di questa importanza, mi verrebbe da suggerire a chi non crede nell’esistenza del diavolo e del suo regno, gli inferi: tutto sommato, forse, conviene credere nel Padre eterno e nel Suo antagonista perché, se l’inferno e il diavolo non esistono, comunque ci siamo comportati, ci è andata bene. Morti eravamo e morti rimarremo. Ma se le due realtà spirituali esistono, beh, pur per viltà, è meglio averci creduto prima ed agito diversamente che scoprirlo a nostre spese… dopo, quando sarà troppo tardi!

Credere per paura o aver paura di non credere?

A voi dirimere il quesito…

Con affetto, Antonio

Quello che hai letto ti è piaciuto?

Condividi questo post con i tuoi amici

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il mio romanzo spirituale

Anche i morti hanno bisogno dei vivi

antonio-palmiero-anche-i-morti-hanno-bisogno-dei-vivi-mockup-libro

Altri racconti spirituali di Antonio Palmiero

La newsletter per lettori appassionati

Una mail che vorrai sempre aprire