Un cenno storico
Il 1° di novembre ricorre la festività di “Tutti i Santi”. Questa ricorrenza si deve a Papa Gregorio IV che nell’anno 835 scelse questa data per commemorare coloro che morirono martiri a causa e per difendere la fede cristiana. Di essi si dice che hanno avuto “l’onore degli altari” cioè sono stati riconosciuti degni di essere nominati Santi, grado che si raggiunge dopo i precedenti stadi: Servo di Dio, Venerabile, Beato.
Per ottenere questo passaggio progressivo, la Chiesa deve riconoscere per ogni grado di santificazione un miracolo attribuibile e attribuito a quella persona. I nomi di questi uomini e donne canonizzati è raccolto nel martirologio.
Da Wikipedia: “Per martirologio in origine si intendeva la narrazione di notizie relative ai martiri cristiani dei primi secoli dell’era corrente. Più tardi le Chiese avvertirono la necessità di registrare, sinteticamente, date ed eventi significativi relativi ai martiri in un calendario, che avrebbero assunto il rango di vero e proprio libro liturgico”.
E’ tradizione cattolica attribuire ad ogni battezzato il nome di un santo cristiano che spesso riusciamo a trovare scritto nei calendari e nelle agende, anche se non tutti in quanto i santi riconosciuti come tali non sono 365, ma migliaia (da Cathopedia, l’enciclopedia cattolica, nell’ultima revisione del martirologio, si parla in totale di 6.538 santi).
Va da sé che, di conseguenza, il 1° novembre vengano festeggiati anche coloro i quali non hanno il proprio nome iscritto sui tradizionali calendari.
Ma cosa dice la Chiesa Cattolica in merito al nome che si può attribuire ad un neonato?
<< I genitori, i padrini e il parroco devono aver cura che non venga imposto ai battezzandi un nome estraneo al senso cristiano” (codice canonico 855). Quindi non si impone, ma si raccomanda un nome di un santo cristiano così come anche specificato da Papa Benedetto XVI: “Ogni battezzato acquista il carattere di figlio a partire dal nome cristiano, segno inconfondibile che lo Spirito Santo fa nascere di nuovo l’uomo dal grembo della Chiesa” >>.
Forse un motivo ci sarà.
Non vorrei ricordare male, ma negli anni ’70 venne dato ad un bambino, nato in quel periodo, il nome proprio di “Sandokan” (non so se poi confermato all’anagrafe…) in concomitanza alla famosa e omonima serie televisiva del 1976 trasmessa su Rai1 con l’attore protagonista Kabir Bedi: spero che di cognome non facesse “Tigre di Mompracem”…
Battuta a parte, mi chiedo: ma oggi si festeggia ancora l’onomastico? è ancora di moda farlo?
Personalmente ritengo che ricordarsi del nome di una persona significhi ricordarsi della persona, cioè non è un qualcosa di scontato, di semplice ritualità o convenzione. Tra l’altro, mentre il compleanno, cioè la data in cui uno nasce, non dipende da sé stessi e quindi lo si festeggia (soprattutto da giovani) come segno di crescita – che si spera non sia solo fisica, ma anche di maturità interiore – il mantenere viva la memoria dell’onomastico non è solo una ricorrenza, ma la sua rievocazione porta a pensare alla persona che ha quel nome nonché – per chi è di fede cristiana cattolica – il relativo santo, suo protettore ed intercessore.
Purtroppo, oggigiorno, si è persa un po’ questa abitudine dando più importanza al compleanno – per carità, è sempre una cosa bella… – ma dimenticandosi, spesso, del valore che ha il nome di una persona.
Se si leggesse la storia del valore che ha in sè il “nome”, in particolare attribuito ad un essere umano, si capirebbe meglio quale senso profondo porti con sé. Si pensi, ad esempio, al significato che le tribù indiane d’America gli attribuivano, per tradizione e cultura, dandolo ad ogni nascituro e scelto in base al proprio spirito e/o agli eventi legati alla nascita. Anche in Africa il nome dato ad ogni nascituro è spesso duplice: un nome proprio di origine cristiana e un secondo di origine tribale. Molto significativo, solo che noi, in Occidente, abbiamo fatto perdere di senso, per superficialità, per materialismo, frutto anche di una crescente scristianizzazione, il valore intrinseco che ogni nome ha in sé.
Se si fa mente locale, sin dalla creazione, Dio diede importanza al valore del “nominare” le cose da Lui create dandone facoltà all’uomo: “19 Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. 20 Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l’uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile.” (Gn 2, 19-20).
Anche nel Vangelo di Matteo (Mt 1, 1-17) c’è un intero capitolo dedicato alla genealogia di Gesù che, ai tempi degli ebrei, veniva fatta imparare a memoria ai propri figli per ricordarne la loro provenienza e discendenza.
Noi occidentali diciamo che una persona ha un nome; nella tradizione ebraica l’ebreo dice che la persona è il suo nome. Quindi capite bene quale valenza ha esso in sé e di per sé.
Ma i Santi esistono ancora?
Festività di “Tutti i Santi”: e se togliessimo la “i” trasformandola così in festa di “Tutti Santi”?
Sì, non è una semplice battuta, un giochetto lessicale, ma una realtà della quale non ci rendiamo conto sino in fondo.
La domanda che ci poniamo è la seguente: ma i Santi sono un retaggio del passato o esistono ancora oggi? Facciamo un po’ di chiarezza. Partiamo dal concetto che santi non si nasce ma si diventa e tutti siamo chiamati ad esserlo. Ma cosa significa essere o diventare santi?
Per “santo” non dobbiamo intendere solo ed esclusivamente colui il quale è stato canonizzato dal Papa e, come dicevamo prima, ha ricevuto “l’onore degli altari”, ma lo sono tutti coloro che hanno varcato la soglia del Paradiso. Ora, è chiaro che non possiamo sapere chi l’abbia varcata o meno e nemmeno ci è richiesto di saperlo, ma per chi crede in una vita oltre la vita e che la morte non sia altro che un passaggio, un tramite per proseguire la nostra esistenza sotto altra forma, spirituale, quello di entrare in Paradiso è l’obiettivo ultimo e “vitale” che si prefigge l’uomo dopo la breve parentesi terrena.
Ma come si fa a diventare santi? Sacrifici inenarrabili, fustigazioni e flagellazioni continue? Vita eremitica e anacoretica? Non esattamente… o almeno non è richiesto per tutti né indicato per diventarlo. Diceva Sant’Antonio di Padova che è già Santo chi desidera le cose sante… e questo mi sembra già più alla portata di tutti.
Tutti noi, col battesimo, siamo chiamati a diventare Santi, o meglio ancora, il germe della santità è stato deposto in noi, nella nostra anima liberata dal peccato originale e, via via che camminiamo lungo la nostra esistenza terrena, ci prepariamo ad incontrare Dio nella sua realtà paradisiaca. Da Lui proveniamo e a Lui torniamo se durante questa esistenza non sbaglieremo proprio tutto, ma soprattutto se avremo l’umiltà di riconoscerci bisognosi della Sua misericordia.
Nella lettera di San Paolo apostolo ai Romani (nota bene: Paolo di Tarso, il persecutore della Chiesa e dei cristiani… Santo! Pietro, il rinnegatore… Santo! Agostino di Ippona, apostata… Santo! San Francesco che da giovane, prima della conversione, di santità proprio non ne aveva… Santo! e ben sappiamo che non tutti i santi condussero una vita scevra da comportamenti… santi, appunto, eppure la Grazia di Dio è stata superiore alla loro iniziale condotta… ) si evidenzia una iperbole che fa capire quanto la Grazia di Dio sia grande verso la Sua creatura. Così recita:
<<29Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; 30quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati>> (Rm 8, 29-30)
Quindi un crescendo, dal Suo disegno di salvezza sin dalla creazione (ha predestinato…) del mondo e della Sua creatura, per la Sua misericordia (…li ha giustificati) li ha esaltati della gloria (…li ha glorificati): sta ora a noi condividere questo meraviglioso destino di salvati in Cristo, o meglio, di “già” salvati!
Ricordiamoci sempre che i Santi, non sono da “ammirare”, ma da imitare e ciò che ci consola è che, in vita, anche loro non sapevano di essere Santi… anzi, spesso, si sentivano meno meritevoli degli altri, più lontani e peccatori di tutti gli altri, ma dentro di loro la fede in Dio non è mai venuta meno, pur nei momenti più bui della loro vita, pur nelle prove più difficili e nello sconforto che poteva prendere loro, la luce di Dio non si è mai spenta al punto che alcuni Santi emanavano un’aura, una luce particolare dal loro volto (Mosè, uno per tutti).
Ma i Santi sono coloro attraverso i quali passa la luce dai diversi colori (così come avviene nelle rappresentazioni sui vetri colorati dei santi raffigurati nelle chiese, vedi il Duomo di Milano, quando sono colpiti dai raggi del sole e la trasmettono all’occhio dei visitatori): ogni colore diverso rappresenta una diversa caratteristica di quell’uomo vissuto sulla terra e poi santificato.

Tradotto, la Luce di Dio che attraverso le singolarità di ogni singolo uomo-santo si trasmette, illuminandolo a sua volta, all’essere umano che, se si lascia illuminare, diventa a sua volta trasmettitore di santità per chi lo avvicina e così all’infinito…
Sembrerebbe tutto facile ma quando si pensa a santi come Sant’Antonio, Santa Rita, San Francesco e alla loro vita, ci sentiamo talmente distanti dalle loro virtù, per qualità e quantità, da scoraggiarci…
E forse non è già santo chi, con fede e speranza, con umiltà e carità, accoglie la sua croce e la porta avanti, senza ribellarsi a Dio, al Suo talvolta incomprensibile disegno – ai nostri occhi – limitandosi a domandargli la forza per sopportarla, affidandosi totalmente a Lui?
CONCLUSIONE
Di santi, con l’aureola o meno, ce ne sono anche oggi, alcuni addirittura martiri – pensiamo a quegli uomini mostrati in televisione prima della loro esecuzione, di religione coopto-cristiana, inginocchiati, che per non rinnegare la propria fede si sono lasciati letteralmente sgozzare dai Jihadisti… Non sono forse santi anche costoro?
Termino ricordando che l’eccezionalità di questa ricorrenza non sta nel rammentare gesti straordinari attribuiti a questi uomini, cioè ai loro miracoli comunque riconosciuti dalla Chiesa (un giovane che è stato recentemente beatificato è Carlo Acutis in quanto la ‘Consulta medica della Congregazione delle Cause dei Santi’ lo ha riconosciuto autore di un miracolo per intercessione) ma per la condotta di umana e solidale carità verso i propri simili e per la loro fede in Dio testimoniata a costo anche della propria vita.
Buona festa a tutti, dunque, e buon onomastico a coloro che non hanno il proprio nome scritto su quel famoso calendario…
6 risposte
Curioso, interessante articolo su questo tema. Molte volte non si conosce il giorno del proprio onomastico. Capita che si rimanga sorpresi al sentirsi dire “Auguri”. !!!….
…. Per fortuna esistono le agende e i calendari 😉😉
Certamente, Laura.
oggi è molto più festeggiato il compleanno ma, come riportato nell’articolo, credo che il ricordarsi del nome di una persona, sia equivalente a ricordarsi della persona stessa e di ciò che per noi rappresenta.
Nel tuo caso, la data in cui ricorre il tuo onomastico è il 19 ottobre, S. Laura.
Ho sorelle, nipoti, amici. Quante volte mi sono detta : ” già ricordo con un pò di fatica i compleanni di tutti, figuriamoci gli onomastici ! ” . Invece leggendo questo articolo, soffermandomi su alcune sue righe, mi rendo conto che, senza dimenticare le date dei compleanni, sia possibile cambiare le proprie abitudini e dare più importanza al valore di un nome, qualunque esso sia.
Grazie Antonio, per avere ancora una volta trattato un tema che mi ha informata, fatto riflettere .
Cara Mariagrazia,
mi fa piacere che i miei articoli ti siano stati utili oltre che graditi.
Sì, è così: le nostre abitudini sono soggette a mutamenti frutto della cultura del nostro tempo e di quelle, più in generale, che si sono vissute sino ad oggi, abitudini trasmesseci e tramandateci dai nostri nonni, prima, e dai genitori dopo.
Le trasformazioni e i cambiamenti ai quali la società va incontro sono tanti ed alcuni più repentini degli altri. Penso che quello del festeggiamento dell’onomastico (e del relativo Santo) sia uno di quelli andati più velocemente a “riposo”, ricorrenza tradizionalmente più sentita nel Centro-Sud Italia che al Nord. A noi farla tornare in auge.
In particolare, traggo da Internet, il tuo nome significa: “Dono di Dio, ma anche bellezza, favore, riconoscenza… dolcezza.” e il giorno in cui si festeggia è il 27 luglio (in memoria della beata Maria Grazia Tarallo, religiosa delle suore crocifisse adoratrici dell’Eucaristia) oppure nei giorni in cui si ricorda il nome di Maria o di Grazia.
E per oggi, auguri a tutti e soprattutto a chi non ha il proprio nome sul calendario…
Ho letto l’ultima newsletter di Novembre , come oggetto : Storiella di Natale 2022 .
E’ stata una piacevole lettura , che, oltre a farmi soffermare su quanto poco ci vorrebbe affinchè l’intero mondo andasse d’accordo, mi ha divertita. Leggendola, mi pareva di vedere la cassetta degli attrezzi e come tutti gli arnesi (come capita agli essere umani) facevano a gara per disturbarsi e per prevalere uno sull’altro. Insomma come scrive Antonio non c’era proprio pace tra loro.
Almeno in loro aiuto è intervenuto un falegname che con il suo lavoro e la sua bravura li ha tranquillizzati e resi felici.
Se dovessi paragonarmi ad uno di questi attrezzi, sicuramente mi immedesimo nella carta-vetra o in una pialla, farei di tutto per smorzare gli spigoli che umanamente a volte si vengono a creare tra noi essere umani.
Dubito molto che “un qualcuno” riesca a porre fine alla guerra in corso in Ucraina e alle altre numerose guerre . Ci vorrebbe un falegname super super speciale . Sarebbe veramente un bellissimo regalo di Natale se un pò di pace portasse serenità, anche solo per un giorno, a tante persone in sofferenza. Io voglio comunque augurare BUON NATALE a tutti e che la speranza non svanisca mai.
Cara Mariagrazia,
nell’ultima mia Newsletter (una precisazione: è quella del mese di Dicembre 2022, ma spedita l’ultimo giorno di Novembre. Lo specifico perchè la prossima la invierò nel nuovo anno, a Gennaio 2023) hai colto appieno il senso del messaggio che desideravo trasmettere. A volte basterebbe un po’ buona volontà e un minimo di capacità di sopportazione per andare più d’accordo. E’ difficile e non sempre ci si riesce, ma se pensassimo, per un attimo, che anche noi possiamo essere quella “carta vetrata” che, invece di smussare gli spigoli o le increspature, potrebbe andare a “graffiare” gli altri, allora dopo essere stati causa di sofferenza per le persone a noi vicine, consapevoli di questo, desidereremmo essere perdonati, godere di maggior tolleranza nei nostri confronti, di maggior comprensione e non diventare oggetto di recriminazioni… Siamo esseri umani con le nostre fragilità e tutti possiamo sbagliare.
Speriamo, come dici tu, di trovare in questo Natale, un “Santo” Natale (a breve potrai leggere un mio blog su questo tema… seguimi) con un “Super Super Falegname” che possa levigare le cuspidi presenti nel nostro cuore rendendolo più aperto alla solidarietà e all’amore per il prossimo.
Tanti Auguri anche a te e a tutti coloro che leggeranno questo auspicio di pace e serenità!