Antonio Palmiero

“PER Cristo, CON Cristo e IN Cristo…”

Per Cristo, Con cristo e In Cristo_AntonioPalmiero

…a te Dio Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli

PREMESSA

Questo Blog non è riservato ai presbiteri, ai teologi, ai biblisti ecc.: loro queste cose le spiegano a noi, calate nel significato della liturgia della S. Messa – questa espressione nella sua completezza è presente nella dossologia finale o conclusiva ed è usata nella preghiera eucaristica – ma a noi di fede cattolica e praticanti, ma che, talvolta, non diamo la giusta rilevanza a queste parole e al loro significato nella nostra vita. Quindi è una riflessione che rivolgo anche a me stesso. Buona lettura, anzi, meditazione.

PER Cristo

Vorrei leggere questa prima espressione interrogandomi sul senso della nostra vita: per chi viviamo questa nostra umana realtà? Quale la sua finalità ultima? Credo che ognuno di noi potrebbe dare mille giustificazioni a questa duplice domanda rispondendo, chi per un desiderio di successo professionale, chi per un risultato economico, chi per una immagine pubblica di rilievo in campo politico, militare, artistico, scientifico, ecc.

Ma al termine di questa terrena esperienza, per chi e/o per cosa abbiamo sacrificato la nostra vita, il nostro tempo, i nostri affetti? Penso che qui sia più difficile riuscire a dare una risposta di senso e in senso materiale. Perché se nel primo capoverso abbiamo individuato uno scopo, una finalità, in questo non riusciamo a giustificare così automaticamente una risposta o a trovarne una che ci soddisfi e che razionalmente ci appaghi.

Forse dovremmo fare un salto dalla razionalità al soprannaturale. Nel Vangelo di Marco (8,35) si trova la risposta autentica. Il Signore, infatti, ci dice: “Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà”.

Detto in altri termini, la finalità per cui valga la pena vivere questa nostra tribolata esistenza è in funzione di una vita senza fine nella salvezza che deriva dalla nostra adesione a quella affermazione evangelica di Mc 8,35.

I modi e i tempi con cui aderirvi sono appannaggio della nostra sensibilità e della nostra maturità spirituale in ragione della nostro credervi o meno e vivere coerentemente questo invito salvifico. Facciamo solo attenzione a non agire per compiacere gli uomini ma quel Cristo morto e risorto per noi in un rapporto esclusivo di amore tra noi e Lui.

CON Cristo

Vivere è difficile e le prove non finiscono mai, un po’ come il titolo della commedia scritta da Eduardo de Filippo: “Gli esami non finiscono mai”. La vita è così, ma se abbiamo un amico con cui condividere le sofferenze, le fatiche, gli affanni e i bisogni, allora i pesi si dimezzano e acquisiamo maggiore speranza e fiducia nel riuscire a superare quelle difficoltà.

E se quell’aiuto ci venisse da un Amico per eccellenza? Da Colui che mai ci abbandona e che sempre è con noi (“l’Emanuele”: vi ricordate il significato? “Dio con noi”)? Il peso si “dimezzerebbe”, cioè la condivisione di una sofferenza la renderebbe più leggera.

Gesù è sempre con noi, ma siamo noi a non rendercene conto o addirittura ad allontanarlo col nostro peccato perché Lui ci dà fastidio…

A tal proposito, permettetemi di riportarvi quella bellissima poesia scritta ed attribuita inizialmente ad un “anonimo brasiliano” poi riconosciuta alla scrittrice canadese Margaret Fishback Powers  (1) dal titolo ormai famosissimo: “Orme sulla sabbia”. Per dovere di cronaca, è conosciuta anche come “Messaggio di tenerezza”, il cui contenuto è sovrapponibile, ed anche questa attribuita all’anonimo brasiliano: a noi poco interessa riconoscerne la paternità e/o la relativa diatriba, ma di certo il suo contenuto sì. Leggiamola:

Orme sulla sabbia

Ho sognato che camminavo
in riva al mare con il mio Signore
e rivedevo sullo schermo del cielo
tutti i giorni della mia vita passata.
E per ogni giorno trascorso
apparivano sulla sabbia due orme,
le mie e quelle del Signore.
Ma in alcuni tratti ho visto una sola orma,
proprio nei giorni
più difficili della mia vita.
Allora ho detto: «Signore
io ho scelto di vivere con te
e tu mi avevi promesso
che saresti stato sempre con me.
Perché mi hai lasciato solo
proprio nei momenti più difficili?».
E Lui mi ha risposto:
«Figlio, tu lo sai che io ti amo
e non ti ho abbandonato mai:
i giorni nei quali
sei soltanto un’orma sulla sabbia
sono proprio quelli
in cui ti ho portato in braccio».

                                                           di Margaret Fishback Powers

(1) Margaret Fishback Powers  è l’autrice della famosa poesia “Orme sulla sabbia”, scritta di getto, dettata dal cuore in un momento di grande felicità. Per molto tempo si è pensato che la poesia – Ho fatto un sogno – oggi universalmente nota come «Orme nella sabbia», fosse stata composta da un anonimo brasiliano. In realtà, è opera della scrittrice canadese, che la compose nel 1964 a Echo Lake Youth Camp, in Kingston (Ontario): era un fine settimana nel quale si celebrava il giorno del Ringraziamento. La poesia esprime la convinzione che Dio cammina sempre accanto all’uomo, soprattutto nei momenti di difficoltà. “Il Signore – scrive l’autrice – è lì con te, ti porta e ti sostiene quando non sei in grado di andare avanti”. (come riportato dal sito dell’Istituto Comprensivo Tito).

Credo che la sua lettura generi commozione se pensiamo alle tante realtà da noi vissute e le relative difficili situazioni che abbiamo dovuto affrontare da soli – quali “problem solver” – non sempre vincenti, ma spesso sofferenti, quantomeno psicologicamente. Ma il sapere di poter contare su Gesù (che ricordo significa “Colui che salva”), credo sia senza dubbio avere una marcia in più in ogni circostanza della nostra esistenza.

Dal sito internet “Amici Domenicani” traggo questa sintesi dell’apostolo Paolo:

Sicché, come dice San Paolo, siamo chiamati “a soffrire insieme con lui per partecipare anche alla sua gloria” (Rm 8,17), a crocifiggere insieme con lui l’uomo vecchio che è in noi (Rm 6,6), a morire e a vivere insieme con lui (2 Tm 2,11), a essere sepolti insieme a lui (Rm 6,4); a risuscitare insieme con lui (Ef 2,6), a diventargli “conformi nella morte” (Fil 3,10) “per essere glorificati insieme con lui” (Rm 8,17)”.

Penso non si debba aggiungere altro…

IN Cristo

In”: la grammatica italiana lo definisce, nell’analisi grammaticale, come “preposizione semplice” e solitamente si usa per includere, indicando qualcosa di statico. Nell’analisi logica introduce tra gli altri, un complemento di “stato in luogo”. Sin qui la grammatica.

Ma quando parliamo la usiamo nel contesto di cui stiamo parlando, allora quella “staticità” si trasforma e diventa movimento di Gesù verso di noi e viceversa. Dio Padre per il tramite del Figlio entra a far parte di noi (e noi di Lui) ma in un movimento del cuore che esprime tutta la sua potenza nella carità cristiana che ci contraddistingue e rende unici.

Torna, in altri termini, la dialogicità tra noi e il Padre che si esprime con l’amore verso di Lui e verso i nostri fratelli. C’è di fatto una comunione, una vera e propria “inabitazione”, cioè quel concetto che la teologia cattolica definisce come “atto a indicare una presenza particolare di Dio nell’anima di una persona”.

Più “in” di così! E pensare che nella nostra lingua questa preposizione, se usata come prefisso, dà spesso un significato negativo e opposto alla parola che segue, per es.: capace, in-capace; felice, in-felice; efficace, in-efficace; utile, in-utile, ecc.

Ma non è il nostro caso! In Cristo noi abbiamo tutta la positività del Suo amore: se staremo in Lui, uniti a Lui, non dovremo temere alcun male e potremo realizzare cose meravigliose anche per chi è… incredulo! L’evangelista Giovanni ci ricorda che Gesù ha detto:

“Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da sé stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15,4-5).

CONCLUSIONE

Lascio a voi concludere, senza voler appesantire un tema che se approfondito ci porterebbe a non terminare mai con infiniti paragoni ed applicazioni, nella meditazione che ci separa dalla celebrazione della S. Pasqua con l’impegno, proprio durante la S. Messa pasquale, all’atto della elevazione dell’ostia consacrata – ora corpo di Cristo – e del calice col vino – ora sangue di Cristo – mentre contemporaneamente verranno pronunziate queste parole dal sacerdote, a collegare un pensiero al triplice annuncio. In che senso? Ad esempio così:

Per Cristo – la mia vita – Con Cristosempre – e In Cristo – unito a Lui – a te Dio Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli” concludendo con un sentito Amen! – cioè, “così sia!”.

Con affetto fraterno, Buona Santa Pasqua di Risurrezione!

Vostro Antonio.

Quello che hai letto ti è piaciuto?

Condividi questo post con i tuoi amici

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il mio romanzo spirituale

Anche i morti hanno bisogno dei vivi

antonio-palmiero-anche-i-morti-hanno-bisogno-dei-vivi-mockup-libro

Altri racconti spirituali di Antonio Palmiero

La newsletter per lettori appassionati

Una mail che vorrai sempre aprire