Antonio Palmiero

Quale relazione sussiste tra il “Carnevale” e il “Cristianesimo”?


Ancora qualche giorno e sarà Carnevale. Ma quanto dura? e perché quello ambrosiano dura di più? ma esiste un legame tra il Carnevale e la Quaresima/Cristianesimo?

Prima di approfondire questo tema e dare le risposte alle lecite domande su anticipate, è doveroso che faccia una premessa: l’argomento è abbastanza ampio, come vedremo, ma proprio per questo ho effettuato una sintesi traendola da un bell’articolo letto sul sito InTerris.it – redatto da Gaetano Paciello – e pubblicato l’8 Febbraio 2018, dal titolo: “Carnevale e Cristianesimo, quale legame?” del quale mi sono avvalso a tal fine e al quale vi rimando per chi desidererà effettuare ulteriori e più completi approfondimenti.

Differentemente avrei dovuto, comunque, copiare da qualche parte la sua storia. Per correttezza deontologica, devo dire che di detto articolo ho “copia-incollato” le parti che ho ritenuto fondamentali per comprendere il significato di questa tradizione e per non allungare troppo questa Newsletter col rischio di renderla troppo “pesante”. Partirei subito con il citato articolo che metterò, graficamente, in corsivo.
 

“Carnevale e Cristianesimo, quale legame?”

<<Coriandoli, maschere e stelle filanti sono i segni inconfondibili del carnevale, una ricorrenza che coinvolge grandi e piccini in una grande festa che si sviluppa nelle strade di ogni città. Dolci, buon cibo e musica la fanno da padroni durante i giorni che precedono l’inizio della Quaresima. Scherzi, risate e finzione sono all’ordine del giorno. Ma quali sono le origini di questo tempo di sfrenato divertimento?

Nell’antica Roma
La nascita del carnevale si può rintracciare nella civiltà greca, prima, e in quella romana, poi. Ricchi e poveri, liberi e schiavi, davano sfogo ai piaceri della carne. La religione dell’epoca dava a questi giorni una doppia valenza: quella della festa e al contempo anche un rinnovamento simbolico. Il caos sostituiva l’ordine costituito, il quale tornava “rinnovato” dopo i festeggiamenti e garantito per un altro anno. 

Anche l’uso delle maschere è da ricondurre all’antica Roma. Una tradizione, questa, che arriva dai popoli della Mesopotamia. A Babilonia, infatti, poco dopo l’equinozio di primavera, attraverso un grande “spettacolo teatrale” in movimento, veniva ri-attualizzato il processo originario di fondazione del cosmo così com’era descritto nei miti che formavano i testi sacri di questi popoli.


Questo periodo veniva vissuto con una libertà sfrenata accompagnata da un capovolgimento dell’ordine sociale e morale. Queste cerimonie, dunque, avevano una valenza purificatoria e dimostrano, secondo Eliade, il “bisogno profondo di rigenerarsi periodicamente abolendo il tempo trascorso e riattualizzando la cosmogonia”. In altre parole: la violazione di tutte le leggi, sociali e morali, mira alla “distruzione” del mondo e alla “restaurazione di quel tempo primordiale” nel quale si originò l’universo.

In primavera, quando la terra “torna a vivere”, si apriva un passaggio tra gli inferi e la terra dei vivi. Ma le anime, per non diventare pericolose, dovevano essere onorate e per questo si prestavano loro dei corpi provvisori fatti con stoffe colorate. Al posto della testa una maschera che rappresentava i personaggi del mito.

Ma alla fine, il tempo e l’ordine sociale del cosmo venivano ricostituiti tramite un rituale di carattere purificatorio comprendente un “processo”, una “condanna”, la lettura di un “testamento” e un “funerale” del carnevale stesso. Infatti, come accade ancora oggi in diverse città, terminati i festeggiamenti, si “uccideva” il re carnevale, rappresentato da un fantoccio (veniva dato alle fiamme, o decapitato, o annegato).
 

Nel Rinascimento
Con l’avvento del cattolicesimo e la cristianizzazione dell’Europa, questi riti vennero aboliti dalla Chiesa. Bisognerà attendere il Rinascimento e la corte medicea. Nel XV e XVI secolo, a Firenze, la famiglia de Medici era solita organizzare grandi mascherate su carri chiamate “trionfi”, accompagnate da canzoni da ballo.  

Il nome della festività deriva dal latino carnem levare ovvero “togliere la carne”, e indicava il grande banchetto che si teneva il martedì grasso, ovvero l’ultimo giorno dei festeggiamenti. Infatti, con il Mercoledì delle Ceneri ha inizio la Quaresima, un tempo di digiuno e purificazione durante il quale i credenti praticano l’astinenza dalle carni. 

Il Carnevale per la Chiesa
La Chiesa, nel corso dei secoli, ha riabilitato il carnevale dandogli un’interpretazione “sacra”. Il giorno d’inizio dei festeggiamenti, ad esempio, è stato deciso proprio dalla gerarchia ecclesiastica. Nei Paesi cattolici, per tradizione, il carnevale cominciava con la Domenica di settuagesima, ovvero la prima delle nove che precedono la Settimana Santa secondo il calendario gregoriano. 

I festeggiamenti duravano, come anche oggi, circa due settimane, e si concludevano il martedì precedente il Mercoledì delle Ceneri. In passato, in questo periodo, si celebravano le Quarantore, pratica introdotta a Milano da San Carlo Borromeo e rapidamente diffusasi in tutta Italia per riparare ai peccati commessi durante i festeggiamenti.

Il rito ambrosiano
Nelle diocesi che seguono il rito ambrosiano, per antica tradizione, il carnevale termina con la prima Domenica di Quaresima. I giorni che vanno dal Mercoledì delle Ceneri alla domenica furono introdotti nel rito romano per portare a quaranta i giorni di digiuno e penitenza effettivi. Infatti le domeniche non erano mai state considerate, come anche oggi, giorni di digiuno

Il carnevale oggi
Ad oggi, il carnevale è la festa più divertente dell’anno, svilita, negli ultimi tempi, dalla pratica anti-cristiana di Halloween. Nel corso dei millenni i festeggiamenti hanno perso ogni caratteristica sacra.”>>

Carnevale


Sin qui l’estratto dell’articolo. Qui di seguito il calendario per quest’anno 2023, non avendo il Carnevale una data fissa come, del resto, anche la S. Pasqua e questo, per esempio, è anche un punto in comune tra le due ricorrenze: laica la prima, religiosa la seconda.

Dal web:
Il periodo del Carnevale viene indicato come “Tempo di Settuagesima” nei paesi di tradizione cattolica e viene inteso come periodo preparatorio immediatamente precedente la riflessione e riconciliazione con Dio propria della Quaresima”.
 

EventoDataRicorrenza
Inizio del Carnevale05/02/2023Domenica di Settuagesima
Fine del Carnevale21/02/2023Martedì Grasso
Inizio della Quaresima22/02/2023Mercoledì delle Ceneri

Calendario del Carnevale


Secondo il rito ambrosiano, la Quaresima non inizia il Mercoledì delle Ceneri (cioè quello successivo al Martedì Grasso), bensì la prima domenica successiva e anche in questo caso, quindi, il Carnevale termina esattamente con l’inizio della Quaresima. Ciò vuol dire che il sabato grasso, giorno di celebrazione del Carnevale Ambrosiano, sarà invece il 25 febbraio 2023.
 
RIFLESSIONE
 
Bene, cosa aggiungere a quanto su riportato? Dal punto di vista “storico”, non aggiungerei assolutamente altro, ma qualche spunto di riflessione me lo porge proprio l’articolo nel paragrafo finale “Il carnevale oggi” dove si dice: “Ad oggi, il carnevale è la festa più divertente dell’anno, svilita, negli ultimi tempi, dalla pratica anti-cristiana di Halloween pratica, quest’ultima, che invece non ha nulla in comune con i valori del cristianesimo e del cattolicesimo, anzi…

Ponendo a confronto le due ricorrenze – Carnevale e Halloween – possiamo rilevare punti di contatto con la religione cattolica e al tempo stesso, di contrasto tra loro ora dell’una ricorrenza ora dell’altra tradizione.

Proviamo ad analizzare qualche elemento.

Ad esempio, relativamente alla tradizione carnevalesca di indossare costumi e di mascherarsi, questa si rifà al fatto che “In primavera, quando la terra “torna a vivere”, si apriva un passaggio tra gli inferi e la terra dei vivi” e, in quella circostanza, “…le anime, per non diventare pericolose, dovevano essere onorate e per questo si prestavano loro dei corpi provvisori fatti con stoffe colorateAl posto della testa una maschera che rappresentava i personaggi del mito.”:

In questo vedo un accostamento alla “pratica anti-cristiana di Halloween” dove “…l’usanza di travestirsi nei modi più terrificanti ha avuto origine, sempre dalle popolazioni celtiche, le quali per ingraziarsi gli spiriti buoni e allontanare quelli maligni usavano compiere sacrifici vestendosi poi con le pelli degli animali uccisi” (dal web).

E, aggiungo, al posto delle nostre maschere, una bella “zucca” (fosse almeno quella della banca olandese on-line “ING”, porterebbe essere di buon auspicio per qualche soldo…).

La “zucca” di Halloween

Ancora, c’è un punto in comune circa il contatto tra il mondo dell’aldilà e quello terreno. Sappiamo che la festa di Halloween prenderebbe origine dall’antica festa di Samhain… che durava un’intera settimana durante la quale, secondo le credenze dell’epoca, il mondo terreno e quello dell’aldilà potevano incontrarsi” (sempre dal web) e quindi questo passaggio dal mondo dei morti a quello dei vivi li accomuna almeno dal punto di vista della comunicazione tra le due realtà.

Nella religione cristiano-cattolica esiste, invece, la festività di Tutti Santi che precede quella della commemorazione dei defunti: è una festa lieta, non di terrore o paura per l’aldilà, con le anime beate  nella gioia paradisiaca e la morte è vista come una via, un passaggio verso una vita migliore nella pace e nella luce.

Anche i dolciumi e gli scherzi caratterizzano entrambe le feste benchè con valenza differente: nel carnevale “Dolci, buon cibo e musica la fanno da padroni durante i giorni che precedono l’inizio della Quaresima. Scherzi, risate e finzione sono all’ordine del giorno.”, mentre in Halloween hanno una valenza ben diversa.

Infatti la famosa domanda “dolcetto o scherzetto”, traduzione italiana dell’inglese “Trick or treat”, vede nella parola “scherzetto/trick”, in realtà, una specie di minaccia nel provocare dei danni a quei padroni di casa o alla loro proprietà se non veniva dato alcun dolcetto (“treat”) a chi bussava alla loro porta.

“Trick or treat” (letteralmente: “scherzetto o dolcetto”), in realtà significa anche “sacrificio o maledizione“: tutto all’infuori, quindi, di goliardici scherzi carnevaleschi. Si dice infatti che “A carnevale ogni scherzo vale”, ma non si maledice nessuno. Poi, magari, qualcuno esagera nel tipo di scherzo, ma questa è un’altra questione.

Differentemente, nella tradizione cristiana, per ogni dolce ricevuto dal mendicante che bussava alla porta di una casa, veniva promessa, per quella famiglia, per riconoscenza, una preghiera per i loro parenti morti, ritenendo che i morti rimanessero per un determinato periodo nel limbo, prima di accedere al Paradiso, e che le preghiere di estranei, oltre a quelle dei parenti, potessero accorciare la permanenza in questo luogo. Oggi parliamo delle anime in Purgatorio e dell’efficacia delle preghiere di suffragio per i loro peccati. [Sull’argomento, ricordo il libro da me recensito: “Anche i morti hanno bisogno dei vivi”].

Mi sembra un po’ diverso dalla minaccia degli spiriti di Halloween… Tra l’altro, la parola Halloween rappresenta una variante scozzese del nome completo All Hallows’ Eve, cioè la notte prima di Ognissanti 1° novembre (infatti Halloween viene festeggiato, da chi lo festeggia, il 31 ottobre). Tra le altre, Padre Gabriele Amorthl’esorcista modenese, il suo monito, lo lancia tramite Facebook:
 

“Festeggiare Halloween è rendere osanna al diavolo”.
 

Ma non dovevamo parlare del Carnevale? Beh, credo che ne abbiamo fatto ampia – forse un po’ lunga – disquisizione ma, come spesso accade, un argomento tira l’altro, e qui ho cercato di evidenziare la sua relazione con il cristianesimo toccando anche un “non invitato” Halloween.

L’argomento si presterebbe anche ad ulteriori considerazioni sulla “festa” prima della “penitenza” (leggi periodo quaresimale), ma penso di lasciare ad ogni lettore la possibilità di approfondire questa tematica. Semmai e allorquando aveste qualche domanda, in merito, da rivolgermi, per quello che sarò in grado di rispondervi, lo farò più che volentieri.

E voi come vi maschererete?

Buon Carnevale a tutti!

Con affetto, Antonio.

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