Antonio Palmiero

Sessualità: Genitalità o Affettività?

SESSUALITA'-GENITALITA' O AFFETTIVITA'_AntonioPalmiero

INTRODUZIONE

Prima di iniziare ad introdurci nel tema che desidero trattare, il titolo che ho dato a questo articolo mi è arrivato come un fulmine a ciel sereno, come spesso mi capita, così come altrettanto spesso mi accade con i titoli dei libri che poi redigo nel tempo. Perché questa premessa? Perché trovo conforto nel leggere come analoghi titoli sono oggetto di compilazione da parte di altri e più titolati professionisti, sia in campo clinico, psicologico che etico-morale, segno che l’argomento è particolarmente sentito in una società dove ormai parlare di sesso, in pubblico o in privato, è diventato normale (e, nei dovuti modi e relativa sensibilità, lo sarebbe dovuto essere da sempre…).

Come mio stile, inizierò questo argomento partendo dalla definizione che dà il dizionario Treccani online in merito ai tre termini presenti nella domanda del presente articolo, iniziando da: “sessualità”.

Sessualità: complesso dei caratteri sessuali e dei fenomeni che concernono il sesso. Nel genere umano, il complesso dei fenomeni psicologici e comportamentali relativi al sesso. Tali comportamenti sono diretti alla ricerca del piacere fisico e dell’appagamento psicologico mediante l’attivazione delle funzioni fisiologiche proprie degli organi genitali maschili e femminili, nonché l’insieme delle percezioni, istinti e desideri legati alla consapevolezza del proprio sesso.

Mi sembra che questa spiegazione possa considerarsi quantomeno chiara ed esauriente ma, a mio giudizio, riduttiva della componente affettiva. Dallo stesso vocabolario traggo la definizione di “affettività”:

“Affettività”: s. f. [der. di affettivo]. – Inclinazione agli affetti, alla vita e ai rapporti affettivi: a. di carattere, di temperamento, di comportamento; un’atmosfera di grande a.; non è capace di esprimere la sua affettività. In psicologia, l’insieme dei fatti e dei fenomeni affettivi (sentimenti, emozioni, passioni, ecc.) che caratterizzano le tendenze e le reazioni psichiche di un individuo.

Dal sito dipartimentibenesserecoppia.it leggo e riporto la considerazione di ciò che è la “genitalità”:

La genitalità indica l’insieme degli organi genitali: sia come sono fatti (anatomia), come funzionano (fisiologia), sia il rapporto sessuale (coito), il piacere, l’orgasmo e tutto ciò che ne consegue o ne è correlato.

Credo che si potrebbe scrivere una enciclopedia su un tema come questo che abbraccia la natura dell’uomo a tutto tondo.

PREAMBOLO STORICO

Nell’analizzare la problematica in questione, non posso non ricordare, quando ero bambino/adolescente, da un lato i goffi tentativi genitoriali di parlare di questi aspetti (a tal proposito vi invito a leggere il libro autobiografico, da me redatto, “Maledetta adolescenza, beata gioventù – Coraggiosa confessione di un genitore”) dall’altro, l’educazione sessuale insegnata a scuola.

Perché questo riferimento così “antico”? “Antico”, perché da allora son trascorsi, per me, circa cinquant’anni – erano gli anni ’70 – anni nei quali la rivoluzione sessuale esplose con tutta la sua rabbia giovanile per la repressione che sino ad allora era stata operata su questa “libertà”, che di fatto era occulta, ma che poi è dilagata assumendo socialmente anche degenerazioni, a mo’ di una bomba che esplode, e, come in tutte le reazione incontrollate, creò danni né previsti né prevedibili.

Le prime “comuni”, l’amore libero, l’epoca degli hippy, i figli dei fiori, l’uso della droga – dallo “spinello”, la “canna”, all’eroina, il “buco” – lo slogan del tempo “Sesso, droga e Rock-and-Roll”, caratterizzarono quel decennio – 1960/70 – con sconvolgimenti sociali in tutti gli ambiti, scuola in primis con i famosi o famigerati “Movimenti studenteschi”, negli scontri di piazza tra sinistra e destra estreme, l’avvento delle Brigate rosse, ecc.

Ma non divaghiamo.

Dicevo dell’educazione sessuale in famiglia: un dramma… Volete leggere, qui di seguito, un piccolo spaccato delle risposte ricevute, e in auge in quegli anni, a fronte della più innocente e intelligente domanda di un figlio: “Mamma, papà, come nasce un bambino?”? Non ridete: dall’ape al fiore, dal cavolo (ortaggio…) alla cicogna, le più fantasiose arzigogolature venivano elaborate per non nominare gli organi della riproduzione dopo essere stati rimbalzati dalla mamma al papà e da questi nuovamente alla mamma…

A fronte della confusione ingenerata da queste “scientifiche” spiegazioni, l’ultima ancora di salvezza era la scuola, prima di cadere tra le mani degli amici “esperti” (più ignoranti di te, ma di qualche anno più grandi). E qui, all’epoca, il quadro si complicava perché tra le spiegazioni ricevute in famiglia e quelle oggettive insegnate a scuola, di solito nell’ora di “Scienze”, c’era da fare a pugni!!!

Il problema sorgeva perché gli insegnanti erano consapevoli (e talvolta condizionati…) delle “istruzioni” impartite dai genitori ai singoli alunni e dovevano barcamenarsi tra la scienza ufficiale e i tabù morali delle famiglie… Mai venissero tubate quelle anime innocenti dei loro pargoli (che nel frattempo acquistavano e si scambiavano giornaletti pornografici dove, in modo molto esplicito, si metteva in evidenza il “come si… faceva”)!

Ma né gli uni – i genitori – né gli altri – gli insegnanti – avevano mai posto l’accento sulla affettività, limitandosi a lezioni di anatomo-fisiologia (a scuola da parte dell’insegnante di Scienze) e, udite udite, più di tutti, l’unico che ne parlava era il Prof. Di Religione: il Don che si sforzava di farci comprendere – a ragazzini di 13 anni nel pieno della rivoluzione, qui sì, ormonale che impazzava in quei corpi in via di trasformazione… – cosa significasse amare, in generale e, nell’ambito relazionale, una ragazza o un ragazzo.

Ma poneva l’accento su quelle dinamiche relazionali nelle quali ciò che doveva emergere era il sentimento di affetto, il volersi bene, cercando di trasmettere alla persona “amata” (parola grossa per ragazzi di quell’età) ciò che si sentiva per lui/lei: d’accordo essere attratti dall’aspetto esteriore, la bellezza, ma al tempo stesso occorreva anteporre il valore umano del rispetto, dell’attenzione alle esigenze dell’altro, della gentilezza, prima ancora dell’impulso sessuale, animale, che era naturale, fisiologico, ma da posporre a quanto premesso.

Comprendo che quando ero giovane io, la società stessa stava compiendo i primi passi per passare da un’educazione che assomigliava più ad una sottomissione e repressione dei propri istinti, ad una più aperta a fronte di una difficoltà genitoriale in tal senso, a loro volta ereditata. Di fatto, non avendo loro stessi ricevuto quegli strumenti educazionali da poter utilizzare nella nostra formazione, il risultato era un vuoto pressoché totale.

Chi ha i capelli bianchi, ricorderà come fossero classiche le affermazioni che si scambiavano tra loro i nostri genitori, sempre relativamente al sesso, del tipo: “Come abbiamo fatto noi, faranno anche loro” o, alle figlie, “Quando conoscerai il tuo futuro marito, saprà lui che è un uomo!”… uomo, figlio di quella non educazione ricevuta al pari della futura moglie. Dalla pentola alla brace. Ancor più ilare l’affermazione rivolta alle figlie: “Non devi uscire, non devi andare a ballare, non devi… potrai fare tutto quello che vorrai quando conoscerai il tuo futuro marito!”. Sì, ma se non potavano mai uscire da sole o in compagnia, dove lo trovavano sto “futuro marito”? Va beh, altri tempi…

SESSUALITA’ = GENITALITA’?

Perdonate il preambolo ma, per i giovani d’oggi che leggeranno questo blog, senza quanto su detto, farebbero fatica a comprendere il tema che stiamo trattando in quanto, oggi, avendo la nostra cultura sdoganato non solo il sesso libero, ma anche tutte le degenerazioni ad esso associato – abusi sessuali, violenze carnali, stupri, parafilie, ecc. – tutto sembra normale, concesso, giusto, pornografia compresa e sostenuta come la massima espressione di libertà e appagamento fisico, fautrice di felicità conquistata.

Apro e chiudo una parentesi: a tal proposito, consentitemi di suggerire, per chi ne fosse interessato, il libro da me pubblicato “Diario SpiritualeNon di un eremita, di un mistico o di un Santo, ma di un uomo come te…testo nel quale vengono approfonditi – nella Sezione laica – temi come: l’amore, l’eros, il sesso, la pornografia, la prostituzione ed altri temi sulla nostra società.

Oggi come oggi la sessualità viene considerata come un esercizio delle proprie pulsioni, anche indipendentemente dal consenso dell’altro sesso, per lo più da parte dei maschi verso le femmine (ma accade anche il contrario, in forme meno eclatanti o violente, ma spesso più subdole). Stupri e abusi sessuali sembrano essere diventati notizia ricorrente nei vari telegiornali con una frequenza sempre più preoccupante.

Esagero? Beh, non mi sembra… vedi l’ultimo e recente caso, quello dei sette egiziani, dai 15 ai 19 anni, da parte di due di loro, che hanno stuprato una ragazzina di 13 anni, a spasso col suo fidanzato di 17, tenuto fermo dagli altri cinque delinquenti, avvenuto a Catania il 30 gennaio 2024 alle 19.30 della sera, non alle 3.00 di mattina/notte, a Villa Bellini! Non dieci anni fa, ma un mese fa.

Quante violenze carnali, compiute singolarmente o in “branco”, sono determinate da un alterato rapporto tra istinto e autocontrollo della sessualità/genitalità?

Se non educhiamo i giovani a controllare questi impulsi fisiologici, che nell’adolescenza in particolare si scatenano improvvisi e imperiosi, possiamo paragonarci agli animali – del cui regno facciamo parte, benché definiti “superiori” rispetto alle bestie – con l’aggravante che la bestia è governata dall’istinto, l’essere umano dovrebbe esserlo dalla ragione e dalla educazione.

Ora non vogliate vedere in me il rigido censore dei rapporti intimi tra giovani (che avvenivano anche allora con buona pace dei moralisti di oggi, “copulatori” di allora, appunto…), di questo o quel comportamento, come retaggio di un qualcosa che ai miei tempi era non dico negato in assoluto, ma tollerato sino ad un certo punto: come sempre, nel mezzo sta la virtù.

Vivevamo in quell’epoca una fase di transizione, come detto, e come in tutte le fasi intermedie, alla ricerca di un equilibrio. Attualmente, però, mi sembra che sia in atto una deriva senza più limiti né fisici, né morali. Morali, ripeto, non moralistici.

“Sessualità”, per molti giovani, ma anche per qualche “ex-giovane”, fa rima con “genitalità esasperata”, alla ricerca edonistica del piacere! L’orgasmo come ricerca e punto di arrivo, anche ignorando analogo desiderio del partner: edonismo che fa rima con egoismo, con l’utilizzo di farmaci (e qui mi riferisco ai maschi) scoperti per la cura di una patologia relativa alla disfunzione erettile, utilizzati per avere una maggiore capacità di prestazioni sessuali con effetti deleteri non solo a livello cardiocircolatorio, ma soprattutto di natura psicologica. La dipendenza da quella “super pillola” per dimostrare una virilità superiore rispetto alla normalità della normalità… pillola della quale, poi, non se ne potrà più fare a meno con le inevitabili conseguenze prestazionali e i devastanti risvolti psicologici, oltre che clinici, ripeto!

La mia esperienza professionale, come professionista operante nel settore medico-farmaceutico, mi ha portato a conoscere situazioni di questo genere e ne sono stato testimone, in più di una circostanza, come “confessore” a cui sono state confidate situazioni di questo tipo.

La sessualità è un fattore molto più complesso che coinvolge corpo, mente e spirito e dove se non si trova un equilibrio tra questi fattori, l’infelicità è garantita. Non ci si illuda, e credo sia esperienza comune, che un orgasmo ripetuto possa sostituire e colmare la nostra necessità di appagamento affettivo.

Oggi, vittime dello stress, non riusciamo nemmeno più a provare soddisfazione piena anche da quel meraviglioso momento di intimità, riducendo il tutto a una “pratica burocratica” (e qui, fatemelo dire, molto spesso buona parte delle donne/mogli/compagne cercano di liquidare detta pratica nel modo più rapido possibile, vittime a loro volta di stanchezza, routine, preoccupazioni familiari e quant’altro, per accontentare il loro insistente partner, ma non fa eccezione nemmeno il contrario).

Consentitemi una breve nota. Queste situazioni estremamente diffuse sono frequentemente alla base di quei tradimenti, e successive separazioni, per una caduta di interesse reciproco, per uno sfaldamento dell’unione matrimoniale che è stata svuotata di quell’attenzione reciproca, sia fisica, intima, che sentimentale. A tal proposito, per chi volesse approfondire l’argomento sulla fedeltà coniugale, consiglio il libro da me redatto: “Perché si tradisce? – Chi potrà affermare “Io non lo farò mai”?

Ma allora questa sessualità è coincidente con la genitalità e con ciò che ne deriva? Rimandiamo alle conclusioni (poi ognuno tirerà le proprie…) la risposta. Ora prenderei in considerazione l’altra equazione.

SESSUALITA’= AFFETTIVITA’?

Nella nostra società e, più estesamente, nel mondo “machista”, qualcuno confonde questa identità con una forma espressiva “inferiore”, cioè di una forma “debole”, “infantile”, “immatura” di esprimere l’amore, espressività ancora legata alla tenerezza materna desiderata dai bambini…

Ecco credo che saremmo totalmente fuori binario se si pensasse ad una associazione in questi termini del concetto di identità tra sessualità e affettività. All’inizio di questo articolo riportavo le tre definizioni del nostro discutere e, relativamente alla affettività, veniva psicologicamente così descritta:

“In psicologia, l’insieme dei fatti e dei fenomeni affettivi (sentimenti, emozioni, passioni, ecc.) che caratterizzano le tendenze e le reazioni psichiche di un individuo”.

Il che mi sembra chiaramente diverso. Dobbiamo renderci conto che l’essere umano è corpo e spirito in una unione inscindibile benché talvolta negata da chi non crede se non in una materialità assoluta. Che poi, all’interno di questa natura e composizione possa prevalere ora la componente corporale, ora quella spirituale è un altro paio di maniche, ma è indiscutibile che il raggiungimento di questo equilibrio, seppur “instabile”, è alla base non solo dei nostri comportamenti esteriori, ma di una serenità interiore.

L’armonia tra corpo, mente/spirito sono alla base anche di una vita sessuale appagante ma che non può esaurirsi in un orgasmo e tantomeno partire da quello. Quella capacità di introiettare uno stimolo esterno – l’attrazione fisica, ad es. – o l’interesse per delle peculiarità manifestate nel modo di porsi di una persona verso di noi, devono far scaturire nel nostro animo quel sentimento che, crescendo, possa portare, nel tempo e nella umana relazione, a culminare nella manifestazione fisica, amorosa, che vede, qui sì, nella genitalità lo strumento per realizzarla.

Lo strumento, però, non il fine (o la partenza…)! Chiaro?

Del resto pensiamo alla colossale differenza tra un rapporto mercenario (solo genitalità a pagamento…) e l’amore che porta ad unire due persone, sino a qualche tempo prima assolutamente estranee tra loro, al punto da procreare un figlio: mi sembra ci sia un abisso anche se, fisicamente, gli “strumenti” impiegati e l’atto meramente sessuale (il coito) siano gli stessi. Sbaglio?

Ma, umanamente parlando, non credete che anche nel rapporto matrimoniale, cioè tra due persone benedette dall’unione sacramentale, non ci sia differenza tra un atto dovuto (il famoso “dovere coniugale”…) e la passione con tutte le sue manifestazioni corporali? La sessualità, in questo caso, esprime tutte le sue potenzialità sfruttando tutti i propri cinque sensi: il tatto (ovviamente…), l’olfatto (gli odori che i feromoni generano), la vista (quello sguardo che coinvolge il proprio sentire: occhi, specchio dell’anima!), l’udito (quei sussurri, quell’ansimare…) e il gusto (quel bacio, quella suzione…).

Ho tralasciato qualcosa? Meglio così: lascio a chi mi sta leggendo completare ciò che mi è sfuggito, ma soprattutto la conclusione con la sua risposta.

Io, la mia, credo di averla già espressa.

Buon… lavoro!

Con affettività, vostro Antonio.

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