PREMESSA
Prima di addentrarci in questo tema – mi riferisco ovviamente alle tentazioni – che vede anche noi uomini, in quanto tali, dal momento della nascita o quantomeno da quando iniziamo ad avere consapevolezza di noi stessi e sino all’ultimo respiro, ad esse soggetti, è giusto prendere in esame a quali tentazioni fu sottoposto il Signore e farne poi una attualizzazione con quelle a cui siamo, nostro malgrado, sottoposti quotidianamente, talvolta senza nemmeno rendercene conto o ricercarle volutamente.
ANALISI
Ambientazione
Partiamo dai Vangeli sinottici, cioè quelli di Matteo (4,1-11), Luca (4,1-13) e Marco (1,12-13) anche se vedremo ci sarà una differenza tra i primi due e quello di Marco, ma non precorriamo i tempi.
Tentazioni di Satana

L’ambiente fisico in cui Gesù venne sottoposto da Satana alle tentazioni che andremo ad esaminare, è il Deserto di Giuda e l’arco temporale dei quaranta giorni (e quaranta notti, come si precisa in Mt 4,2) in cui Gesù digiunò, è quello che segue subito dopo il suo battesimo ad opera di Giovanni il Battista nelle acque del fiume Giordano.
Le famose tentazioni sono le seguenti tre e qui di seguito le riporto per una facilità ed immediatezza di lettura, partendo da quelle descritte da Matteo, poi da Luca e quindi da Marco anche se, quest’ultimo, come anticipato, si differenzia dagli altri due evangelisti.
Leggiamo.
Da Matteo 4, 1-11
La prima (che riguarda il cibo): “Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: <<Se sei Figlio di Dio, di’ che questi sassi diventino pane>>” (Mt 4,3).
La seconda (che riguarda la provocazione verso Dio ad intervenire): “Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio e gli disse: <<Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede>>” (Mt 4, 5-6).
La terza (che riguarda la richiesta di Satana ad essere adorato): “Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: <<Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai>>” (Mt 4, 8-9).
Risposte di Gesù
È da tener presente che ogni risposta che Gesù dà al diavolo è tratta da una citazione della Bibbia, in particolare dal libro del Deuteronomio.
La prima è: “Ma egli rispose: <<Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio>>” (Mt 4,4).
La seconda è: “Gesù gli rispose: <<Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio tuo>>” (Mt 4,7)
La terza è: “Ma Gesù gli rispose: <<Vattene, Satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a Lui solo rendi culto>>” (Mt 4,10).
Dal Vangelo di Luca (4, 1-13)
Per maggiore facilità di lettura – e per ridurre un po’ la lunghezza del presente articolo – evidenzierò le tre tentazioni in grassetto e in corsivo le risposte di Gesù.
Leggiamo:
“3 Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». 4 Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo». 5 Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: 6 «Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. 7 Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo». 8 Gesù gli rispose: «Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai». 9 Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; 10 sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordine per te, perché essi ti custodiscano; 11 e anche: essi ti sosterranno con le mani, perché il tuo piede non inciampi in una pietra». 12 Gesù gli rispose: «È stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo». 13 Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato”.
Differentemente dagli altri due sinottici, come già detto, il Vangelo di Marco, molto più breve, non riporta il dialogo tra Gesù e Satana ma ne parla in modo generico e così si esprime: “Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto e vi rimase quaranta giorni, tentato da Satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano” (Mc 1, 12-13).
CONSIDERAZIONI
Aldilà di qualche differente termine – per es. “sassi” invece di “pietra”, ecc. – il dialogo esprime in modo inequivocabile gli stessi concetti: Satana cerca di tentare il Signore Gesù – nota bene – dopo 40 giorni e 40 notti di digiuno (ricordiamo che il numero 40 nella Bibbia rappresenta, simbolicamente, la completezza, la compiutezza, spesso utilizzato per indicare periodi di prova (digiuno), di isolamento (deserto), ecc.).
NOTA: per un approfondimento relativo al significato del numero 40, si legga il Blog 32 del mio testo “BLOG VOL 1” – pubblicato su Amazon o sul mio sito antoniopalmiero.it – o il Blog: LA SANTA PASQUA E LA PASQUETTA: QUALI I SIMBOLI E IL LORO SIGNIFICATO?
C’è da osservare che, in Luca, la seconda tentazione di Matteo è riportata per ultima mentre la terza tentazione nel Vangelo di Matteo, Luca la pone come seconda tentazione. Sinceramente non ho trovato una spiegazione che lo giustificasse, ma credo che la sostanza non cambi, né si voglia in tal senso dare maggiore o minore importanza a questa differente sequenza delle tentazioni o all’una rispetto all’altra. Se qualcuno avesse una spiegazione, sono aperto ad ascoltarla e lo invito a rilasciarla nello spazio riservato ai commenti.
Il riferimento ai 40 giorni di digiuno richiamano, simbolicamente, i 40 anni di cammino degli ebrei nel deserto, deserto quale luogo di aridità che mette alla prova Gesù, vero Dio, ma qui vero uomo. Il deserto è un luogo che, al solo pensarlo, spaventa per le tante insidie che presenta: l’escursione termica tra il giorno e la notte, gli animali velenosi (si ricordino i serpenti che decimarono gli israeliti…), la scarsità di cibo e di acqua in primis, ecc. tutte condizioni che rendono l’ambiente inospitale e mettono alla prova la resistenza umana, fisica e mentale.
RIFLESSIONI
Ora vorrei fare alcune riflessioni senza commentare parola per parola, cioè fare una esegesi puntuale delle tentazioni bibliche, ma da queste prendere spunto per alcune applicazioni pratiche calate nella nostra quotidianità, senza cadere in una retorica scontata che, per certi aspetti, potrebbe rasentare la stucchevolezza.
Il senso di solitudine, di impotenza e il bisogno di sopravvivenza sono aspetti che ben connotano quell’ambiente richiamato nei testi sacri ma, in senso metaforico, è anche il luogo del silenzio, della meditazione è quel ricercare dentro di noi… noi stessi! (A tal proposito si legga di Carlo Carretto: “Diario nel deserto” e “Lettere dal deserto”).

Quante volte sentiamo ripeterci di “fare deserto” in noi per tacitare le voci del mondo, le distrazioni che ci impediscono di riflettere sulla nostra vita, di fare il punto della situazione di chi siamo, dove stiamo andando, quale sia il senso della nostra esistenza, ecc.
Quelle tentazioni non racchiudono forse la nostra realtà nella lotta giornaliera contro quei desideri che se espressi nella normalità per la sopravvivenza – per es. il bisogno del pane da mangiare in senso letterale – sono comprensibili, ma se diventano la manifestazione della nostra bramosia di possedere i beni materiali in misura sempre maggiore (la 1° tentazione) e con finalità di potere (2° tentazione) per soverchiare i nostri simili, non diventano un nostro delirio di onnipotenza e di assimilazione/sostituzione di Dio con l’“Io” – Dio senza “D” – (3° tentazione)?
Mentre sto scrivendo – siamo nel 2025… – stiamo assistendo alla concretizzazione di questo aspetto di egemonia russo-americana (chi l’avrebbe mai detto? Fermo restando al “variabilità” di orientamento del nuovo capo della Casa Bianca – Donald Trump) verso l’Ucraina e, perché no, anche verso l’Europa… – comportamento questo che vede nell’accaparramento delle preziose materie prime (le cosiddette “terre rare” diventate il nuovo oro e relativo “Eldorado”…) l’obiettivo che calpesta diritti e persone senza il minimo scrupolo morale. Drammatico!
Vedete quanto la storia si ripeta e come le tentazioni che il demonio propose a Gesù siano analoghe, aggiornate nella forma, ma non nella sostanza, a quelle a cui ho appena su accennato!?
Ma la tentazione non è peccato, ma induzione al peccato! Infatti se il solo pensiero tramite il quale la tentazione ci spinge a peccare fosse tale, allora anche il Signore, essendo stato oggetto di tentazione, avrebbe peccato! Il che non ci sta… Ripeto: la tentazione che si può esprimere attraverso i nostri sensi (pensiamo solo alla vista…) di per sé non è peccato a meno che entriamo nel conflitto con essa, nel porci in una sfida su chi ne uscirà vincitore (la vedo dura…) tra noi e lei o sarebbe meglio dire, lui… Lui chi? Ma Satana e i suoi angeli decaduti, chi altri se no!
È ormai nota l’affermazione dei Padri del deserto (rieccolo…) che dicevano che la tentazione si vince fuggendola, e sono d’accordo, ma talvolta non si può fuggirla e si è costretti ad affrontarla. Come? Con la grazia di Dio rivolgendoci a Lui con la preghiera! Oscar Wild diceva: “Posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni”. Penso sia chiara la situazione umana in generale.
Detto questo, circa l’accettazione della fragilità umana di fronte alle occasioni di caduta, non scordiamoci che detta provocazione e induzione al peccato ha un’origine spirituale, anche se di natura maligna. Per dirla in modo semplice, è come paragonare la forza di un neonato contro un lottatore di sumo: penso che l’esito del confronto sarebbe fatale e scontato. Così siamo noi di fronte a Satana: senza la grazia di Dio siamo perdenti e perduti, sempre e per sempre!
Siamo tutti soggetti a questa realtà demoniaca che comunque il Signore permette perché ognuno di noi possa rafforzare la propria fede, “soldati di Cristo” (ricordate il sacramento della Cresima/Confermazione?) così come di fronte alle prove della vita, materialmente intesa, occorre resistere al desiderio di perseguire la strada che appare più facile ma che ci potrà portare sulla via sbagliata e alla rovina.
Permettetemi di raccontarvi una situazione che mi è capitata personalmente e che mi è rimasta particolarmente impressa nella mia memoria. Mi trovavo da giovane lavoratore, ma già padre, presso un distributore di benzina dove mi recavo periodicamente e conoscevo l’esercente. Durante uno dei soliti rifornimenti di carburante, mi trovai nel “gabbiotto” – l’ufficetto dove gestiva la parte amministrativa – per l’apposizione dei timbri sulla scheda carburante (quando all’epoca si usava ancora…), per il pagamento del rifornimento e, mentre attendevo che il gestore terminasse di fare il pieno di carburante ad un altro cliente, per pagare il mio, davanti a me vidi il cassetto della scrivania aperto con dentro un certo numero di banconote sparpagliate, in disordine (allora era di uso comune pagare con i contanti) e tra queste, diverse da 50 e 100 mila lire (non c’era ancora l’euro…).

Credetemi, era per me un periodo un po’ difficile, economicamente parlando, ma aldilà di questo, se avessi approfittato della circostanza sottraendo una o due banconote di uno o dell’altro taglio, il gestore non se ne sarebbe mai accorto perché, così come erano sparpagliate in quel cassetto, probabilmente, solo alla chiusura della giornata – facendo i debiti conteggi – ne avrebbe rilevato l’ammanco, ma ben difficilmente avrebbe potuto risalire a me ed imputarmi quella sottrazione indebita, quel furto, anche perché, per la posizione tra l’ufficio e le pompe del carburante, c’era debita distanza e queste ultime erano ubicate in modo tale da rendere impossibile la visione all’interno del locale, motivo per cui non mi avrebbe potuto né vedere né, tantomeno, accusare…
Fu un attimo e quel pensiero mi passò per la mente (di spese e scadenze ce n’erano sempre…): tanto – come dicevo – non se ne sarebbe mai potuto accorgere e scoprirmi. Cosa feci? Mi bloccai, irrigidendomi nella postura che avevo, in piedi, quasi ad “impedire” alla mia mano di estendersi verso quel denaro. Alzai la testa e vidi l’immaginetta del Sacro Cuore di Gesù che era appesa sulla parete, che mi fissava col Suo sguardo “calamitante”, come a volermi far riflettere su ciò che liberamente avrei potuto fare o non fare – libero arbitrio… Annuii, forse in modo inconscio, in un breve dialogo mentale con Lui, come ad aver capito il grave atto morale, oltre che materiale, che avrei potuto commettere. Uscii dal gabbiotto e ripresomi da quello stato d’animo, tra me e me, ringraziai il Signore di avermi “parlato” e dato la forza di resistere a quella tentazione.
Come dice il proverbio “L’occasione fa l’uomo ladro”: io, per grazia di Dio, superai quell’occasione e ne fui felice! Come avete letto, “uscii” da quel locale, in altri termini “fuggii” dalla tentazione… e vinsi!
Ma qual è la tentazione più forte alla quale un essere umano può essere sottoposto? Lecita la domanda, complessa la risposta. Si potrebbe affermare che ognuno ha il suo “diavolo tentatore” e quindi ogni essere vivente è tentato in modo differente in funzione delle proprie inclinazioni, delle proprie abitudini, del contesto socio-culturale in cui è cresciuto e si è formato, dell’ambiente di lavoro in cui opera, ecc.

Credo che le tre tentazioni di Gesù le racchiudano e sintetizzino tutte nella loro globalità. Se posso esprimere la mia opinione, penso che “sesso, soldi e potere” siano una triade infernale se esasperate e considerate finalità diventano strumenti diabolici – ma se questi mezzi vengono ben utilizzati, per contro, diventano doni che si possono concretizzare nelle opere di misericordia spirituali e materiali.
CONCLUSIONI

A tal proposito concluderei proponendovi di leggere la mia Newsletter di agosto 2024: <<Le nuove “SS”>> – “Soldi e Sesso” – (se non la ricevi e desideri leggerla, vai sul mio sito antoniopalmiero.it e, in fondo ad una delle varie pagine, troverai un semplice modulo da compilare in cui segnare il tuo indirizzo mail. Poi sarà mia cura inviartela) dove sviluppo questa tematica.

Circa l’adulterio, poi, credo sia un’altra tentazione molto forte e diffusa (leggi il libro: <<“Perché si tradisce?” – Chi potrà affermare “Io non lo farò mai?”>> sempre pubblicato su Amazon) che pone in crisi molte realtà e che possiamo far rientrare nella prima ,quella del “pane”, dove il sesso, tra le esigenze primarie della specie umana, viene strumentalizzato e “deificato” con le note conseguenze non solo morali ma anche materiali sulla tenuta del tessuto sociale con le famiglie che si dividono e, spesso, distruggono.
Un’altra frequente condizione, è quella di voler mettere alla prova Iddio a fronte di situazioni che ci vedono in difficoltà o in sofferenza. Il rivolgerci a Lui per un aiuto è giusto e doveroso, ma il provocarlo, lo sfidarlo, proprio no! Lo sfogo verso di Lui in un momento di rabbia è umanamente comprensibile, ma il volerlo mettere alla prova rischia veramente di snaturare il rapporto Creatore/creatura con un peccato che non è la sfida in sé, ma la mancanza di umiltà nel riconoscere la nostra pochezza a fronte della Sua onnipotenza.
Un’ultima considerazione. Il Vangelo di Luca conclude il brano con queste parole: “13 Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato” (Lc 4, 13).
E quale fu questo momento? Vi ricordate l’orto degli Ulivi? Sempre dal Vangelo di Luca 22,42 leggiamo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà».

In quel momento Gesù prova angoscia sapendo a quali dolori fisici e morali sarebbe andato incontro e si trova di fronte alla tentazione di evitare quella sofferenza, quella fine: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice!” e pensiamo anche a quando sulla croce grida: “E, verso l’ora nona, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lamà sabactàni?», cioè: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»” (Mt 27,46).

Mi fermo qui, necessariamente, concludendo che se è stato tentato Gesù Cristo, non meravigliamoci che ciò possa accadere, anzi, accada regolarmente anche a noi. In questa Quaresima chiediamo al Signore di aiutarci a rafforzare la nostra fede in Lui e laddove la tentazione dovesse avere la meglio facendoci cadere (non si dice “cadere in tentazione”?) non scoraggiamoci e con il Suo aiuto rialziamoci e continuiamo il nostro cammino. Non sarà certo un caso se nella recita del Padre nostro si chiede al Signore di: “… non abbandonarci alla tentazione” e si conclude con “…ma liberaci dal male”. Alias il Maligno!
Buona Quaresima a tutti!
Con affetto, vostro Antonio.