Antonio Palmiero

IL CARNEVALE È ANCORA UNA FESTA SENTITA?

28FEB2025 - MA IL CARNEVALE E' ANCORA UNA FESTA SENTITA_AntonioPalmiero

PREMESSA: quando inizia e termina il CARNEVALE?

Il Carnevale 2025 inizia ufficialmente domenica 16 febbraio e si conclude il 4 marzo, Martedì Grasso. Il 27 febbraio sarà quindi giovedì grassomercoledì 5 marzo il mercoledì delle Ceneri, dopo di che inizia la Quaresima.

Differentemente:

Il Carnevale ambrosiano 2025: inizia il Martedì grasso 4 marzo 2025, il Mercoledì delle ceneri si celebra il 5 marzo 2025 e termina l’8 marzo 2025 (caso vuole, coincidente con la “Festa della donna”).

RICORDANDO

11/2/2024 – BLOG: “A Carnevale ogni scherzo vale?

Per correttezza verso il lettore, devo ricordare che il tema del carnevale è stato oggetto di un mio precedente articolo (esattamente, come su riportato, pubblicato l’11 febbraio 2024 nella pagina BLOG del mio sito internet e riportato nel libro: “BLOG Vol. 1”) che si concludeva con queste parole:

“Ma non dovevamo parlare del proverbio che “A Carnevale ogni scherzo vale”? Certo, ma lascio a voi, nei vostri commenti, raccontarmi e riportare qualche scherzo realmente tale che ricordate, fatto o subito, nella vostra vita, sia da giovani che da più adulti. Spero siano senz’altro più divertenti di quelli che la cronaca ci riporta ogni fine carnevale, un po’ come la mattina del primo dell’anno”.

Terminando con un invito:

“In attesa di leggerne e renderli fruibili a tutti i lettori, vi saluto augurandovi veramente un festoso Carnevale!”

CONSIDERAZIONE

Ad oggi, in tutta onestà, a più di un anno dal citato articolo, non ho ricevuto alcun riscontro. Le cose sono due: o son passati di moda anche gli “scherzi di carnevale” (tipo quello del “pesce di aprile” del 1° di quel mese) o nessuno ha avuto il desiderio/coraggio di comunicarlo. Nessun problema, viviamo ugualmente…

Ma il punto è un altro: questa festa, di cui Wikipedia ci ricorda che “Le prime testimonianze dell’uso del vocabolo “carnevale” (detto anche “carnevalo”) vengono dai testi del giullare Matazone da Caligano alla fine del XIII secolo e del novelliere Giovanni Sercambi verso il 1400”, quanto è ancora sentita?

UN PO’ DI STORIA

Da Wikipedia:

“La saggezza popolare fissa l’inizio del periodo carnevalesco immediatamente dopo la solennità del Natale, cioè il 26 dicembre giorno di santo Stefano;[39] [40]tuttavia nella maggioranza delle tradizioni contadine in italia il primo giorno di Carnevale viene celebrato il 17 gennaio festa di sant’Antonio Abate.[41] La fine del Carnevale coincide invece con il martedì grasso, il giorno che precede il mercoledì delle ceneri che segna l’inizio della Quaresima, con l’eccezione del carnevale ambrosiano (che termina nel giorno di sabato, in quanto la Quaresima comincia dalla prima domenica) e della tradizione della Tabernella nell’arcidiocesi di Lucca (prima domenica di Quaresima). Il momento culminante si ha dal giovedì grasso fino al martedì, ultimo giorno di carnevale (Martedì grasso). Questo periodo, essendo collegato con la Pasqua (festa mobile), non ha ricorrenza annuale fissa ma variabile. In realtà la Pasqua cattolica può cadere dal 22 marzo al 25 aprile (calcolo della Pasqua) e intercorrono 46 giorni tra il Mercoledì delle ceneri e Pasqua. Ne deriva che in anni non bisestili martedì grasso cade dal 3 febbraio al 9 marzo. Per questo motivo i principali eventi si concentrano in genere tra i mesi di febbraio e marzo”.

Ci fermiamo qui, anche perché l’approfondimento sul tema del Carnevale è molto ampio e a tal proposito vi rimando a Wikipedia, appunto…

Qui, invece, desidererei affrontare più l’aspetto sociale in termini di tradizione, se ancora attuale, e quanto oggettivamente sentita o quale senso abbia o abbia avuto per voi.

ANALISI E RIFLESSIONI

Chi non ricorda le maschere con cui i nostri genitori, accontentandoci, ci vestivano ora da Zorro (con i classici “baffi” fatti col tappo di sughero annerito sul fornello…), ora da John Wayne con la stella di sceriffo sul gilet marroncino e la Colt – di plastica – nel cinturone dei Cowboy o da Superman, oppure con i più classici abiti di Arlecchino, Pulcinella e, per le bambine, da Fata Turchina o Colombina, ecc.?

Ebbene, sinceramente, di bambini/e vestiti con queste maschere, da tempo ne vedo sempre meno, forse perché cadute in “disgrazia” a favore di personaggi e super eroi più contemporanei e in linea con i nostri tempi, ma un pizzico di nostalgia (tristezza…) mi coglie al vederne sempre meno in giro, ripeto, almeno sino all’anno scorso.

Una volta camminavi per strada e gioiosamente i bimbi ti lanciavano addosso le stelle filanti e/o i coriandoli riempendo le strade di colori (per la gioia dei netturbini…). Ora mi sembra che siano articoli sempre meno richiesti ed utilizzati.

È anche vero che, tra gli adolescenti, non mancavano lanci di uova, farina e l’uso di schiume da barba che imbrattavano non solo le “bande” di ragazzi che così si sfidavano, ma anche, al vero, di tutto e di più: vetrine dei negozi, auto parcheggiate, luoghi pubblici e malcapitati… passanti nel momento sbagliato e nel punto sbagliato.

Ricordo ancora quando gli studenti delle medie, inferiori e… superiori, arrivavano a scuola quel giorno con gli zaini “attrezzati” di queste “armi” per scatenarsi al termine delle lezioni.

Va beh, questo – quando non si degenerava – era tollerato quando non diventava, però, la scusa per atti di puro vandalismo e allora le cose diventavano anche piuttosto pericolose.

Ma, oggi, si sente ancora il desiderio di festeggiare questa ricorrenza pre-quaresimale? C’è ancora la voglia di far festa e sana baldoria prima di iniziare il cammino quaresimale, con le limitazioni e le rinunce che quel periodo, per tradizione, quantomeno ritualisticamente, prevede?

Onestamente non mi sembra che ci sia questa spasmodica attesa anche perché gli adulti, tra una crisi economica, precarietà lavorativa e bollette delle varie utenze sempre più “scottanti” (leggi “luce e gas”…) di voglia di ridere ne hanno poca. Guerre in atto e violenze con omicidi non solo nel nostro “bel” Paese, ma anche all’estero (di recentissimo la strage in Svezia con undici morti, vittime di un killer solitario… ma nessun Paese ne è indenne, purtroppo!), ma anche la prospettiva di nuovi fronti belligeranti che la follia umana riesce a generare, di certo fanno passare pure la voglia di… scherzare.

Ai giovani, poi, mi pare che poco importi travestirsi con gli abiti delle storiche e tradizionali maschere – delle quali probabilmente conoscono poco o nulla della loro storia. L’unica speranza rimastaci sono i bambini sempreché la precoce crescita ed imitazione dei ragazzi più grandi non li abbia ancora “contaminati”!

Personalmente, devo confessare che non sono mai “impazzito” per questa tipologia di festeggiamenti, aldilà del piacere nel vedere – e qualche volta seguire (quando avevo i figli piccoli) – i carri allegorici anche perché sopra, in quelli del mio paese, c’erano i miei due pargoli… e tolto qualche scherzo innocente che realizzavamo da ragazzi, non sono mai andato oltre certi limiti anche perché con un padre Maresciallo di Pubblica Sicurezza (l’attuale Polizia di Stato), era sconsigliato farlo…

Una cosa, però, mi son sempre domandato e cioè se quel mascherarsi, quel mettersi una maschera sul volto, non nascondesse in sé un significato differente dal semplice volersi mettere nei panni di quei personaggi che si andavano ad imitare.

Detto in altri termini, sino a che punto era il voler personificare un personaggio differente dal nostro, il voler recitare per qualche ora quella parte e sino a che punto non un desiderio inconscio di volerci “nascondere” dietro a quella maschera?

Già quotidianamente ci troviamo, nostro malgrado, a dover indossare una e più “maschere” (e qui, non di carnevale, ahimè!) per cercare di sopravvivere a tante situazioni in cui il mostrare la nostra reale natura, il nostro modo di pensare risulterebbe foriero di conseguenze non sempre favorevoli.

E forse che il mentire non sia figlio del “menzognero” per antonomasia (leggi Satana)? Eppure in questa vita si dice che “Chi non sa fingere non sa regnare” e il fingere non è forse un camuffarsi, un “mascherarsi” per dare le sembianze di una persona differente da quella che siamo realmente, ma che la circostanza ci convince essere più conveniente non mostrare?

Ecco, questo pensiero mi ha attraversato in più occasioni e in diversi periodi della mia vita eccetto quando indossavo l’armatura del centurione romano o dell’invincibile spadaccino (D’Artagnan, nell’“uno per tutti, tutti per uno!”…) della spensierata e felice età infantile!

CONCLUSIONE

Concludo lasciando spazio alle vostre di riflessioni, attendendo di leggerle – anche quelle relative all’articolo richiamato e pubblicato l’anno scorso e qui cliccabile oltre a poter approfondire l’argomento cliccando sul link qui sotto nel Post ScriptumP.S. – alle quali sarò felice di rispondere in “scienza e coscienza”, gettando la… maschera!

Battuta a parte, credo che il Carnevale, così come ogni altra festa e/o ricorrenza, non sia né da esaltare (mi sia fatta salva quella della “Esaltazione della S. Croce”…) né da condannare, ma da vivere nella sua essenza, nel suo spirito e nella sua tradizione, locale e regionale, ricchezza del nostro Paese e della nostra cultura.

Con affetto, vostro Antonio, sempre più “smascherato”.

P.S.: un ulteriore approfondimento sul tema del Carnevale lo potrete trovare leggendo il blog DEL 2 FEBBRAIO 2023, qui di seguito riportato: <<QUALE RELAZIONE ESISTE TRA IL “CARNEVALE” E IL “CRISTIANESIMO”?>>

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2 risposte

  1. Premetto che non amo il Carnevale, o meglio un certo tipo di Carnevale.
    Nei tempi passati, avevo passato una giornata a Venezia proprio nel periodo carnevalesco, e qui avevo ammirato con piacere per le strade le bellissime maschere con abiti signorili e curati.
    Dubito che nel mascherarsi, il bambino/a voglia “mascherare” un proprio disagio come magari timidezza, vergogna, o qualsiasi altro senso di inferiorità, ma voglio invece pensare che, almeno per qualche giorno, voglia semplicemente indossare i panni del suo personaggio preferito e vivere momenti da vero “super eroe” o comunque da personaggio televisivo.
    Certo non vedi più bambini/e travestiti da arlecchino, damine con ampi vestiti e parrucca, pirati, cavalieri vari etc.etc., ma preferiscono i personaggi di moda come Batman, super Mario, Pimpa, Mercoledì e tanti altri quasi sconosciuti a noi adulti.
    Cambiano i tempi e cambia anche il Carnevale, l’importante è che i più giovanissimi si divertano sempre con moderazione ed educazione. Buon Carnevale!

  2. Cara Mariagrazia, sono d’accordo con quanto mi scrivi. Effettivamente i tempi cambiano e forse in chi è meno giovane, torna con un po’ di nostalgia la rappresentazione delle maschere e dei personaggi più tradizionali, almeno per me. Ciò non toglie che i nuovi costumi portino comunque allegria nei bambini che li indossano e certamente senza intenzioni di “mascherarsi”, nell’accezione più negativa che il termine può portare con sè, forse più applicabile agli adulti… Sia questo momento di festa veramente un attimo di serenità, di evasione dalla quotidianità, dalle sue preoccupazioni soprattutto in questo momento storico in cui il futuro non si presenta così roseo per la sicurezza e la pace nel mondo. Condivido altresì la tua opinione circa la considerazione:”…l’importante è che i più giovanissimi si divertano sempre con moderazione ed educazione.”. Sì, auguriamocelo, perché, purtroppo, quest’ultima sembra essere diventata appannaggio di pochi, ma la speranza è l’ultima a morire… Buon Carnevale anche a te! Con affetto Antonio.

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