PREMESSA
Per correttezza verso i lettori che ricevono puntualmente la mia Newsletter mensile, devo anticipare che questo articolo è stato oggetto della mia ultima pubblicazione ed invio del 1° di luglio di quest’anno, salvo aver effettuato qualche integrazione che mi è sorta rileggendo l’articolo da me redatto. Perché, quindi, riportarlo anche sulla pagina del BLOG? Per consentire pure a coloro che non sono iscritti alla mia Newsletter (qui sotto il semplice form di iscrizione, per chi ne fosse interessato, rilevabile e compilabile direttamente dal mio sito Internet antoniopalmiero.it) di poter leggere questo articolo che, come scrittore di libri, ho sentito il desiderio di condividere e con l’altrettanto desiderio di poter conoscere la vostra opinione in merito. Detto ciò, per chi lo volesse, procediamo nella lettura di questo nuovo BLOG.

La domanda può sembrare provocatoria o, forse, incompleta. Se la risposta fosse negativa, spontanea sorgerebbe la domanda “perché?”; se fosse affermativa ci si dovrebbe chiedere “cosa e quanto” si legga.
Non so se sia una questione di interesse comune o riservata a pochi, ma di fatto sembrerebbe ci siano più scrittori e libri pubblicati che lettori interessati a leggerli.

Confesso che c’è un po’ di interesse di parte in queste domande e forse un pizzico di rammarico per osservare quanta pigrizia prevalga nella popolazione in generale, ma nei giovani in particolare, nell’acquistare e leggere un buon libro, sia quest’ultimo in formato tradizionale, cioè cartaceo, o in versione e-book, cioè digitale.
In un mio precedente articolo del 28 aprile 2023 dal titolo: “Cosa spinge una persona a Scrivere Libri? – …e poi a pubblicarli se ci riesce…-” evidenziavo e descrivevo le motivazioni che inducevano un appassionato della scrittura a redigere testi di diverso genere letterario. Il presente BLOG potrebbe essere intitolato: “Ma cosa spinge (o non spinge…) a leggere?” A voi, dopo aver letto questo articolo, “L’ardua sentenza”.
BREVE ANALISI
Qui si apre, onestamente, un mondo: quali sarebbero questi “buoni libri” e a quali generi letterari il potenziale lettore si rivolgerebbe?
Se si considera che, secondo il BISAC (Book Industry Subject Category), esistono 239 tra generi e sottogeneri letterari è intuibile che ci sia veramente da perdersi in una offerta così ampia per generi, appunto, e nuovi libri pubblicati (oltre 86.000 all’anno!).
Il punto è che a fronte di una così ampia offerta, in Italia, si legga sempre meno. Traggo da Internet alcuni dati riferiti alle medie di lettura di libri all’anno: il 55% dei lettori ne legge da 1 a 3; il 23% da 4 a 6; il 14% da 7 a 11 e il 9% da 12 a 17, questi ultimi definiti “lettori forti”.
Un altro dato riporta che in Italia il 40% delle persone abbiano letto almeno 1 libro in un anno nel 2021, mentre si afferma che, potenzialmente, si potrebbe leggere 1 libro a settimana se solo si spegnessero i vari social (Facebook, Instagram, Tik Tok…), cioè 52 libri all’anno!


Mi fermo qui con i numeri, ma solo per far riflettere su come sia scarsa la propensione alla lettura in generale, fatta salva quella minima percentuale di lettori accaniti. Poi si dovrebbe entrare nel merito di cosa viene letto: romanzi, saggi, narrativa in genere, gialli, libri classici, introspettivi, spirituali, psicologici, fantascienza, manuali tecnici, ecc. e potremmo continuare.
Forse, da appassionato della scrittura, e conscio della fatica oggettiva e dei costi necessari per redigere un libro e pubblicarlo (anche e sempre di più in selfpublishing su Amazon) per poi contare le unità (sì, non le centinaia o le migliaia…) di testi venduti, sia in formato cartaceo che e-book, beh, sinceramente, fa riflettere sull’opportunità di scrivere o continuare a farlo…
RIFLESSIONI
E non parlo solo per me, ma di tanti autori emergenti che si trovano a non trovare, perdonate il gioco di parole, spazio ed accoglienza presso un pubblico che risulta sempre meno interessato alla lettura e distratto dai social ai quali accennavo più su.

Sia chiaro, quei social, soprattutto per chi si autopubblica, sono uno dei pochi sistemi di pubblicità, normalmente gratuiti, messi a disposizione del nuovo autore per farsi conoscere e che anch’io, come tanti altri, utilizzo per promuovere i libri che pubblico sebbene utilizzati in modo amatoriale e non gestiti in termini professionali con i vari algoritmi, le tecniche di indicizzazione, le keywords, ecc. Detto questo, comunque, rimane il fatto che esiste una ridotta platea di lettori o, in termini positivi, una potenzialità di lettori molto elevata da “sfruttare” visto quanti pochi siano quelli che leggono con regolare frequenza e in quantità invidiabili.
All’inizio di questo BLOG proponevo due possibili risposte alla domanda “Ma oggi si legge ancora?”: una negativa (alla quale far seguire un “perché?”) ed una affermativa comportante un duplice quesito: “cosa e quanto”.
Analizzato il “quanto” si legga, in modo molto sintetico, approfondirei brevemente il “perché” e il “cosa” senza aver la pretesa di essere esaustivo, ma di far riflettere coloro che fanno fatica, magari, anche a terminare la lettura di questo articolo…
CIRCA IL PERCHÈ
Sul perché non si legga – o si legga poco riferito ai libri – penso che la fretta e i ritmi di vita dei nostri tempi poco aiutino in questa operazione. Sia chiaro, questo BLOG non vuol essere né un rimprovero a chi legge poco o nulla, né un elogio a chi legge moltissimo (perché poi dovremmo anche interrogarci su “cosa” si legge…), ma un invito a fare mente locale sull’importanza e il piacere che una buona lettura (soggettivamente intesa in funzione dei propri interessi e relativo retroterra culturale) sia sempre un ottimo investimento sia in termini culturali che di arricchimento interiore ed esperienziale.
Pensiamo solo a quante “esperienze” riusciremmo ad accumulare da quelle che ci vengono raccontate da chi le ha vissute in prima persona e che, per mille ragioni, non potranno mai essere vissute da noi se non per “interposta persona”, cioè per il tramite di chi ha redatto quella storia.

Pensiamo ancora a quante informazioni utili per la nostra vita potremmo raccogliere dalla lettura di un testo, per es., di “Salute e Benessere” per stare meglio fisicamente o, leggendo testi di spiritualità (qui a lato, vi propongo un libro da me redatto che – per chi mi ha riferito – ha generato un beneficio interiore, dal titolo “Diario Spirituale“).
Chi invece non coltiva sin da bambino (e qui forse una causa di mancato innamoramento alla lettura) questo interesse al quale genitori in primis (la lettura delle fiabe ai propri piccoli prima di addormentarsi…) e la scuola, poi, dovrebbero attendere, possono essere i potenziali responsabili, a volte determinanti, sull’esito formativo del futuro lettore o meno. Anche la guida per la scelta dei “titoli” più idonei in funzione della fascia di età e delle relative inclinazioni, sono elementi fondamentali per l’innamoramento o il disinnamoramento alla lettura, fatto salvi i libri di testo scolastici da dover studiare e sui quali non entro nel merito…
CIRCA IL “COSA”
E su questo input anche il “cosa” si legga diventa discriminante tra un progredire in questa buona abitudine o il perderla strada facendo, o “pagina” dopo pagina. I “mattoni” non sono mai piaciuti a nessuno, soprattutto se imposti ad una età non rispondente all’oggettiva maturazione intellettuale della persona per quel tipo di testo.
Forse una educazione alla lettura passa anche attraverso una formazione di chi dovrebbe trasmettere il piacere di ciò, la qual cosa non deve essere un pesante esercizio scolastico (lettura, riassunto, commento…) noioso, ma stimolante ed incuriosente al punto di favorire la fantasia e lo sviluppo della creatività trasformando il lettore in erba in un futuro, perché no, scrittore.
È chiaro che occorra anche diversificare i generi letterari affinché il livello culturale di ogni singola persona possa accrescere a tutto vantaggio proprio e della collettività. L’ignoranza non ha mai dato grandi risultati anche se una cultura sbagliata, per quanto oggettivamente così definibile, demagogica e ideologica non abbia dato migliori esiti: “In medio stat virtus” e cioè “La virtù sta nel mezzo”.
SUGGERIMENTI PRATICI
Concludo con qualche suggerimento pratico:
1) Se avete deciso di acquistare un libro, non rimandate la decisione a quando avrete tempo: non lo acquisterete mai.
2) Se l’avete acquistato, non dite “Lo inizierò domani…” o “Appena ho un attimo di tempo lo leggo…”: non lo aprirete mai.
3) Non cercate le condizioni ideali (luogo, ora, meteo…) per mettervi a leggere: ogni occasione è buona (su un mezzo pubblico, in… bagno, a letto prima di addormentarvi, ecc.). In difetto, non troverete mai le circostanze per leggere.

4) Non acquistate (contro il mio interesse, laddove decideste di acquistare una mia opera letteraria) due o più libri contemporaneamente con l’intento di leggerli tutti, magari un po’ l’uno, un po’ l’altro: il rischio è che potreste non terminarne nessuno.
5) Prima di acquistare qualsiasi libro di qualsivoglia genere letterario, ricordatevi sempre di non limitarvi al titolo e/o al suo sottotitolo (spesso molto importante per farvi capire meglio di cosa tratterà) e alla sua copertina (effetto “emotivo” dell’acquisto), ma anche alla sua quarta di copertina, leggendone i contenuti, così come la eventuale premessa ed introduzione che potranno farvi comprendere se quanto annunciato nel titolo sia poi coerente al libro stesso. Per gli e-book, la sua sinossi e, magari, qualche pagina all’interno del testo stesso. Acquistare alla cieca non aiuta e spesso delude.

Un ultimo suggerimento: comunque sia, leggete per il piacere che da quel libro potrete trarre, documentandovi – vedi anche le recensioni – su cosa state acquistando, ma una volta fatto, salvo errori madornali che vi faranno desistere dopo il primo capitolo, leggetelo sino in fondo: per rispetto di chi l’ha redatto e per i soldi che avete speso…
Buona lettura a tutti (soprattutto a quelli che sono riusciti ad arrivare sin qui..).
Con affetto, Vostro Antonio.
4 risposte
Ciao Antonio, ho scoperto di far parte di quel 23% di lettori, ma potrei arrivare al gruppo del 14%…
Penso che una responsabilità ce l’abbiano i genitori in primis, se i figli leggono poco, l’esempio è importante, poi la scuola.
I genitori devono dare delle regole, fin da piccoli sull’uso dei cellulari e social, la scuola dovrebbe proporre come compito la lettura costante di libri.
C’è molto lavoro da fare, ma si può invertire il trend!
Ciao
Cara Patrizia, sono d’accordo con te. Complimenti per rientrare in quella percentuale ed essere prossima alla successiva. Come sempre, poi, ciò che è importante, oltre alla quantità, è la qualità dei libri che si leggono ma, in ogni caso, è meglio leggere un testo che possa anche deludere le nostre aspettative piuttosto che non leggere mai nulla per non rimanerne deluso: in ogni libro ci può sempre essere qualche concetto, qualche frase pregnante che va ad accrescere la nostra conoscenza, la nostra cultura. Non leggere significa non accedere nemmeno a questo. Per quanto riguarda l’educazione alla lettura, penso che il ruolo genitoriale sia fondamentale: è come l’imprintig che i figli seguiranno e, nell’età più adulta, svilupperanno autonomamente secondo il proprio gusto letterario e la propria curiosità. Purtroppo, parlo di quando andavo alle scuole elementari, tanti anni fa…, i libri che ci proponevano da leggere erano dei “mattoni” i quali, più che avvicinare alla lettura, distoglievano da questo buon proposito. Diventava più una tortura (leggere, fare il riassunto scritto, poi il commento, ecc.) che un piacere. Questa pratica può anche andar bene come esercizio, ma non può essere richiesta per ogni libro che si prende in mano. Eventualmente, ritengo sia molto più utile parlarne, a libro concluso, lasciando al ragazzo la possibilità di esprimersi liberamente in merito a quanto letto con relativa critica. Un esercizio che comunque consente al lettore di esercitare la propria capacità mnemonica, di comprensione del testo e di sviluppare quella capacità di valutazione dei contenuti. I social? Senza demonizzarli ma, correttamente, insegnare ai figli come gestirli in un mondo sempre più digitalizzato e dal quale non potremo più tornare indietro. Grazie Patrizia per il tuo contributo! Con affetto, Antonio.
Caro Antonio, la tua domanda merita un esame di coscienza, o un approfondimento, chiamiamolo così. Io sono sempre stato un lettore accanito, fin da bambino, e ho seguitato a leggere per anni. Nell’ultimo periodo però, chiamiamolo la mia vecchiaia, ho ridotto notevolmente il tempo della lettura. Mi sono spesso interrogato sul perché di questo calo di interesse. Pigrizia? Stanchezza mentale? Carenza di entusiasmo? La risposta che mi sono dato, e che considero plausibile, è questa: mancanza di qualità. Da parte di voi scrittori, intendo, proprio così. Negli ultimi anni mi è capitato raramente di chiudere un libro soddisfatto di averlo fatto. Faccio qualche esempio per chiarire. A suo tempo lessi Il nome della rosa, di Umberto Eco. Lo trovai un vero capolavoro, tra i migliori testi mai letti. Naturalmente correvo in libreria a prendere ogni nuovo libro di Eco ancora fresco di stampa. Ma… delusione su delusione. Uno più brutto dell’altro. Ho fatto fatica a terminare la lettura, me la sono imposta per stima nei suoi confronti. Un altro esempio: Baricco. Ha scritto due o tre libri fantastici, meravigliosi, ma poi… una sequenza di scemenze senza capo né coda. Potrei continuare ma non voglio annoiare. Perdonami lo sfogo. Un ex lettore.
Caro Norberto, è con vero piacere che rispondo alla tua gradita lettera. Purtroppo devo, mio malgrado, ammettere che hai ragione per quanto concerne la considerazione sul livello qualitativo di molti scrittori. Lessi anch’io il romanzo di U. Eco – “Il nome della rosa” – che dopo una iniziale difficoltà nell’affrontare i primi tre capitoli, poi ne completai la lettura con una velocità e una voglia indescrivibile di sapere come sarebbe andata a finire. Detto questo accolgo la tua critica rivolta non a ignoti autori “emergenti”, ma a scrittori di fama. Al tempo stesso, e qui parla l’Antonio “scrittore emergente”, devo dire di aver letto libri di autori completamente sconosciuti al grande pubblico con una prosa avvincente ma che, probabilmente, non vedranno mai la luce del successo… Così va il mondo e quello dell’editoria non fa eccezione, anzi non è nemmeno l’eccezione alla regola, ma semplicemente la regola! Quell’autore (e i suoi scritti) è famoso perché è bravo o è bravo perché è famoso? Qui, forse, parla un po’ il rammarico di chi crede nella cultura, nell’importanza che un libro riveste per la crescita interiore di un uomo ma emerge anche lo sconforto di scontrarsi con realtà editoriali che lasciano estremamente delusi, così come riferivi nella tua lettera. Personalmente, sperando di rientrare in quella categoria di “scrittori emergenti”, ma non deludenti, andrò avanti nella pubblicazioni delle mie opere letterarie, nei differenti generi, augurandomi che chi dovesse acquistare un mio libro non ne rimanga deluso, appunto, avendo perso tempo per leggerlo e denaro per acquistarlo. Nel caso, fatemelo sapere… Con affetto, Antonio.