Antonio Palmiero

Cosa spinge una persona a Scrivere Libri? – …e poi a pubblicarli, se ci riesce…-

Cosa spinge una persona a Scrivere Libri - ...e poi a pubblicarli, se ci riesce...-_AntonioPalmiero

INTRODUZIONE

E’ una bella domanda alla quale ogni scrittore potrebbe dare una risposta differente ma, credo, una li accomuna tutti: il piacere per la scrittura.

Poi, dal punto di vista motivazionale, ognuno può avere degli in-put differenti ma, se non amasse scrivere, probabilmente tradurrebbe sotto altra forma espressiva e/o artistica questo stimolo interiore: chi col canto, chi con la pittura o la scultura e chi realizzando, magari, un film…

Non ci sono limiti alla creatività ed ognuno di noi la esprime nei modi e nelle forme che sente più consone alle proprie caratteristiche personali, ai propri talenti.

E nel mio caso? Cosa mi ha spinto e continua a farlo tuttora?

Mah… credo che l’analizzare il comportamento di una persona, l’ambiente che ci circonda, la bellezza o anche la durezza della natura in cui siamo immersi, il soffermarsi introspettivamente per cercare di comprendere cosa si agita in noi, cosa ci spinge ad agire in un certo modo piuttosto che in un altro, sono solo alcuni degli spunti che la sensibilità individuale traduce, nero su bianco o, in altra forma artistica, materializzando il proprio sentire.

Nel mio caso, nero su bianco…

Una confidenza: ho provato a esprimere nel canto questa mia capacità percettiva, ma con modesti risultati. Non parliamo di tradurre in termini pittorici e/o scultorici analoghe percezioni: un disastroso susseguirsi di scarabocchi e improbabili manufatti mi hanno suggerito di cambiare direzione, con una eccezione: la fotografia.

Ecco, in questo ambito, devo essere sincero, senza voler assurgere a livelli di professionista, le riprese fotografiche – più che cinematografiche – mi riescono abbastanza bene, almeno per ciò che mi serve nella pubblicazione dei miei “post” sui social. Ma andiamo con ordine e gradualità perché quando mi son riproposto di scrivere questo articolo, immediatamente, mi si è affollata la mente con le tante cose delle quali desideravo rendervi partecipi.

Con calma, dunque.

MOTIVAZIONI

Cosa mi abbia spinto sino ad ora e cosa mi solleciti a continuare in questa che è diventata una mia attività amatoriale e nella quale credo molto e traggo un piacere interiore, è difficile dirlo con esattezza: direi un hobby che mi ha sempre dato serenità nel praticarlo anche quando lavoravo e il mio tempo libero era ben ridotto, ma sin da bambino ho avuto questa passione.

A volte non c’è un perché definito, chiaro ed inequivocabile. Talvolta penso sia quel grande desiderio di comunicare con le persone, lasciando loro, poi, qualcosa di te stesso che ritieni possa essere di aiuto, di conforto per l’altro.

Oggi, per esempio, da pensionato, ma sempre attivo, approfitto di questa passione per occupare e mantenere allenata la mente preservandola dalla pericolosa pigrizia del “dolce far nulla” e, spero, da un invecchiamento precoce del mio cervello.

Ciò che penso è a quanto possa rendermi utile nel trasferire, soprattutto alle giovani generazioni, l’esperienza di vita acquisita sia in ambito professionale, anche se non specificamente dal punto di vista tecnico – laddove non richiestomi – che extra-professionale soprattutto sotto il profilo relazionale.

Dal dialogo con i giovani, e anche con i meno giovani, mi son reso conto del vuoto che spesso caratterizza queste fasce di persone, per età o tipologie, che comunicano sempre meno tra loro, in modo sempre più virtuale in una solitudine crescente e disarmante.

L’essere umano, che si dovrebbe contraddistinguere dagli altri appartenenti al regno animale per la capacità di comunicare, dialogare, ragionare, confrontarsi intellettualmente… si chiude spesso in sé stesso, si pone in uno stato di isolamento e sprofonda in una forma depressiva, sindrome sempre più diffusa alternata allo stato ansioso. E non mi riferisco a un chiudersi in sé stesso per una analisi introspettiva che è tutt’altra cosa…

Si parla, infatti, di “sindrome ansioso-depressiva” che colpisce molti giovani e la cui cura principale e/o preventiva potrebbe trovare nella comunicazione sociale, non dei “social”…, una soluzione semplice quanto naturale ed efficace.

Non a caso si suggerisce a chi soffre di depressione, in modo particolare, di uscire di casa, di incontrarsi con i propri amici, di stare in compagnia delle persone…

Perdonate la divagazione, ma il tema sulla mancanza di dialogo tra i giovani e, più in generale, anche tra le persone, mi ha sollecitato a prendere in considerazione, di trattare, anche questo argomento. A tal proposito, a chi volesse approfondirlo, può leggere il mio blog “La solitudine dei Giovani: colmi di Like sui social e soli nella realtà” ove analizzo più da vicino questa circostanza.

Tornando alle motivazioni che mi spingono a “vergare” i fogli di carta – come si diceva una volta, quando si usava la penna e non la tastiera del pc – oltre a quella su accennata, credo prevalga quel piacere di coinvolgere ed esternare il proprio sentire per condividerlo con gli altri, cioè il mettersi a confronto per verificare le proprie opinioni, il proprio modo di pensare su un tema di interesse comune, qualunque esso sia.

Oltretutto lo scrivere impone una maggiore attenzione a ciò che si dice, perché rimane sempre valido il vecchio proverbio latino: “Verba volant, scripta manent” e di conseguenza ciò ci impone una maggiore riflessione prima di parlare o scrivere, appunto. Questo esercizio risulta molto utile a moderare anche il nostro modo di porci e ci obbliga a documentarci prima di redigere un articolo o ad esprimere una opinione.

Dicevo all’inizio che un punto comune a tutti coloro che scrivono sia per lavoro – giornalisti, scrittori, poeti, ecc. – sia per diletto, è il trarre piacere dalla scrittura.

SCRIVERE: PERCHÉ? QUALE PIACERE?

Se ripenso ai “temini” che si dovevano comporre alle elementari o ai compiti in classe (così si chiamavano ai miei tempi…) di italiano con il fatidico – spesso “famigerato” – tema su argomenti spesso così poco attinenti l’attualità del tempo o l’interesse degli studenti, in rapporto alla loro età, mi viene il “cimurro”…

… e ti facevano passare la voglia di scrivere! Non parliamo, poi, della lettura di testi e/o romanzi di autori “pesantucci”, soprattutto in età adolescenziale, che più che attrarre la curiosità di leggere ciò che avevano redatto, ti veniva voglia di usare quelle pagine per fare i famosi – parlo sempre dei miei tempi – “petrioli” o “bussolotti” da mettere nelle cerbottane e da soffiare il più lontano possibile!

Dunque?

Il piacere per la scrittura deve nascere spontaneo, dentro di noi, col desiderio di esternare e fissare, prima nella mente, poi nel cuore e quindi sulla carta, ciò che proviamo in termini di emozioni, di sensazioni per quel tramonto, ad esempio, o per quella ragazza abbracciata in quel chiaro di luna e baciata sotto un cielo stellato…

Da qui lo stemperarsi dei vari generi letterari: dal romanzo rosa a quello erotico per giungere sin a quello pornografico; dal giallo-thriller al genere horror; dal romanzo formativo alla poesia; dal biografico all’autobiografico e via di questo passo. Pensate che secondo il BISAC (Book Industry Subject and Category) esistono ben 239 generi e sottogeneri in narrativa… Direi che ce n’è per tutti i gusti!

Dall’amore per le parole che sintetizzano, con poche lettere, il senso di ciò che desideriamo esprimere, dono che solo noi esseri umani abbiamo e che, con tutto il rispetto e l’affetto per i nostri amici animali, questi non hanno e da questi anche sotto tale aspetto ci differenziamo (mi perdonino gli evoluzionisti…), al piacere che ne deriva esprimendole ed apprezzandone il loro significato.

In tal senso esistono i “linguisti”, esperti del linguaggio che analizzano e approfondiscono l’origine delle lingue sotto l’aspetto ortosintattico, semantico, ecc. La linguistica, infatti, include lo studio della grammatica in senso lato (morfologia, con l’ortoepia e l’ortografia, la sintassi, ecc.).

Ora, non si dice che bisogna essere prima dei linguisti per poter scrivere, ma di certo qualche confidenza con la grammatica bisogna averla… materia antipatica da apprendere e ancor più da insegnare. Trovare, oggi, laureati nelle più svariate discipline, tecniche o scientifiche, ma anche umanistiche, che scrivano in modo sgrammaticato non è poi così raro.

Lo scrivere può assumere anche il carattere del narcisismo o del protagonismo a tutti i costi: le “devianze” non risparmiano nemmeno questo settore, ma personalmente non ho questo desiderio. Ciò che desidero maggiormente quando redigo un testo, di qualsiasi genere letterario possa essere, e l’obiettivo che mi prefiggo è quello di riuscire a trasmettere un pensiero, un concetto che possa arricchire chi lo legge e che al termine della lettura di quell’articolo, quel racconto, quel libro non abbia a dover rammaricarsi di aver speso tempo e denaro inutilmente.

SUGGERIMENTI PER L’ACQUISTO DI UN LIBRO

E’ per questa ragione che suggerisco di leggere sempre almeno la Prefazione, la Premessa, l’Introduzione, la Quarta di copertina oltre, ovviamente al titolo e, laddove presente, il sottotitolo, evitando di dare una eccessiva importanza al solo impatto emotivo della copertina, contro il mio interesse di autore e… venditore.

Meglio, se possibile, leggere una parte del primo capitolo anche se, quest’ultimo, spesso per motivi editoriali, non sempre è così orientante su ciò che seguirà, ma altrettanto spesso ciò è voluto, soprattutto nei libri gialli… Circa i consigli per procedere alla scelta di un libro, potete leggere il mio blog: Come scegliere un libro da leggere dove cerco di dare qualche indicazione pratica sia per quelli in formato cartaceo presso un negozio fisico che virtuale.

Ho sempre sostenuto che se una persona al termine di un libro dovesse ritrovarsi, dal punto di vista spirituale, morale, culturale, come prima, le cose sono due: o la persona in questione è un soggetto acritico, insensibile e apatico, “impermeabile” (un bell’impegno trovarne…) o lo scritto oggetto della lettura è veramente scarso (molto più probabile…).

Leggendo alcuni articoli del Prof. Francesco Alberoni – il noto sociologo – quando scriveva sul Corriere della Sera, nella rubrica “pubblico & privato” rimanevo incantato per come riuscisse, in quel breve spazio, a condensare concetti e analisi, anche complessi, in un modo così conseguenziale, completo ed ordinato tali da lasciarmi senza parole.

Non era solo il contenuto in sé, ma proprio la forma precisa, sintetica ed essenziale con la quale redigeva il suo pensiero, opinioni che avevi anche tu nella mente, in modo disordinato, o che condividevi nella sostanza ma che mai saresti riuscito ad esprimere con quella compiutezza.

Per contro, ma non li cito, altri autori risultano di una tale complessità nell’esprimere un pensiero, una osservazione su determinati temi di attualità o di più articolata natura, con una terminologia riservata a pochi eletti che ti fanno desistere, dopo poche pagine, dal proseguire. Che si debba avere un dizionario di italiano e filosofia a portata di mano per comprendere una parola sì e l’altra pure… beh, scoraggerebbe molti dal procedere oltre.

Non vorrei apparire contraddittorio, va bene l’arricchimento culturale, però anche la fruibilità del testo non deve diventare uno stillicidio, altrimenti il rischio è di far disaffezionare alla lettura, purtroppo! Dico così perché, oggigiorno, c’è più gente che scrive e pubblica che non lettori ed acquirenti di libri.

PUBBLICARE CON UNA CE O IN SELF PUBLISHING?

Ed arriviamo alla nota dolens di chi scrive e desidera pubblicare. Qui si evidenziano due categorie: quelli che pubblicano tramite una CE (Casa Editrice) e chi si autopubblica (Self Publishing).

Quali le differenze?

In sintesi si può affermare che l’autore che pubblica attraverso una CE (quelle serie, cioè quelle che non ti chiedono soldi per pubblicare, giusto per capirsi) ha una maggiore possibilità di vendere il proprio manoscritto mentre chi si autopubblica trova maggiori difficoltà in tal senso.

Perché?

Diciamo che, in linea di principio, se un autore viene selezionato da una CE, tra i tanti aspiranti che riempiono con le proprie opere inedite le varie redazioni, significa che ha una marcia in più rispetto agli altri e quindi il vedere sugli scaffali, fisici o virtuali, quel libro è una maggior garanzia per il lettore che deciderà di acquistare quel testo.

Di fatto, la prima scrematura l’ha già effettuata la CE che lo pubblica: un titolo incuriosente, una copertina accattivante, una quarta di copertina ben scritta (ed un prezzo accessibile…) sono le giuste premesse per procedere all’acquisto se quell’opera rientra nel proprio genere letterario. Poi dell’autore si può conoscere poco o nulla, ma diventa secondario.

Esattamente l’opposto capita a chi pubblica da sé avvalendosi delle varie piattaforme nate a tal fine. Se andate su Internet avrete l’imbarazzo della scelta. Il punto è, come dicevo, esattamente l’opposto: prima occorre farsi conoscere come autore, poi si spera che il proprio profilo personale e “letterario” nonchè la propria produzione editoriale soddisfi il potenziale pubblico.

Del resto è così: chi acquisterebbe da un emerito sconosciuto un suo scritto? Magari scrive meglio di Manzoni… ma non sapendolo si è diffidenti dal procedere a comprare quel libro, spendere dei soldi per un qualcosa che… chissà come sarà…

Anch’io mi annovero tra quelli che vengono definiti comunemente “autori emergenti” dove per emergenti, passatemi la battuta, si intendono quelli che cercano di emergere per non essere… sommersi. Sì, perché sono tanti coloro che ci provano ma, come capita, pochi sono quelli che ci riescono, soprattutto se non si è “sponsorizzati” da qualche noto giornalista televisivo o da uno scrittore affermato o, non mancano mai, politici di turno.

Al vero, mi è capitato di acquistare, da questi autori sconosciuti, qualche loro libro o di leggerne nelle versioni “scaricabili” online: alcuni validi, altri… vuoti sia di contenuti che discutibili per forma ortosintattica. Devo dire, però, che anche autori più blasonati non sempre soddisfano le aspettative del lettore ma, almeno, le loro opere sono state sottoposte ad una “correzione di bozze”, un editing di qualità: un minimo di garanzia viene data… e torniamo a quanto dicevo più sopra.

Ma allora il giovane aspirante scrittore non ha chanche? No, non è così, ma senz’altro avrà molte più difficoltà ad essere notato. Il problema primario è la visibilità sua, in prima istanza, e della sua opera, successivamente. Ecco allora che l’azione di auto presentazione ed autopromozione diventano indispensabili.

COSA E COME FARE, QUINDI?

Per riuscire in questo intento – cosa non garantita, soprattutto nel medio-breve termine – mi sono avvalso di due figure professionali: un SEO Copywriter e Web Specialist per la realizzazione di un sito Internet (antoniopalmiero.it) e la relativa impostazione e pubblicazione dei miei libri e di una Digital Marketing Consultant, persona competente anche nella formazione sull’uso dei Social (Facebook, Instagram, ecc…) affinchè potessi presentarmi ad un pubblico sconosciuto nel modo migliore per diventare, col tempo, un po’ meno… sconosciuto.

Il sito, realizzato e curato in modo professionale, è il mio biglietto da visita dove al suo interno le diverse pagine offrono la possibilità di conoscere chi sono, cosa scrivo, perché lo faccio, ecc. con i relativi articoli nella pagina del Blog (dove verrà pubblicato anche il presente che sto scrivendo) nonchè Facebook ed Instagram come Social sul cui utilizzo sono stato formato per potermi presentare al grande pubblico: senza questi due strumenti diventa pressochè impossibile pensare di riuscire a farsi conoscere e vendere i propri libri. Sarebbe come avere la “Divina Commedia” chiusa in un cassetto della propria scrivania e pensare che qualcuno possa venire a cercarla…

L’ostacolo maggiore è rappresentato, soprattutto per la generazione OVER 55 (1946-1964), – la mia – dal fatto che nati “analogici” dobbiamo trasformarci in “digitali” e non è così automatico e scontato. A tal proposito, ho redatto proprio un articolo che ne descrive, anche in forma pratica, i vari aspetti: “Analogici si nasce, digitali si diventa” sempre nella pagina BLOG del mio sito.

Io ho dovuto seguire un corso di formazione a tal fine per poter realizzare un PED (Piano Editoriale) che mi consentisse di presentarmi su quei due social (Fb e Ig) con regolarità settimanale parlando di me, chi sono, quali sono i miei interessi principali, sulle motivazioni alla scrittura, ecc. per poi presentare di volta in volta i miei libri.

E qui subentra anche un altro aspetto. Il più delle volte lo scrittore emergente, ha quello che si definisce “un solo colpo in canna”, cioè ha una storia – spesso autobiografica – che vuol rendere nota e la redige al meglio dopodichè si esaurisce la sua vena narrativa. Questo è un limite soprattutto laddove una CE desiderasse investire su quell’autore, magari anche di buona qualità, ma limitato dal punto di vista della produzione letteraria.

Nel mio caso specifico, sinceramente, non ho questo problema (per chi mi seguirà, potrà contare su una frequenza annuale di più libri e di diverso genere letterario che pubblicherò via via…) quanto, piuttosto, quello dell’impegno in termini di tempo ed economici per poter realizzare e pubblicare quanto partorisco dalla mia mente, perché se è vero che puoi pubblicare gratuitamente, per es. su Amazon, il resto però lo devi pagare, vedi i professionisti che ti seguono e aiutano nella pubblicazione (a meno che si abbia molta dimestichezza con i vari form da utilizzare a tale scopo e non si necessiti di una collaborazione anche dal punto di vista grafico – vedi impaginazione, copertina, ecc. – nonché nella gestione del sito Internet).

Se poi il pubblico dovesse apprezzare forma e sostanza di quanto redigo, magari anche una CE, di certo non mi dispiacerebbe, ma indipendentemente da questo, continuerò a scrivere e pubblicare per quel piacere interiore a cui ho più volte fatto riferimento.

Non so se sia riuscito a rendere un po’ meglio l’idea di ciò che mi anima nel redigere un libro, in generale, ma se avrete voglia e desiderio di approfondire la vostra curiosità, sarò felice di rispondere alle vostre domande.

Non a caso, qui sotto, c’è uno spazio a vostra disposizione.

Ovviamente, neanche a dirlo, lo farò più che volentieri per… iscritto.

Con affetto, vostro Antonio.

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