Antonio Palmiero

RISPETTO O DISPREZZO?

Rispetto o disprezzo_AntonioPalmiero

PREMESSA

No, non siamo a “Lascia o raddoppia” (1955 – 1959) e nemmeno a “Rischiatutto” (1970 – 1974), celebri ed ormai “antiche” trasmissioni televisive di Quiz condotte dall’allora Mike Bongiorno, mitico presentatore passato alla storia della televisione e di recente (2024) ricordato in una serie tv su Rai 1 ed interpretato dal bravo attore Claudio Gioè.

No, non è nemmeno una domanda alla Gigi Marzullo, ma un interrogativo che i fatti, ormai e purtroppo tristemente quotidiani, i media ci portano alla ribalta della cronaca nera.

Femminicidi continui e, ripeto, quasi quotidiani, soprattutto negli ultimi mesi, non possono passare inosservati o definiti come fatti sporadici ed eccezionali… Sono un fenomeno sociale che ci interroga su cosa stia accadendo nella nostra società, in particolare, ma nel mondo in generale.

So di aver già trattato questo argomento (vedi il Blog  https://www.antoniopalmiero.it/la-vita-quale-il-valore-attribuito/) e, sinceramente, avrei preferito non doverlo più riprendere né pubblicare sul mio Blog e nemmeno nelle mie Newsletter mensili, ma la gravità di questo fenomeno mi impone una ulteriore riflessione, aldilà della efferatezza dei singoli omicidi.

LA CRONACA… NERA

Ciò che atterrisce letteralmente è non solo, sottolineo, l’efferatezza dei delitti commessi quanto e soprattutto la giovane età, se non giovanissima, di chi li ha compiuti: l’ultimo caso di cui si dibatte è quello relativo ad Aurora Tila, una 13enne di Piacenza – gettata dal terrazzo di casa sua, alla cui ringhiera era disperatamente attaccata ma ripetutamente colpita sulle mani dal suo ex-fidanzato per farla cadere – dove è implicato il suo ragazzino di 15 anni, gelosissimo della ragazza, accusato di omicidio volontario ed attualmente detenuto nel carcere minorile.

Un altro assassinio, non meno raccapricciante, è quello della 19enne Sara di Costa Volpino (BG) da parte di un coetaneo – anche lui 19enne – con trenta (!) forbiciate, per motivi ancora incomprensibili, un amico e vicino di casa di origine indiana, Jashan Deep Bashan, con qualche precedente legato alla droga quand’era ancora minorenne.

E che dire dell’omicidio di Giulia Cecchettin? Filippo Turetta, 22 anni, assassino reo confesso, per motivi di possessività e non accettazione della fine della loro relazione…

Mi fermo qui perché la frequenza anche così ravvicinata di episodi criminosi, sempre più da “Profondo rosso”, incomincia a saturare quella capacità della mia sensibilità di resistere a questi “spettacoli” dell’orrore senza provare sintomi di nausea…

La cosa che ulteriormente mi devasta è la mancanza di motivazione, in alcuni casi riportati dai media, dove l’omicida non sa giustificare il perché di quel gesto estremo: togliere la vita ad una persona, spesso fidanzata o moglie/compagna o amante o estranea – cioè non conosciuta – che fosse, senza sapere perché lo si sia fatto!

O, ancora, omicidi per futili motivi (vedi quello di Rozzano dove Manuel Mastrapasqua un magazziniere di 31 anni, al termine del turno di lavoro, stava rientrando a casa nella notte tra il 10 e l’11 ottobre, ed è stato ucciso da Daniele Rezza di 19 anni con una coltellata al petto per rubargli due cuffiette del valore stimato di 15€… poi gettate in un cestino dell’immondizia) che fanno inorridire. Una precisazione: il Rezza, a 19 anni, aveva già precedenti per furto e rapina…

RIFLESSIONI

Mi domando: ma quanto vale la vita oggi? 15 €?

Qui non si tratta di scrivere il solito discorso retorico sui giovani d’oggi, sulla maleducazione (che c’è!) ma di un allarme sociale. La violenza con cui gli adolescenti manifestano la loro presenza nel consesso sociale, lascia basiti. Oggi come oggi si incomincia a temere anche un quattordicenne che ti urta in una metropolitana o per strada, non perché non si sia in grado di difendersi se di età/fisico maggiore/prestante, ma perché non sai se possa avere in tasca un coltello, magari quelli “svizzeri” che una volta si portavano per usarli come apri bottiglia o per tagliare una “michetta” e non una “amichetta”…!

Se ti trovi su un mezzo pubblico e riprendi, anche con i dovuti modi, uno studente che occupa un posto accanto a lui con il proprio zaino di scuola invitandolo a lasciare libero quel posto per poterti sedere avendo pagato un regolare biglietto (cosa che spesso non accade tra i giovani studenti che saltano fisicamente i tornelli delle metropolitane, senza pagare alcunché) rischi un “VAFFA…” o, peggio, se rispondi lecitamente a quell’insulto, anche qualche manata…

Ai miei tempi, quando ero adolescente, se un adulto mi avesse ripreso per qualche comportamento non conforme, mi sarei vergognato e avrei chiesto scusa. C’era anche l’usanza che se un adulto avesse riferito ai tuoi genitori un comportamento disdicevole (per esempio, il far confusione gridando ad un’ora non consona sotto le finestre di un condominio) i tuoi genitori avrebbero chiesto scusa a quella persona e a te rifilavano una serie di ceffoni educativi e correttivi… Oggi, se un genitore lo facesse, verrebbe denunciato! Poi non lamentiamoci che non ci sia più rispetto per le persone, gli ambienti e le cose pubbliche…

Ora, come sempre, non si vuol fare di tutta l’erba un fascio, ma consentitemi di evidenziare che una persona normale, trovandosi in una situazione del genere o di fronte al “branco” (NON sono un “animalista”, ma al confronto, il famigerato orso, è un agnellino: attacca se disturbato – quando non fugge… – o per difendere i suoi piccoli o per fame: non per il gusto di uccidere. Poi si potrà discutere sul loro insediamento nei nostri boschi ecc. ma non sull’essere un killer per gioco o malvagità), magari di sera – ma anche di giorno, ormai – pur in un luogo pubblico e con altre persone, possa provare il timore di essere aggredito o per rapina o per “futili motivi”.

E non sarebbe la prima volta che ciò accade. Basta incrociare lo sguardo con uno di questi giovani (delinquenti, non semplici giovani) e la reazione inconsulta può scatenarsi con violenza sproporzionata, improvvisa ed ingiustificata.

C’è da evidenziare anche un ulteriore aspetto. Il punto è che, oltretutto, se una persona si dovesse difendere da una aggressione ed avere la meglio (il che prevederebbe anche l’aver fatto del male all’aggressore, vedi con un pugno o un calcio, per difendersi) il rischio di trovarsi difronte ad un giudice, querelato dal giovane aggressore, magari minorenne, non sarebbe un fatto ipotetico per poi vedersi condannato “per eccesso di difesa” e dover anche pagare i danni procurati all’aggressore oltre alle spese legali!

Non sarebbe la prima volta, ripeto, così come qualche ladro entrato in casa di un proprietario e dopo una colluttazione, avuta la peggio, querelare il legittimo proprietario per i danni fisici patiti e trovare un giudice che condanni quest’ultimo al risarcimento: oltre al danno anche la beffa! A tal proposito, perdonate la deroga dal tema, ma comunque attinente alla realtà che viviamo e nella quale, nostro malgrado, potremmo trovarci, riporto da Money.it un estratto dell’articolo di Ilena D’Errico del 24 Febbraio 2024: “Ladro si fa male in casa, cosa rischia il proprietario?“. Leggete e poi traete le vostre conclusioni. Io ho tratto le mie (da ex-agente della Polizia di Stato, anche se per breve periodo), ma evito di scriverle…:

Quando il proprietario commette un reato

“…Nel caso in cui il proprietario abbia appositamente – e quindi con dolo – posto trappole o altre misure per ferire gli eventuali ladri, non si può più pensare al caso fortuito. Se c’è intenzione di ferire la responsabilità è quasi indiscussa, tanto più se l’incursione del ladro è prevedibile. Si precisa ciò perché spesso questi stratagemmi sono impiegati proprio per difendersi dai furti ripetuti, che certo generano stress e paure non indifferenti.

Nonostante ciò, non è ammissibile farsi giustizia da soli, ma bisogna ricorrere ai sistemi previsti dalla legge. Denunce, videosorveglianza, sistemi di sicurezza e così via. La proprietà privata non giustifica infatti una lesione dell’incolumità, a meno che si attenga alla sfera della legittima difesa. Quest’ultima, però, deve essere proporzionata all’offesa, indispensabile e anche contestuale. Non è possibile difendersi preventivamente, altrimenti si commette un reato.

In sintesi, se il ladro che entra in casa si fa male a causa di oggetti appositamente predisposti dal proprietario, quest’ultimo è tenuto a risarcire i danni e commette anche un reato, dalle lesioni fino all’omicidio a seconda delle circostanze. È comunque il giudice a valutare le responsabilità in base al caso concreto, tenendo conto della prevedibilità della lesione (per esempio a seconda dell’area in cui il ladro si ferisce).

Conta anche l’intenzione del soggetto: ferire i ladri o creare un deterrente? Quest’ultimo è efficace anche se segnalato debitamente, come con il classico cartello «attenti al cane» o l’avviso di impianto antifurto nebbiogeno.”

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Ma cosa muove questi giovani a comportarsi in questo modo estremo? Per l’efferatezza degli omicidi commessi mi viene da pensare alla quantità infinita di scene di violenza con cui televisione, cinema, video, filmati ed anche, se non principalmente, videogiochi bombardano quotidianamente pre ed adolescenti, i quali ancora, spesso, non riescono a capire che un colpo inferto con una mano, un calcio o un mezzo contundente in una parte vitale di un essere umano ne può provocare la morte! Distinguere realtà “virtuale” dalla realtà “reale” sembra essere difficile…

E nessuno glielo spiega? Non esistono più genitori in grado di educare, anche sotto questo profilo, i propri figli? Ma in famiglia non si parla proprio più del tutto? Certamente se dominano – come dominano! – cellulari e social e si mangia ognuno guardando il proprio telefonino e relativi messaggi video e quant’altro, non commentando gli episodi che accadono come esempio da non seguire, ecc., ecc. è ovvio che ogni creatura cresce come un piccolo selvaggio nella jungla metropolitana.

Se a ciò si aggiunge una scuola che non ho ancora compreso cosa insegni e/o oratori disertati a favore di “bande” tipo latinos, beh poi non lamentiamoci di quello che accade.

Ma un altro terribile pensiero mi sfiora: droghe “leggere”, pesanti, artificiali, alcool, ecc. sempre più devastanti sulla capacità di autocontrollo e per la corretta funzione delle facoltà mentali, assunte da giovani ad una età sempre più precoce, nonché la caduta pressoché totale dei valori morali, non moralistici, di solidarietà umana e spirituali – vedi le Opere di Misericordia corporali e spirituali – non diventa forse terreno fertile per lo sviluppo di “bande” e di sette sataniche dove il giovane viene irretito con l’illusione di acquisire un “super potere”?

La violenza come strumento di affermazione di questi giovani in una società secolarizzata; la paura e il terrore da indurre nella gente per sopraffarla; una giustizia che invece di tutelarti (vedi spesso le accuse alle Forze dell’Ordine che se intervengono devono prima pensare a come non essere poi accusate di “eccesso nell’uso della forza” per rendere inoffensivo il reo e/o difendere le persone) ti condanna se ti difendi in “eccesso” (come se in quelle circostanze, una per tutte, l’essere aggrediti nel sonno in casa propria, laddove l’aggredito riuscisse a difendersi, una persona dovesse riuscire a moderare la propria reazione con l’adrenalina che, se non ti procura un infarto, sale a 1000!!!) dove volete che ci porti? Ad una società migliore?

Non vorrei essere frainteso e non mi ispiro ad un modello statunitense dove una larghissima fascia della popolazione è armata sino ai denti (fucili mitragliatori automatici di assalto “AK-47 Kalašnikov” detenuti come se fossero carabine ad aria compressa: ma devono andare in guerra?) e si difende da sola, soprattutto nella propria abitazione, ma ad estremi mali, laddove lo Stato non è in grado di tutelare i propri cittadini, il cittadino come deve fare per difendere sé stesso, i propri familiari e i suoi beni?

CONCLUSIONE

Ho intitolato questo articolo con una domanda e con la parola RISPETTO, ma mi sembra di dover terminare con la parola DISPREZZO soprattutto della vita. Di questo dono, dal valore inestimabile soprattutto per la sua brevità dove, a fronte della caduta dei valori anzidetti, si sostituiscono quegli pseudo-valori quali la sopraffazione e la violenza fisica e morale, esempi tratti purtroppo anche da chi dovrebbe dare il buon esempio, in tutti gli ambiti, ma che frequentemente sono i primi a disattendere quelle regole del convivio civile.

A noi genitori, comunque e in ogni caso, il dovere di insegnare l’educazione ai propri figli altrimenti poi – Dio non voglia – non potremo che constatare le conseguenze delle nostre carenze, delle nostre leggerezze e gli effetti delle nostre inadempienze genitoriali. Piangendole…

Con affetto, ma un po’ tristemente, vostro Antonio.

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6 risposte

  1. Ciao Antonio, leggendo il tuo articolo emerge un disagio nella società, un divario tra la normale convivenza, seguendo le norme civili, e il degrado derivante dal non rispetto dalle semplici regole del quieto vivere.
    Più si va avanti con gli anni e, a parere mio, sembra non migliorare la situazione; anzi in alcuni casi, c’è un peggioramento lento delle basi della civiltà.
    Rilancio una tematica: cosa impareranno le nuove generazioni, se quelle precedenti non hanno trasmesso un minimo di valori sia morali che di educazione civica?
    Per loro sarà nella normalità agire in questo modo, non consono.

    1. Cara Alba, devo affermare che hai pienamente ragione! E’ il dramma che stiamo vivendo in questa società secolarizzata dove una forma di anarchia, almeno del pensiero, sta dilagando e sembra inarrestabile, purtroppo. Dici bene: “…cosa impareranno le nuove generazioni, se quelle precedenti non hanno trasmesso un minimo di valori sia morali che di educazione civica? Per loro sarà nella normalità agire in questo modo, non consono.”. Questo è il punto: se i genitori hanno abbandonato il loro ruolo di educatori, di responsabili della trasmissione degli insegnamenti civili, morali e della nostra tradizione culturale; se la scuola sembra essere “imballata” da una forma di impotenza ad insegnare almeno le regole della civile convivenza (educazione civica) e i fatti di questi giorni riportano (sul quotidiano “Il Giorno”): <>, aggressione avvenuta da parte di uno studente 16enne perché “Il docente, insegnante di arte e disegno, era stato aggredito dal ragazzo dopo avergli chiesto di spegnere il cellulare durante la lezione.” è facile comprendere che stiamo andando alla deriva regredendo, drammaticamente, come livello di civiltà… Si sta perdendo, se non lo si è già perso, il senso del vivere comune, della solidarietà sociale, del mutuo soccorso a favore di un senso illusorio di onnipotenza derivante dalla violenza, dalla detenzione di un’arma a… 15, 16, 17 anni! Ma le famiglie che fine hanno fatto? I genitori sono solo persone “partorienti” una prole poi abbandonata a sé stessa? Ma nemmeno gli animali – in generale – abbandonano i propri cuccioli prima di averli svezzati e preparati ad affrontare autonomamente la vita. Forse, mi domando, dobbiamo apprendere da loro? Grazie Alba per il tuo commento maturo con l’augurio che lo possano leggere in tanti, soprattutto i genitori, questi assenti, e i loro pargoli. Con affetto, Antonio.

  2. Rispetto o disprezzo? Rispetto per tutti quei genitori vittime impotenti involontarie della loro mancata o parziale educazione dei loro figli devastati e protagonisti al tempo stesso (forse contro la loro stessa volontà per quanto assurdo possa sembrare) di questo degrado sociale nauseabondo e inarrestabile vortice del nostro “mondo al contrario” ben descritto da un tal generale. Disprezzo verso chiunque si nasconde senza dare un minimo di contributo nel suo piccolo per arginare la devastazione dilagante…Concludo con un malinconico “Sì salvi chi può” 🙏🏻

    1. Caro Aldo, comprendo lo sconforto che, chi ha molto vissuto, prova nel verificare lo sfascio di una società secolarizzata che mostra i propri limiti: caduta dei valori morali (non moralistici…); trionfo della violenza spesso e drammaticamente gratuita; maleducazione imperante e non rispetto delle norme di civile convivenza; una magistratura che invece di perseguire il reo, sembra accanirsi contro chi è vittima di una violenza o di un sopruso, invece di tutelarlo e rendergli giustizia, “reo” a sua volta magari di essersi difeso “in eccesso” da una aggressione… Forse quel “generale” tutti i torti non li ha nel dichiarare ciò che ha scritto nel suo libro “Il mondo al contrario”… demagogiche e ideologiche considerazioni a parte. Ma il buon senso che fine ha fatto? Di certo l’aver abdicato a favore di una forma mentis giustificante e giustificatoria di ogni scelleratezza, frutto di una tolleranza che degenera in anarchia, testimoniata dolorosamente da quanto i mass media ci trasmettono ogni giorno, mi sembra un dato di fatto per la gioia di chi ama la distruzione di uno stato civile e democratico, pur con i suoi limiti. Non ultimo il recente episodio di violenza: “Accoltellato a 13 anni per un pallone da un bambino di 10. Ancora violenze con minori protagonisti in provincia di Napoli. I carabinieri della stazione di Giugliano in Campania sono dovuti intervenire nel pronto soccorso dell’ospedale locale” (da RaiNews.it del 18 novembre 2024). Che dire ancora? Forse una riflessione urge: e se tornassimo alle “vecchie maniere” rimproverando i figli che non osservano l’educazione e le regole impartite? Però queste regole del vivere sociale dobbiamo impartirle altrimenti i giovani a quali si possono rifare? A quelle del “branco”? Con sincero rammarico, ma con altrettanta speranza che toccato il fondo si possa iniziare a risalire la china, ti saluto cordialmente. Con affetto, Antonio.

  3. “Con sincero rammarico, ma con altrettanta speranza che toccato il fondo si possa iniziare a risalire la china”… Penso che espressione migliore non potevi trovare, mi unisco ad essa inviandoti un caro saluto di sana fiducia.

  4. Caro Aldo, credo che il termine fiducia si associ a “speranza” – tra l’altro non a caso, entrambe, due delle tre virtù teologali “Fede e Speranza” assieme alla “Carità”, per completezza – virtù che vedrà nel Giubileo del 2025 trattare proprio il tema della Speranza: “L’ancora della Speranza”. E mai come oggi tutti noi ci sentiamo di condividere detta speranza per un mondo migliore, pur senza illusioni, ma se esiste il proverbio “La speranza è l’ultima a morire” ci sarà pur un motivo. Credo che quest’ultimo consista nel non arrenderci mai di fronte alle realtà negative di questo mondo ma anche, e in primis, quello di denunciarle e poi cercare, nei modi e con i mezzi a nostra disposizione, di correggere, modificare e riorientare ciò che è, rispettivamente, errato, immobile nel negativo e disorientato. Quante storie potrebbero sommergere questo spazio a vostra disposizione con testimonianze personali e dirette tali da far vacillare detta virtù teologale! A tal proposito ho appena pubblicato un libro, biografia di una donna, che relativamente al binomio “Rispetto e disprezzo” – titolo di questo testo da me redatto – ha rilasciato la propria testimonianza su questa dicotomia, in una drammatica sequenza che ha caratterizzato la sua vita. Concludo nella speranza, appunto, che questo mondo, questa “barca”, possa raddrizzarsi e che l’ancora, suo simbolo, ci aiuti a resistere, nella realtà attuale, alle turbolenze della vita. Con affetto, Antonio.

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