Con la chiusura delle scuole, la parola più urlata, almeno dagli studenti che non devono affrontare gli esami di Stato e relativi professori che non devono far parte delle “famigerate” commissioni d’esame, è: VACANZE!
Un urlo che viene un po’ smorzato nell’entusiasmo dai genitori di quegli studenti/figli festaioli e, maggiormente, dai nonni che quei nipoti più piccoli dovranno accudirli, a più riprese e per un tempo più o meno protratto, sino alle ferie dei genitori o al riaprirsi delle scuole… ma anche con la gioia di poterli avere con loro a movimentare una vita spesso condizionata e limitata dall’età e altrettanto spesso monotona.
Si sa che a stare con i giovani non si invecchia, ma un po’ ci si stanca, soprattutto se gli anni di differenza sono tanti rispetto a quelli dei ragazzi – di norma, questi ultimi, con un po’ di decenni meno – e con una energia vitale da vendere.
Qualche settimana fa, mi trovavo in vacanza al mare, mi è capitato di osservare, sulla spiaggia, come un nonno – credo sugli 85/90 anni, ma ancora “arzillo”- provava a rincorrere il nipotino, sui 3 o 4 anni, che col pallone si dirigeva, urlando dalla gioia, inequivocabilmente verso il mare per tuffarvisi dentro: da un lato mi ha strappato un sorriso, forse perché mi immaginavo io a quell’età e in quella situazione, ma dall’altro pensavo anche al confronto “perdente” circa il riuscire nell’intento di non far immergere il nipotino in un’acqua abbastanza freddina a quell’ora della mattina.

È così: gli anni trascorrono sempre troppo velocemente e se nella mente siamo immediati nell’agire (laddove le nostre facoltà cognitive non siano state deteriorate da una demenza senile precoce o, peggio, da un Alzheimer) il fisico non lo è altrettanto e, mentre col pensiero siamo lì a trattenere per un braccio quel bimbo che urlando va incontro alle onde, con le gambe rimaniamo incollati al punto di partenza o, forse, avremo compiuto un passo, lento, inesorabilmente troppo lento ed incapace di accompagnare la nostra volontà di agire, almeno in termini di immediatezza.

Tornato al mio ombrellone e sdraiatomi sotto, sul lettino da mare, o da “abbronzatura” per le signore, mi rilassavo pensando a quella scena appena descritta. Perché? Perché pur essendo in pensione ed ancora attivo riflettevo sul trascorrere del tempo e se quel momento di relax concessomi per qualche giorno in una località di mare fosse una opportunità per meditare sui valori della vita, fare un bilancio della mia esistenza, delle cose fatte e andate a buon fine e di quelle che, per contro, proprio del tutto bene non erano andate.

Ma una domanda, ora, la rivolgo a voi: quando siete in ferie, queste, cosa rappresentano per voi? Le ritenete solo un momento di svago, di pura evasione o anche una occasione imperdibile per fare una riflessione su voi stessi, sul modo in cui avete vissuto i vostri anni sino ad oggi?
Perdonate la curiosità ma queste domande, che in questo contesto assumono più un carattere retorico che una serie di quesiti effettivi, mi inducono, io per voi, a ragionare su questi interrogativi. A voi l’opportunità, se lo riterrete, di esprimere la vostra opinione compilando in fondo all’articolo – nello spazio a ciò riservato – quello che ne pensate e/o commentare quanto andrò qui ad esporre.

Sarà una questione di età, ma a vent’anni non mi sono mai posto queste domande anche perché distratto da quelle figure che, in bikini, passeggiavano sulla riva del mare e fagocitavano le mie mascoline fantasie… Tempi passati: oh, non è che adesso sia diventato insensibile al fascino femminile, ma un po’ meno reattivo di allora. Un po’ come quel nonno che ho su decritto: con la mente già oltre, col fisico… un po’ meno. Ridiamoci su.

Passatemi una battuta: leggevo, molti anni fa, su un articolo di Famiglia Cristiana, le lamentele di una moglie che raccontava delle attenzioni del marito, ultrasettantenne, verso il gentil sesso, anche molto più giovane di lui. Il Direttore della rivista religiosa, dell’epoca, le rispose – vado a memoria – più o meno così: “Cara signora, non si crucci più del dovuto anche perché all’età di suo marito, con il massimo rispetto, l’uomo è paragonabile a quei cagnolini che corrono dietro alle auto e, semmai riuscissero a raggiungerle, una volta “prese” non saprebbero che farsene…”. Mi era parsa una risposta spiritosa ma anche molto realistica.
Ad ogni modo, il tema che vorrei affrontare e sviluppare con voi oggi è relativo a quanto questo tempo di riposo sia utilizzato anche per riflettere non solo sul proprio passato e/o presente, ma anche proiettando il pensiero sul futuro o se, invece, “sprecarlo” solo in una evasione totale dai problemi quotidiani e, purtroppo, anche quelli futuri.
Sento già qualcuno che sta per sbuffare: avremo anche diritto di liberare la testa dalla quotidianità che ci tormenta tutto l’anno o no? Certo che sì, per carità! Non sono mai stato masochista, ma credo che il porsi in meditazione e dedicare qualche ora ad una analisi interiore, in un momento di tranquillità, non sia poi così “stressante” o controproducente.
Pensiamo per un attimo, in funzione della località dove stiamo trascorrendo le nostre meritate vacanze, mare, laghi, montagne, ecc., alla bellezza di quel luogo: non è forse già questa una riflessione al dono che la natura ci concede? Una natura deturpata dall’uomo oltre ogni misura ma che sembra non volergliela dar per vinta… e menomale!

Basta una folata di vento all’ombra di una pianta per ritemprarci, toglierci quell’arsura o regalarci un po’ di fresco per farci stare meglio; un bel tramonto colorato con tutte le sfumature di rosso, azzurro/blu, a volte anche giallo/arancione, per farci sorridere pieni di gratitudine verso quell’Architetto divino che ci regala ogni sera un tramonto diverso; un arcobaleno dopo un temporale, ci riconcilia l’animo con Lui o con noi stessi, se preferite.

Vedete come sia semplice mettersi in comunione col creato e con chi, quel creato, l’ha… creato! Scusate il gioco di parole, ma così è. Poi rispetto sempre chi non crede in un Creatore e ritiene che l’universo e tutto ciò che contiene – uomo compreso, creatura di questo creato – si sia fatto da solo o, delirio, per opera di un uomo o della scienza, in astratto, e che questa possa salvare il mondo…

Ricordo ancora, quando frequentavo l’istituto tecnico delle scuole superiori (oggi scuole secondarie di secondo grado), l’insegnante di chimica che sosteneva come questa disciplina, la “chimica”, avrebbe potuto salvare il mondo dall’inquinamento (parlo di cinquant’anni fa…): vero… infatti è proprio grazie al cattivo impiego di questa materia scientifica se siamo pieni di scarti di plastica (dati recenti parlano di 9 miliardi di tonnellate… in quotidiano costante aumento) da coprire l’intero globo, acque comprese!

Vogliamo parlare dell’energia nucleare, ovvero dell’uranio e le relative scorie nucleari e rifiuti radioattivi? Ora non mi si veda come un ambientalista/ecologista anacronistico, ma ho riportato volutamente solo questi due esempi per far comprendere che la scienza, pur con i suoi progressi, ha anche degli effetti collaterali che possono essere distruttivi, un po’ come i farmaci che col loro principio attivo portano un beneficio ma non senza effetti collaterali che, ad alcuni, possono arrecare altrettanti se non peggiori danni.

Senza voler criminalizzare la conoscenza umana che ci ha portati ad un miglior stato di benessere, seppur non equamente ripartito, anzi, mal ripartito, quello che voglio dire è che l’uomo, nel mondo, in funzione delle conoscenze acquisite, non le sta utilizzando per far progredire l’umanità, in senso globale, ma sta creando sempre più tensioni – vedi quella sessantina di guerre conosciute e riconosciute a livello mondiale, tralasciando le micro-realtà belliche – mosso dal proprio egoismo, dall’interesse economico e di potere personali che di certo non fanno migliorare la qualità di vita dell’essere umano, ma la degradano.
Non è la conoscenza in sé, quindi, che ci fa e farà stare meglio, ma il suo utilizzo. Come mi è capitato di fare più volte, riporto l’esempio dell’arma, propria o impropria: in sé l’arma non è né buona né cattiva, ma l’uso che l’uomo ne fa la colloca da una parte o dall’altra. Se difende da una aggressione, da una rapina, in mano alle Forze dell’Ordine diventa positiva; in mano ad un delinquente che compie una strage, beh assume tutta la sua valenza negativa.
E allora qual è la morale? Che il mondo non lo salverà la tecnologia o la scienza in senso lato, ma i valori delle persone responsabili che sottendono quelle scoperte e il relativo uso, la relativa applicazione. Se uno coltiva pensieri malvagi userà le scoperte a fin di male mentre, differentemente, chi coltiva sentimenti filantropici le impiegherà a fin di bene. L’uranio, ad esempio, potrà essere impiegato per le bombe atomiche o per produrre energia con le centrali nucleari (pur con le dovute precauzioni).
Spero di non essere andato fuori tema, ma ciò su cui desidero riportare la vostra attenzione è che se non ci fermiamo un attimo a riflettere su noi stessi, sui valori in cui crediamo o meno, sul nostro modo di essere ed agire, credo che perderemmo una grande occasione: quella di migliorarci. Ma durante l’anno, con la vita frenetica caratterizzata dai mille impegni di lavoro, della scuola, dei figli, della famiglia, ecc., a trecentosessanta gradi, quando mai troviamo il tempo per fare queste considerazioni?
Ecco perché vi domando se questo tempo prezioso e assai breve (una/due settimane?) lo utilizziate solo per “stordirvi” la mente, magari sballando con serate senza fine in discoteca – vale per i giovani, ma anche per i meno giovani – e pure con qualche “sostanza”… oppure vi ritagliate uno spazio per fare un’analisi introspettiva?

Ma siamo in vacanza! Mi sembra di sentir rispondere a questa mia sollecitazione. D’accordo, ma in vacanza dobbiamo per forza mandare tutto “in vacanza”? Quale miglior opportunità per pensare, magari con una fresca bibita in mano, a noi stessi? I nostri programmi, i nostri desideri, i famosi sogni nel cassetto… Perché rinunciare a questi propositi per pianificare al meglio il nostro futuro?
Il riposo, non l’ozio, sia fisico che mentale, forse ci fa paura? Forse temiamo che il meditare su noi stessi, su cosa abbiamo realizzato o su cosa c’è in noi che ci impedisce di realizzare ciò che desidereremmo ci spaventa? Un senso di insoddisfazione ci sovrasta mentre cerchiamo, in questi giorni di ferie, di esorcizzarlo, reprimendolo, cacciandolo nel punto più profondo di noi stessi, della nostra coscienza…
Nulla di più errato perché la parola “esorcizzare” significa “tirar fuori”, non seppellire, tenere dentro. Vi ricordate il famoso film “L’esorcista” (mi riferisco a quello famoso del 1973 con Linda Blair, la bambina indemoniata) in cui il l’esorcista, appunto, padre Lankaster, (l’attore svedese Max von Sydow, pseudonimo di Carl Adolf von Sydow) sottopone l’indemoniata Regan MacNail ad un rito esorcistico cercando di far uscire da lei il demonio che la possedeva? Non di cacciarlo più in fondo possibile nella sua anima…
Ma senza scomodare il diavolo, credo che ognuno di noi abbia in sé il bisogno di fare chiarezza, di capire cosa ci impedisce, ad esempio, di essere felici, più sereni, in armonia con noi stessi o sbaglio?
Chi si sente esonerato dal bisogno di vivere la propria esistenza senza tutti quei conflitti, spesso nascosti interiormente, non ben definiti, che ci turbano, non ci lasciano in pace? E sino a quando non li abbiamo ben individuati non possiamo combatterli: se non miriamo il bersaglio che vogliamo colpire, spariamo a vuoto con sempre maggiore frustrazione.
Mi rendo conto che siano più le domande che emergono che non le risposte attese, ma queste non possono provenire da me in quanto non posso conoscere i singoli problemi che si agitano in ognuno di voi anche se la natura umana è, per certi versi, comune a tutti gli uomini, ma con quei distinguo che li rendono unici e irripetibili.
Anche uno stesso problema visto e vissuto da due persone differenti, assume un aspetto diverso, una dimensione maggiore o minore, una differente difficoltà ad essere affrontato in base al retroterra culturale ed esperienziale di ognuno di loro… Ecco perché diventa fondamentale analizzarsi psicologicamente per comprendere cosa ci disturba, cosa si infrappone tra noi e la gioia di vivere.
E quando parliamo di “infrapporsi” di “mettersi di traverso”, non posso non pensare al “cornuto” diabolico che con le sue lusinghe e relative tentazioni cerca di turbarci, di metterci in crisi facendoci sentire insoddisfatti, inadeguati alla realtà in cui viviamo, personale o professionale, bisognosi di avere di più, di essere più rispettati, di aver maggior potere… e da qui tutta una serie di provocazioni/tentazioni per soddisfare non un reale bisogno, che sino a quel momento non abbiamo sentito la necessità di soddisfare, ma un bisogno indotto, non un valore effettivo da perseguire, ma uno pseudo-valore da assecondare.
Diabolico, vero? Certo, se no non sarebbe il diavolo, il separatore, il tentatore per antonomasia.
Ma non dovevamo parlare di vacanze? Sì, ma anche di ciò che in questo tempo privilegiato per ritemprare anima e corpo: non andiamo a privilegiare solo quest’ultimo, dimenticandoci dello spirito! Ciò non significa trascorrere tutte le giornate in ginocchio in una chiesa, no, ma forse interrogarci anche sulla nostra componente etica, spirituale non penso sarebbe una perdita di tempo o un aver impiegato e sprecato malamente i giorni di ferie a nostra disposizione.
Pensate per un attimo a quando entrate, per contro, nella ridda sfrenata, ad esempio, di una discoteca, rimbambendovi di decibell a palla, di soft-drink (si fa per dire “soft”…), di notti trasgressive… per poi ritrovarvi la mattina “rinco…” e più stanchi sia fisicamente che moralmente della sera precedente, magari con un bel mal di testa da super alcolici (“soft”) se non addizionati a qualche pasticca.
È questo il tipo di divertimento ritemprante a cui ambite? Lo “sballo” per lo “sballo”? Lo stordimento per non pensare alle frustrazioni che state vivendo da tempo e che nelle ferie cerchereste, giustamente, di “esorcizzare”?
Peccato che se il fine è corretto, il metodo risulta fallace. Siete mai riusciti a concentrarvi con una musica Heavy metal (o semplicemente detta “metal”), sparata nelle orecchie, per redigere un componimento, una poesia o risolvere un problema di matematica? Dubito…

Ora credo che, a maggior ragione, per riuscire ad ascoltare ciò che si agita in noi occorra quel silenzio, quella tranquillità anche esterna (e cosa c’è di meglio di una camminata in riva al mare all’alba o al tramonto? O in un bosco di montagna? Oh, attenti all’orso, però…) che ci consenta di comprendere cosa c’è che non va in noi, cosa c’è che ci impedisce di realizzare la nostra felicità o, per contro, compiacerci della nostra riuscita e realizzazione nella vita che abbiamo condotto sino ad ora, perché no.
Non è detto che per forza dobbiamo sentirci insoddisfatti! Ci mancherebbe!
Come comprenderete, ciò che questa mia riflessione desidera far emergere è l’importanza di non sprecare questo tempo di riposo, che siate studenti al termine delle fatiche scolastiche o lavoratori o comunque persone che si concedono un momento di stacco dalla routine quotidiana: ecco, non perdete questa occasione per riprendere, al termine di queste meritate vacanze, i vostri impegni e, più in generale, la vostra esistenza, fortificati dall’aver trascorso un periodo della vostra vita più serenamente.
Quale miglior occasione, magari, per riconciliandovi, in prima istanza, con voi stessi e poi con tutti coloro che fanno parte dei vostri affetti più cari e più vicini per estendere, poi, a tutti gli altri questo stato di benessere materiale e spirituale ritrovato: le persone hanno bisogno anche di questo, cioè di vedere in voi/noi quella pace interiore che è così positivamente contagiosa e fa stare bene anche coloro che ci avvicinano.
Non cerchiamo tutti, forse, un po’ di pace? E quando troviamo qualcuno che vive questo stato di grazia, forse non ne beneficiamo anche noi?
E allora quale auspicio migliore potervi augurare se non quello di trascorrere le vostre vacanze in serena condivisione con voi stessi e con chi avrete modo di incontrare, vecchi e nuovi amici, ma con l’unico scopo di una perfetta simbiosi tra materia e spirito.
Buone vacanze a tutti, dunque!
Come sempre, con affetto, vostro Antonio.
10 risposte
Parti bene, scrivi meglio, ma pochi arrivano alla … fine per via del dilungarsi, talvolta esci la filone principale per ritornarvici in un secondo momento dove il lettore si è perso il punto principale.
Ritornando al tema principale cioè che in ferie si possa rispondere a tematiche esistenziali non è da tutti. Oggi chi riflette, chi ha fede? E poi per porsi domande esistenziali ci vuole una educazione e cultura di base, altrimenti è una causa persa.
Caro Carlo, il punto è proprio questo: la superficialità dei nostri tempi induce a non aver nemmeno più il tempo e la voglia di approfondire certi temi di natura esistenziale. Non dico che sia semplice la risposta a queste domande, ma forse varrebbe la pena, tra le tante distrazioni che ci distolgono durante l’anno, ritagliarsi uno spazio per riflettere sui valori realmente importanti per la vita di un uomo. Magari prendendo spunto da uno dei tanti temi trattati in questo articolo. Con affetto, Antonio.
Mamma mia Antonio, partendo da un piccolo spunto sul perché e il percome ci sentiamo bene quando siamo in vacanza sei riuscito a scrivere un trattato sulla vita e sulla morte, sulle velleità dell’età matura, sulla bontà divina e la stupidità umana… Tantissima roba, degna della massima considerazione, ma che entra leggermente in conflitto con la necessità di rilassarsi un poco e apprezzare in pieno le potenzialità della stagione e di frequentare luoghi non comuni. Senza porsi domande alle quali, comunque, io non saprei dare una risposta assennata. Bravo, comunque.
Caro Norberto, penso che questo rischio possa corrersi. Talvolta la profondità di certe tematiche travalica la mia intenzione di essere più conciso ma, al tempo stesso, sono mosso dal desiderio di poter affrontare gli argomenti che tratto sotto le varie sfaccettature per dare al lettore una visione più ampia del tema stesso. Comprendo, però, che sotto all’ombrellone o tra i boschi, riposandosi al fresco di un albero, si desideri qualcosa di più leggero e magari, inaspettatamente, giunge anche la risposta a quelle domande esistenziali. Con affetto, Antonio.
Concordo con la tua analisi…le vacanze sono un periodo di stacco dai problemi,dal tran tran della vita quotidiana… andare in vacanza anche col cervello non vuol dire rimuginare ma meditare, ascoltarsi, evadere in spazi nuovi immaginare… personalmente uso molto i giorni di vacanza per questo e devo dire che quando sono in relax e lontana dalla mia quotidianità partorisco le mie idee migliori
Cara Valentina, è proprio così! Il tempo delle vacanze dovrebbe servire per rigenerare mente e corpo. Il dramma è quando, sfrenatamente alla ricerca del divertimento, si torna a casa più stressati di prima, più stanchi e scarichi di quando si è partiti! Ma tu, mi sembra, interpreti correttamente questo periodo di riposo, che è differente dall’ozio…,, producendo il meglio di te: le tue migliori idee. Buon relax, dunque! Con affetto, Antonio.
Ciao Antonio, causa qualche giorno di vacanza, ho letto solo ieri il tuo articolo circa le “Vacanze”.
Sono sincera, l’ho trovato piuttosto lungo e mi sono persa un pò nel leggerlo fino alla fine, tanto da dover riprenderlo 2 volte.
Un mio breve commento : per quanto mi riguarda non mi serve il tempo delle vacanze per ripensare al mio passato, presente e futuro. Anche perchè per riuscire a trovare un pò di silenzio e tranquillità, per meditare, bisognerebbe isolarsi su un’isola selvaggia o ad alta altitudine su una montagna.
Quando sono al mare (la mia vacanza preferita), preferibilmente trascorro il mio tempo di riposo, leggendo un libro sulla sdraio e se i vicini di ombrellone sono troppo chiacchieroni, mi trasferisco in riva .
Ti sembrerà strano, ma penso molto mentre stiro, a letto alla sera prima di addormentarmi, o al mattino appena sveglia. Sono per me momenti di relax , in cui la mia mente spazia nei ricordi, nei problemi/eventi quotidiani e , perchè no, in progetti futuri.
Quindi siano le vacanze momenti di svago ed evasione, alla riflessione ci si può dedicare ogni momento dell’anno ed in qualsiasi contesto ci si trovi.
Grazie, come sempre, dei tuoi spunti su cui riflettere.
p.s.: sarebbe carino una volta se riuscissi ad organizzare un incontro con i tuoi lettori e commentare in presenza un tuo articolo (tipo un incontro gruppo di lettura). sarebbe l’occasione anche per conoscersi.
Carissima Mariagrazia, mi rendo conto che, talvolta, sono un po’ “estensivo” nello sviluppare i temi che propongo nei miei blog. Cercherò di migliorare questo aspetto. Grazie per la costanza e la determinazione nel riprendere e rileggere questo articolo.
Circa quello che affermi credo che effettivamente ognuno di noi abbia i suoi momenti preferiti durante l’arco della giornata e dell’anno per riflettere introspettivamente sulla propria realtà, la vita trascorsa e, giustamente, il proprio futuro, ad ogni età.
E’ anche vero, però, che le ferie possono diventare un momento ideale per riflettere un po’ di più sul senso della nostra esistenza e su come la stiamo vivendo/”sprecando”, magari solo per una frettolosità che i ritmi della vita moderna ci impongono. Penso quindi che le vacanze possano diventare un momento privilegiato non solo per un sano divertimento/evasione dai problemi quotidiani, ma anche una opportunità di riflessione su noi stessi, con la mente libera da impegni professionali o semplicemente dalla quotidiana routine. L’importante è che non diventi un altro “impegno”, altrimenti si snaturerebbe il fine: deve essere qualcosa che la serenità delle ferie e dell’ambiente in cui stiamo trascorrendo il meritato riposo, favoriscano spontaneamente il riconciliarsi con sé stessi contro lo stress negativo.
Ti ringrazio anche per la bellissima proposta relativa ad un incontro in presenza. Personalmente sono disponibile e do la mia adesione sin da ora a chi vorrà organizzare questo incontro, aperto a tutti coloro, miei attuali lettori e non, che desiderano ritrovarsi per uno scambio ed un reciproco arricchimento non solo sui vari temi che propongo nei miei blog, ma anche su temi loro attinenti che ogni lettore volesse proporre. Grazie ancora Mariagrazia per il costante e perseverante seguirmi. Con affetto, Antonio
Ciao Antonio, per me le vacanze sono senza dubbio un’occasione ideale per rallentare i ritmi frenetici della quotidianità.
Non tutti sono in grado di sfruttare a pieno il proprio periodo di vacanza. Ho sentito spesso di colleghi che rimangono in contatto con l’ufficio attraverso computer, tablet o cellulari e continuando a lavorare anche in vacanza per la paura di rimanere indietro con le cose da fare! Ammetto che in passato è capitato anche a me purtroppo! Poi negli anni ho capito che non prendersi una pausa ci costerà in termini di benessere. Dedicare del tempo a se stessi e a ciò che ci piace, lontano dal lavoro, dallo stress e dagli impegni quotidiani è infatti importante per rigenerare corpo e spirito e per rivitalizzare la salute del nostro cervello.
Non solo durante la pausa estiva ma anche durante l’anno è importante alternare momenti di lavoro a momenti di svago e di “disintossicazione” compresa quella dalla tecnologia! La “vacanza” è uno stato mentale che creiamo quando “stacchiamo la spina” dalla nostra quotidianità e dalle nostre abitudini. Per alcuni significa prendere un aereo e raggiungere una località di mare per prendere il sole, per altri girare musei e immergersi nella natura, per altri recuperare i libri non letti durante l’anno. L’importante è fare ciò che ci fa stare bene!
Cara Alice, emerge chiaro il tuo pensiero sul bisogno di staccare la spina dal quotidiano, cambiare ambienti, fare ciò che ci fa stare bene… Chi potrebbe obiettare una tale posizione? Il mio pensiero però va oltre e cioè tocca non solo quel benessere psico-fisico di cui tutti abbiamo bisogno per affrontare il periodo lavorativo al rientro dalla pausa estiva, ma anche quella ricerca di spiritualità che, in equilibrio con il nostro corpo e la nostra mente, contribuisce a ritrovare noi stessi, quell’armonia così spesso turbata da ciò che ci accade quotidianamente nella frenesia che ci distoglie da noi stessi. il giusto e sano svago è più che lecito ed auspicabile in quella breve, sempre troppo breve, pausa estiva, ma non commettiamo l’errore di trascurare quella componente spirituale che è la vera fonte di energia nel ritrovare noi stessi. Nella mia esperienza di vita professionale e non, il rientrare in me stesso, introspettivamente parlando, mi ha sempre restituito una vera forza interiore che mi ha sempre supportato in tutti gli impegni lavorativi e familiari sorprendendo spesso chi, nel vedermi così attivo, “multitasking”, mi domandava dove prendessi tutta quella carica… “Mens sana in corpore sano” dicevano i latini, ma vale anche il contrario… Con affetto, Antonio.